Febbre da playoff, l’unione che fa la forza riportando il Cagliari al centro della città. Un legame rinnovato tra squadra e pubblico figlio dei risultati e, soprattutto, della figura di Claudio Ranieri. La promessa mantenuta di riavvicinarsi ai tifosi, allenamenti aperti e amichevoli in giro per la Sardegna. la trasformazione dal recente passato del “noi siamo il Cagliari” al presente del “Cagliari siete voi”, non più solo marketing ma vero e proprio rapporto reciproco, vasi comunicanti che riempiono passione e Unipol Domus.
Tendenza
La corsa al tagliando per la finale di andata contro il Bari – con oltre 9000 biglietti “bruciati” in pochissime ore nella giornata di ieri 5 giugno – ha messo nuovamente alla ribalta il tema stadio. Tanta, tantissima la domanda, nettamente superiore all’offerta di oltre sedicimila posti, tanti quanti può contenere la Unipol Domus. Effetto Ranieri, effetto dei risultati sul campo. Fin dai minuti che hanno preceduto l’apertura della vendita libera, infatti, oltre ventimila persone si sono presentate davanti ai botteghini reali e virtuali, creando una coda che ha fatto volare in poco tempo tutti i tagliandi disponibili. Senza dimenticare gli oltre 7000 abbonati che hanno risposto quasi in toto presente alla prelazione. La certezza è che, dunque, la Unipol Domus sarà un’altra volta sold out come ormai da copione nei playoff per la promozione in Serie A, uno stadio esaurito in ogni ordine di posto già nelle sfide contro Venezia e Parma. Una tendenza nuova, determinata dall’importanza delle partite, dopo che durante la stagione regolare soltanto in tre occasioni la casa del Cagliari era stata riempita completamente. La prima volta nella gara d’esordio del Ranieri bis, quella contro il Como del 14 gennaio scorso, poi in occasione della sfida contro il Sudtirol del primo aprile e, infine, due settimane dopo nello scontro contro il Frosinone. Il club rossoblù è risultato al quarto posto per media spettatori tra tutte le squadre di Serie B, con 14248 a partita dietro soltanto il Genoa (25940), il Bari (24060) e il Palermo (20389), ma con una percentuale di riempimento rispetto al totale dei posti disponibili superiore alle concorrenti.
La vittoria di Sir Claudio
“Non ho più parole per questa gente, sono stupendi. Mi dispiace avere solo sedicimila posti alla Domus. Il ritorno della finale al San Nicola? Purtroppo il nostro stadio è piccolino, se no l’avremmo riempito anche noi con cinquantamila tifosi“: parole e musica di Ranieri nel post partita del Tardini di Parma. E come dare torto al tecnico rossoblù dopo la corsa al biglietto per l’andata della finale playoff. Che un nuovo impianto sia necessario nel capoluogo isolano è ormai noto, tra difficoltà istituzionali e tempi che si allungano ogni volta che il traguardo appare se non vicino, almeno all’orizzonte. Il tema porta con sé altre questioni non di poco conto che l’entusiasmo delle ultime settimane hanno messo alla ribalta. Su tutte la capienza dell’impianto che verrà, dando per scontato che prima o poi una nuova Unipol Domus – intitolata a Gigi Riva – prenderà forma. Perché il ricordo delle grandi giornate del vecchio Sant’Elia da quarantamila posti si è rifatto vivo nelle ultime ore, ma non si può dimenticare che solo i risultati e l’aria delle partite che contano hanno portato nuovamente il pubblico vicino al Cagliari. Risultati sportivi legati a doppio filo con presenza sugli spalti, così la società rossoblù dovrà innanzitutto capire obiettivi e volontà al di là dell’effetto Ranieri che, anche solo per una mera questione di età dell’allenatore romano, non potrà durare per sempre. Ma potrà, certamente, aver messo le basi per un futuro diverso e di maggiore legame ed entusiasmo. Senza risultati e legame reciproco i tre sold out di fila dei playoff rimarrebbero soltanto un episodio, non un fatto da tenere a mente per la capienza della nuova casa del Cagliari. Basti pensare al minimo stagionale in Serie B, quando contro il Perugia i rossoblù toccarono il fondo della crisi ambientale e anche quello delle presenze allo stadio con meno di 10000 presenti, abbonati inclusi.
Pensieri
I ricordi possono poi ingannare se non si analizza appieno la situazione del passato. Vero è che il vecchio Sant’Elia ha avuto tempo d’oro, ma altrettanto vero che si parla di tempi nei quali non esisteva la trasmissione totale di tutte le gare – sia di A che di B – attraverso le pay tv. Che hanno limato sensibilmente le presenze dal vivo, a Cagliari e non solo. D’altro canto, però, non si può non considerare un altro aspetto, ossia quello infrastrutturale. Un conto è dover scegliere tra uno stadio completamente scoperto, con tribune in metallo e non esattamente confortevole e la comodità della gara nelle proprie case davanti alla televisione, un altro contrastare l’appeal delle quattro mura domestiche con una struttura accogliente e che possa essere identica nella fruibilità a prescindere dalle condizioni atmosferiche. Senza mettere da parte un altro problema atavico della Sardegna tutta, quella delle infrastrutture e dei trasporti che non aiutano la programmazione di una domenica allo stadio se si arriva da lontano. Tutte componenti che, con l’assalto dei botteghini per le sfide contro Parma prima e Bari poi, sono tornate in auge e dovranno avere delle risposte non tanto dalla società Cagliari Calcio – comunque direttamente interessata e per certi versi responsabile – quanto da politica e istituzioni sia cittadine che regionali. Perché, in fondo, lo stadio rossoblù non è un semplice luogo per disputare partite di campionato, ma un teatro sportivo e non solo che è necessario per la città e per l’Isola. La vittoria di Ranieri è dunque non solo quella di aver riavvicinato il Cagliari alla speranza promozione e nemmeno soltanto di aver fatto tornare entusiasmo e passione verso la squadra, ma anche quella di aver probabilmente messo nuovamente in luce il dovere di regalare al pubblico rossoblù una nuova casa che faccia dimenticare i soli sedicimila della Unipol Domus e possa far incontrare offerta e domanda. Con l’ambizione sportiva – e i fatti a ruota – a fare da traino, senza i quali ogni discorso sulla voglia di un impianto più importante cadrebbe sotto i colpi dei vuoti nella maggior parte delle partite casalinghe.
Matteo Zizola