Terzo appuntamento stagionale per la rubrica di Centotrentuno “Quel giorno io c’ero”: una serie di interviste a personaggi e protagonisti dello sport sardo, con un excursus che parte da un evento del passato per poi arrivare a chiacchierare di presente e futuro.
Quella di Sebastiano Pinna è stata una carriera costruita tra le big del calcio isolano. Le maglie di Tempio e Torres, in Serie C, sono state il trampolino di lancio ideale per arrivare alla vetta più alta, rappresentata da un Cagliari che dopo la retrocessione in Serie B, nella stagione 2000-2001 aveva l’obiettivo di tornare subito nella massima serie. E proprio in quella annata, nonostante la meta mancata, il centrocampista classe 1971 segnò l’unico gol in rossoblù in carriera, in un Cagliari-Venezia giocato in primavera al Sant’Elia. Siamo partiti da quella rete per parlare del presente del Cagliari e non solo.
Sebastiano Pinna, torniamo indietro al 14 aprile 2001: Cagliari-Venezia al Sant’Elia, siete sotto 0-1 dopo la rete di Vannucchi ma prima della fine del primo tempo arriva un suo tiro al volo che rimette a posto le cose. Che ricordi ha di quella sfida?
“È vero che avevo accompagnato l’azione, ma avevo colpito un po’ così il pallone, di controbalzo: diciamo che quel gol era stato più un omaggio del portiere che si era lasciato sfuggire la sfera. Fu comunque la rete del pareggio che poi diede il via alla ricerca della vittoria, con il secondo gol che fu firmato da Daniele Conti. Tra l’altro contro un Venezia davvero molto forte. In generale facemmo una gran gara e vincemmo con pieno merito.”
Quella 2000-2001 fu la sua prima stagione in rossoblù, ci si attendeva tanto dal Cagliari che dopo la retrocessione voleva subito risalire. Perché non andò come ci si aspettava?
“Quel Cagliari in ogni caso partì molto bene, a Natale eravamo tra le prime posizioni. Poi tra gennaio e febbraio riuscimmo a fare pochi punti e saltò l’allenatore (Bellotto, ndr), arrivò Materazzi in panchina. Il cambio non ebbe subito conseguenze positive perché mi ricordo che si lavorò con carichi fisici importanti e prima di ritrovare brillantezza ci vollero alcune partite. Cosa non funzionò? Molto semplicemente, il campionato di Serie B è difficile da vincere. Intanto perché ci sono sempre belle piazze e ottime squadre, devi avere continuità e non allontanarti mai dal treno di chi può andare su. È una maratona, un campionato completamente diverso dalla Serie A, dove puoi perdere con le ultime spesso e volentieri perché è un torneo di grande corsa e di squadre organizzate. È successa la normalità, nonostante la buonissima squadra che eravamo. In A ci andammo solo nel 2004 quando c’erano calciatori come Zola, Festa, Esposito, Langella e un Conti ormai maturo. Nulla è scontato in Serie B: per fare un esempio più recente, il Parma della scorsa stagione, che era una corazzata, è stata in realtà una grande delusione”.
Ha citato diversi giocatori importanti di quegli anni. Come valuta invece, a livello personale, quegli anni in maglia Cagliari?
“È stata un’esperienza fantastica, venivo dalla C con Tempio e Torres e con l’arrivo a Cagliari andavo ancora in crescendo. Cagliari è una realtà importante, rappresenta un’intera Isola, ha un bacino di tifosi davvero grande ed è una società con tanta storia. Per me è stato un arricchimento professionale pazzesco, un’esperienza in cui ho dato tutto e mi è stato reso anche tanto. Mi ha permesso di crescere come giocatore e come uomo. L’unico rammarico è non aver centrato la Serie A al primo anno, allora avevo 28 anni, sarebbe stato un passaggio in una serie superiore e professionalmente avrebbe significato tanto. Invece la promozione è arrivata solo tre anni dopo, ho avuto l’infortunio e la società decise di non rinnovarmi il contratto, quindi la Serie A non arrivò. Però, ripeto, è stato un percorso molto bello, ho tanti bei ricordi di una tifoseria importante e di campioni avuti come compagni di squadra”.
Ora passiamo al presente. Sabato 24, alle 14, si gioca proprio Cagliari-Venezia. Che partita può essere secondo lei? E che prosieguo di campionato aspettarsi dagli uomini di Liverani?
“Credo che la partita con il Bari sia stata lo specchio del campionato che il Cagliari andrà ad affrontare, dove gli ospiti si sono difesi a oltranza e ha capitalizzato l’episodio favorevole. Ci saranno tante partite simili, mi ricorda un po’ l’era del mio Cagliari quando non riuscimmo a salire perché più o meno la situazione era questa. Contro i rossoblù giocano tutte al 110%, tutti faranno le barricate per giocare in ripartenza, quindi devi avere qualità nelle quattro o cinque occasioni gol che si creano per sfondare e andare in vantaggio. Perché lì poi cambia il tema della partita, la squadra avversaria si sbilancia e salta il banco. Servirà sicuramente più cattiveria sotto porta d’ora in avanti. In ogni caso, il Cagliari ha una squadra forte, deve far tesoro di quanto successo contro il Bari per arrivare pronto alla sfida di sabato. Il Venezia resta comunque una retrocessa dalla Serie A, è un’ottima squadra ma sarà una partita da vincere per riprendere quel percorso che il Cagliari è chiamato a fare”.
Da ex centrocampista secondo lei è la mediana il reparto più forte della squadra? Come lo valuta?
“Quando hai Rog, Nandez, Viola, Mancosu sicuramente il centrocampo diventa il tuo reparto più forte, almeno in questo momento. La rosa offre ampie possibilità di scelta prima di iniziare o a gara in corso, lo ha dimostrato anche Liverani alcune volte con i cambi. Sicuramente è un reparto che rappresenta un valore aggiunto per il Cagliari. Tuttavia, mi ripeto, la Serie B è una maratona. Devi avere la testa giusta, umiltà, è un campionato che si vince anche con il sacrificio. Sono valori che i rossoblù devono mettere sul campo se vogliono arrivare in testa, ma credo comunque che quella intrapresa sia la strada giusta”.
Chiudiamo con una domanda su quello che è il suo presente da allenatore con la Ferrini, in Eccellenza. Siete partiti molto forte con due vittorie, poi sono arrivati tre pareggi, intervallata da una vittoria e anche da una sconfitta contro la Tharros. Segno di un campionato in cui il livello è cresciuto?
“Siamo perfettamente in linea a livello di prestazioni ma anche di punti. Anzi, rispetto allo scorso anno abbiamo migliorato la qualità delle nostre prestazioni ma abbiamo raccolto di meno. Nell’annata passata ci sono girati degli episodi e avevamo qualche punto in più, in questa stagione invece abbiamo i punti che ci meritiamo. Anche perché contro la Tharros per esempio abbiamo dilapidato noi la partita, commettendo due errori che di solito non facciamo. Domenica contro il Lanusei abbiamo creato tanto e abbiamo concesso pochissimo prendendo solamente un eurogol da quaranta metri, poi non ci siamo disuniti e potevamo anche vincerla. Noi comunque siamo contenti, abbiamo risorse economiche limitate, ci animano idee e grande organizzazione. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere velocemente la salvezza, anche perché il livello è superiore di campionato: ci sono squadre blasonate come Iglesias, Carbonia, Lanusei, Calangianus e corazzate come Latte Dolce, Budoni e Ossese. La nostra realtà non può essere cambiata da nessuno, per adesso siamo allineati sul nostro percorso in cui cerchiamo di inserire la valorizzazione dei nostri ragazzi. Abbiamo già dei 2005 in squadra che giocano titolari e questo è il nostro cammino. Con un po’ più di attenzione potevamo avere qualche punto in più ma è giusto così. Aggiungo poi che non ci ha aiutato una partenza prematura rispetto allo standard del dilettante, abbiamo un settembre in cui si gioca sempre e c’è poco spazio in settimana per lavorare. Ci sono tante componenti che incidono ma ai ragazzi per ora posso dire solo bravi. Domenica arriva il Latte Dolce e cercheremo di arrivare pronti per ben figurare e fare punti pesanti”.
Matteo Cardia