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Ranieri e il manifesto dell’unità: ora Cagliari è tornata a sognare

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Cagliari solo cose belle, come canta Zeep. Cagliari tutto cuore. La semifinale contro il Parma restituisce lo specchio di una squadra rossoblù unita, tanto che tutti a fine gara useranno come parola più ripetuta il termine famiglia, e soprattutto con un’identità fortissima. Che questa rosa potesse arrivare a giocarsi una finale playoff, o anche puntare direttamente al ritorno in Serie A, era, sulla carta, anche preventivabile a inizio stagione. In pochi in Serie B hanno Nandez, Lapadula, Mancosu e compagnia. E quando sei una piazza come quella rossoblù è giusto che l’ambizione dopo una retrocessione sia l’immediato ritorno in massima serie. Ma alzi la mano chi pensava in questa crescita e in questa cavalcata solo qualche mese fa. La rifondazione è tutto merito di quell’uomo dai capelli bianchi e dal sorriso furbo in panchina. Claudio Ranieri ha costruito il gruppo dentro uno spogliatoio che nelle ultime stagioni aveva faticato, tra continue rivoluzioni ed epurazioni, a sentirsi un’unica cosa e non un insieme di singoli.

Unità

L’approdo in finale contro il Bari sta tutto lì. Giocare oltre ogni ostacolo, portare dalla propria ogni episodio con la forza. Vero, c’è la tattica di un Ranieri che con i cambi all’andata l’ha ribaltata e nel ritorno l’ha ingabbiata bene non concedendo quasi nulla se non nell’assalto finale ai gialloblù. Ma il vero capolavoro del tecnico romano è fuori dal campo. Ha rimesso la squadra al centro del villaggio e gli oltre 1.300 rossoblù al Tardini, tra curva e tribuna, lo dimostrano. Tra residenti e chi la Sardegna per lavoro o per famiglia l’ha lasciata da tempo questo Cagliari è tornato a unire e trascinare. Sembra passato un secolo, ma solo sei mesi fa la squadra era ancora apertamente contestata, così come il suo presidente, mentre ora è sospinta dalla propria gente. Spogliatoio unito, stadio unito. La cura Ranieri è partita da questo semplice ma efficace obiettivo. Mattone dopo mattone il Cagliari è riuscito a tornare a sognare acquisendo di settimana in settimana sempre più consapevolezza.

I giovani

La partita di ritorno contro il Parma ha confermato la crescita di diversi giocatori e partire con Obert, Luvumbo e Kourfalidis dall’inizio è un ottimo segnale anche guardando al settore giovanile. Tutti e tre appena un anno fa si giocavano le semifinali scudetto di Primavera 1 e ora stanno provando a portare nuovamente in A la prima squadra. Un dato che sottolinea anche il lavoro fatto da Alessandro Agostini dalle parti di Asseminello. Luvumbo dopo il prestito al Como con tanta carota e un po’ di bastone è stato rimesso in sesto da lui con l’Under 19. Kourfalidis ha compiuto con l’ex terzino il salto di qualità sperato, con Agostini che lo ha spesso responsabilizzato in campo e fuori. Mentre con Obert è stato utile l’utilizzo mirato con determinati compiti difensivi, che lo hanno reso anche più duttile, e l’aiuto nell’ambientamento in Sardegna. Un risultato che probabilmente non cancella lo strappo avuto un anno fa e l’onta della retrocessione di Venezia nella mente dei tifosi, ma che sicuramente può far rivalutare quanto fatto dall’attuale allenatore della Primavera del Genoa. Per il resto è da premiare della sfida ai ducali il continuo adattamento della squadra alle richieste di Ranieri. Difesa a 4, difesa a 3, difesa a 5, con o senza Mancosu, con o senza Lapadula, con o senza Nandez. Questa squadra riesce a tenere botta a diverse situazioni tattiche e umorali del match. E in partite come quelle dei playoff che si decidono nei dettagli questo aspetto sta facendo la differenza. Ora ci sarà il Bari, che parte dal vantaggio del terzo posto in classifica e che in casa verrà spinto da oltre 50 mila persone. Un numero enorme per il calcio italiano di oggi e ancora di più per la cadetteria. Ma questo Cagliari ha la forza per ribaltare ogni pronostico e ogni svantaggio dato dalla posizione finale in classifica e da una trasferta logisticamente molto complessa (probabile nelle prossime ore il lavoro tra club e tifosi per creare un charter per raggiungere la Puglia per la gara di ritorno dell’11 giugno). Ranieri al termine dello 0-0 del Tardini è stato chiaro: “Non abbiamo ancora fatto nulla, ora festeggiamo, ma pensiamo subito al Bari“. Conciso e diretto come chi ha l’esperienza giusta per sapere bene che alla fine la stagione trionfale la fa solo chi vince. Al di là di come andrà la finale però le solide basi per la ricostruzione Ranieri le ha gettate, in sei mesi e praticamente senza mercato invernale. Da tempo il futuro non sembrava così sereno in casa rossoblù.

Roberto Pinna

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