Per la terza volta nella storia lo Scudetto della Serie A di basket verrà assegnato in una Gara 7.
Sassari ha vinto l’ultima volta che si è verificata questa casistica, in trasferta a Reggio Emilia. Al Taliercio, però, Venezia gioca con il vantaggio climatico, e non solo per quanto concerne il pubblico. Marquez Haynes, ex della serie e capitano della Reyer, parte con la faccia giusta, seguito da Vidmar, insolitamente prolifico. L’aggressività di McGee in questi primi minuti fa la differenza per il Banco, oltre ai tanti errori dei padroni di casa che tengono il punteggio basso, una situazione decisamente nelle loro corde.
È un momento di “grandi secche” per l’attacco della Dinamo che non vede il canestro per quasi cinque minuti. Un paio di bombe di Smith aggiustano la situazione riportando Sassari in linea di galleggiamento, ma non basta. L’attacco del Banco ha veramente poche idee e le esegue anche male. Venezia, dall’altra parte, non fa grandi cose ma prosegue il suo gioco e prova a scavare nuovamente un solco. A completare i primi 20 minuti in cui Sassari resta ferma a 30 punti ci sono anche un paio di decisioni arbitrali decisamente controverse: attenzione, non è una questione di “fischi casalinghi” quanto più un continuo cambio del metro di giudizio che crea non pochi problemi ai giocatori in campo. Il primo tempo si chiude 39-30.
I secondi venti minuti iniziano nel segno di Bramos, fra i giocatori più esperti di Venezia, che con la sua classe cristallina porta il vantaggio dei suoi in doppia cifra. Sassari non ha l’atteggiamento giusto, poco da dire: difende con poca intensità e non riesce, di conseguenza, a trovare quelle energie vitali per girare l’inerzia in attacco, come avvenuto in Gara 6. L’Umana ha giocatori troppo esperti per farsi sfuggire quest’occasione e la marea veneziana si abbatte senza pietà sul Banco che va sotto di 22.
Il quarto periodo è una sorta di allenamento: i dieci minuti conclusivi di questa stagione servono a mettere in mostra le qualità dei giocatori veneziani. Spissu, che spesso questa sera è finito nella rete di De Nicolao, difende su tutti ed esce anzitempo per i falli che è costretto a commettere. L’atteggiamento generale fra i sassaresi è quello di chi è uscito dalla partita da almeno dieci minuti e anche le cose più semplici non riescono. Il finale è di quelli amari. Venezia trionfa, letteralmente, 87-61 e vince il suo quarto Scudetto. La Dinamo conclude una stagione che nella seconda parte è stata esaltante e proprio per questo perdere così, questa sera, è stato ancora più brutto.
Tabellino
Venezia: Stone 3, Haynes 21, Bramos 22, Mazzola, Watt 10, De Nicolao 10, Tonut, Cerella 2, Daye 13, Vidmar 6, Giuri, Biligha.
Sassari: Smith 9, McGee 9, Pierre 3, Thomas 16, Cooley 9, Spissu 8, Gentile, Devecchi, Carter 4, Polonara 3, Magro, Diop.
Pagelle
Smith 5 – Di regia non se ne vede più, restano le bombe ignoranti.
McGee 6 – Parte forte ma nessuno lo segue e si spegne.
Pierre 5 – Sempre più in affanno nelle ultime gare. Protagonista mancato.
Thomas 6,5 – Carbura col passare dei minuti e con la sua classe spicca sugli altri.
Cooley 6 – Dopo sette partite a stretto contatto Vidmar, di certo, non gli mancherà.
Spissu 6 – Troppe palle perse ma ha un merito: è l’ultimo a mollare.
Carter 5,5 – Qualche giocata sporadica, nulla più.
Gentile 5 – Stefano gioca sul dolore e lo si capisce da alcuni errori banali.
Polonara 5 – Spettatore non pagante.
Devecchi sv –
Magro sv –
Pozzecco 5 – La “magata” non gli riesce due volte. L’attacco è letteralmente senza idee, le difese sono blande: chi sperava di vedere l’inerzia girare grazie all’atteggiamento nella propria metà campo resta deluso. Il suo bilancio personale resta positivo, sia chiaro, ma in una Gara 7 ci si aspettava che la squadra scendesse sul parquet con ben altre motivazioni.
Lello Stelletti