Sir chiama Sir, Claudio chiama William, Ranieri chiama Lapadula. Uno baronetto, l’altro braveheart, unica missione comune quella di battere la Salernitana nella sfida che il Cagliari affronterà domani 9 marzo alle ore 15 alla Unipol Domus. L’occasione quella di abbandonare la zona rossa, dare continuità alla prima vittoria in trasferta a Empoli e eliminare la prima concorrente nella lotta salvezza. Magari con un gol proprio del numero 9, una sola rete in campionato lontana ormai quasi tre mesi – il momentaneo pareggio contro il Sassuolo del 12 dicembre – e un’avversaria contro cui non ha mai segnato in Serie A.
Cercasi abbraccio
“So che per un attaccante il gol è ossigeno e lo sta cercando. Lui si sta avvicinando, domenica Caprile ha fatto una grande parata sul suo colpo di testa: il gol arriverà e mi auguro che sia importante“. Parola di Ranieri che, nella conferenza stampa dell’antivigilia della gara contro la Salernitana, ha manifestato ottimismo sul possibile ritorno alla rete del suo braccio armato in campo. Un rapporto, quello tra il tecnico rossoblù e Lapadula, cresciuto esponenzialmente con il tempo. Abbracci dopo ogni pallone messo in rete dall’attaccante italoperuviano in cadetteria, dialoghi fitti durante le partite come accaduto anche a Empoli. Quando, con il Cagliari in sofferenza nella prima mezz’ora, il Bambino delle Ande si è fermato a parlare con Ranieri a lungo per trovare la via che portasse alla svolta. I rossoblù hanno sbancato il Castellani, ma per Lapadula il gol è rimasto ancora una volta una chimera. Sacrificio, lotta continua con i difensori avversari, spesso cavaliere solitario in mezzo alle maglie azzurre. Non una prestazione classica da numero nove che attende il momento per essere letale dentro i sedici metri, nonostante la scintilla del colpo di testa sventato da Caprile in chiusura di prima frazione. Prestazioni più di corsa che di finalizzazione che non sono una novità nel 2024 dell’ex Benevento, con cinque gare da titolare consecutive e nessun gol, oltre i due spezzoni arrivati dopo il ritorno dall’infortunio che lo aveva tenuto fuori a inizio anno. E con Ranieri che ora mette gran parte delle sue fiches offensive proprio su Lapadula, rimasto l’unica carta da giocare – oltre all’appena recuperato Shomurodov – dopo gli infortuni di Pavoletti e Petagna, senza dimenticare quello di Luvumbo.
Fatica
La Salernitana per il trentaquattrenne attaccante rossoblù significa comunque gol. Quattro quelli segnati contro i campani – più due assist – in cinque partite da avversari, due in Serie B, uno in Coppa Italia e uno in Serie C. E, appunto, nessuno nella massima serie, con Lapadula che ha saltato la gara d’andata dell’Arechi terminata sul punteggio di 2-2 restando in panchina per tutti i 90 minuti. Proprio la Serie A sembra una sorta di tabù per Lapadula, killer spietato in cadetteria ma senza lo stesso impatto nel massimo campionato. E proprio la sfida contro la Salernitana diventa così l’occasione per rilanciarsi e ritrovare il gol che manca. Un modo per aiutare il Cagliari nella corsa salvezza, con le reti degli attaccanti che mancano e con Lapadula lontano parente dal numero 9 atteso a inizio stagione. Trascinatore per la promozione, messo in difficoltà dagli infortuni nel 2023-24. L’inizio in ritardo – come in ritardo è stata l’operazione alla caviglia infortunata nella semifinale play-off di Serie B contro il Parma – poi il ritorno vissuto con la caccia alla condizione migliore, quindi la frattura della costola rimediata contro l’Empoli a interrompere la lenta risalita. Un’annata vissuta in costante apnea, maschera a proteggere il naso spesso vittima di colpi che hanno dato più di un problema. L’altra faccia della medaglia di Sir William, cuore impavido la cui dedizione alla causa porta a scontri di gioco che diventano causa di infortuni costanti. Non a caso in Perù, dopo la frattura alla costola – ultima della serie dopo quelle al naso – il tema Lapadula è diventato caldo. Con Sergio Ibarra, miglior marcatore della storia del campionato peruviano, che ha voluto dare un consiglio al numero 9 della Roja: “Ti devi proteggere di più, ascoltami. Non usare il gomito, usa l’avambraccio per coprirti, tenere palla e lasciare a distanza l’avversario“.
Chi si rivede
Oltre le botte, però, Lapadula deve superare l’ostacolo maggiore. Quello del gol che manca e che è vitale non solo per se stesso, ma soprattutto per un Cagliari a caccia di una salvezza tutta da raggiungere. E che senza le reti del suo numero nove difficilmente potrà pensare di arrivare al traguardo senza eccessivi patemi. La Salernitana diventa così un’occasione ghiotta, sia perché i concorrenti al ruolo di centravanti sono fermi ai box, sia perché di fronte troverà la terza difesa più battuta del campionato dopo Frosinone e Sassuolo. L’ultima volta che Lapadula ha affrontato i campani è stata nell’agosto del 2019, doppietta in Coppa Italia nel 4-0 con cui il Lecce passò il turno al Via del Mare, poi solo la sfida dell’andata vissuta da spettatore. Ad aggiungere motivazioni a motivazioni il ritrovare sulla panchina della Salernitana proprio quel Liverani che lo aveva voluto fortemente nell’estate del 2022, quando l’ex tecnico rossoblù mise in cima alla lista dei desideri proprio Lapadula, pur se mai avuto in carriere nonostante il comune passato in Salento. Con destini opposti, prima in viaggio sulla stessa strada delle critiche – la squadra non fa punti, Lapadula voluto dall’allenatore non segna – e poi divisi dalla svolta targata Ranieri che per il numero 9 ha significato continuità di reti. Come in questa stagione così in quella precedente, anche in Serie B l’italoperuviano faticò e non poco a trovare la giusta stabilità realizzativa. Per poi, una volta tornato Sir Claudio in Sardegna, sbloccarsi e non fermarsi più. La speranza di Ranieri è che proprio la sfida contro Candreva e compagni porti non solo i tre punti, ma anche il ritorno alla rete del suo numero 9. Perché per un attaccante il gol è ossigeno, come dichiarato dall’allenatore rossoblù, ossigeno che cerca di respirare anche una squadra al momento con la testa sotto l’acqua della lotta salvezza. E perché c’è da dimostrare che la Serie A non è solo la casa naturale del Cagliari, ma anche di Lapadula.
Matteo Zizola