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Daniele Ragatzu con la maglia del Pontedera | Foto US Città di Pontedera

Ragatzu: “Pontedera un errore. Olbia? Aspetto la giusta chiamata dalla Serie C, ma…”

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Prima la retrocessione dell’Olbia, poi la scelta Pontedera ritenuta, a posteriori, uno sbaglio. Da qualche settimana Daniele Ragatzu è finito nella lista degli svincolati di lusso della Serie C, dopo la fine del suo rapporto con i toscani. Quella che in estate sembrava una storia destinata a durare a lungo, nella realtà dei fatti si è conclusa dopo pochi mesi, con zero gol segnati e tanta frustrazione per vari motivi. Il suo nome è tornato subito sulla bocca di tanti a Olbia, spesso con alcune voci incontrollate che hanno portato anche Ze Maria, tecnico dei Bianchi, a prendere posizione in conferenza stampa. Così, per fare chiarezza sulla vicenda, abbiamo raggiunto il 33enne attaccante quartese, che ci ha raccontato in esclusiva la sua versione dei fatti sugli ultimi mesi.

Daniele Ragatzu, da qualche giorno sei nell’elenco degli svincolati dopo la fine del rapporto con il Pontedera. Un fulmine a ciel sereno, cosa è successo?
“Quest’estate, davanti a tantissime possibilità, anche economicamente ben superiori, scelsi Pontedera perché affascinato da un progetto a lungo termine. Che mi era stato descritto come un progetto ambizioso, principalmente per la presenza di Alessandro Agostini, già annunciato come allenatore e del mio amico Riccardo Ladinetti, che sapevo sarebbe arrivato di lì a poco.  Per me la loro presenza, in particolare del mister, è stata decisiva. Posso dire chiaramente che senza di lui sarei andato altrove”.

Lo stesso Agostini che, dopo poche settimane, viene esonerato…
“Ebbene sì: purtroppo è stato esonerato poco dopo, per me troppo frettolosamente. Mi sono subito accorto che, dopo il suo esonero, le cose attorno a me stavano iniziando a cambiare. Certe situazioni e certi impegni venivano modificati rispetto a prima. Questo purtroppo ha incrinato i rapporti: i calciatori, per rendere al meglio, devono sentire di aver ben riposto la propria fiducia. Certamente questo “allontanarsi” ha creato problemi anche a me, perché mi è stata tolta la giusta serenità. È chiaro che le mie prestazioni ne abbiano risentito, oggettivamente non sono riuscito a fare ciò che ho sempre fatto”.

Cosa è successo dopo?
“Sono stato io, subito a fine ottobre, a chiedere di poter andar via. Ma mi è stato detto che ero indispensabile e che non avrebbero mai fatto a meno di me. Dopo circa un mesetto, però, la situazione è diventata sempre più insopportabile. Ci siamo accorti che continuare così non avrebbe fatto bene a nessuno e che entrambi, sia io che la società, avevamo delle responsabilità. Così abbiamo deciso di salutarci nel modo migliore possibile”.

Sicuro? All’esterno il modo è sembrato un po’ improvviso e quasi freddo…
“Improvviso no, ci eravamo accorti da subito che era un matrimonio poco felice, in cui nessuna delle due parti era soddisfatta. Dispiace però aver sentito e letto, con una certa freddezza, questioni non vere sul mio conto. Specie perché comparse, curiosamente, su testate storicamente vicine alla società. Se si vanno a rivedere i minuti e il ruolo in cui ho giocato, mi viene da pensare che forse al club non erano chiare le mie caratteristiche. Se ho sempre segnato tanti gol a differenza di questi tre mesi, oltretutto in una squadra che sta lottando per la salvezza nonostante i proclami, forse il colpevole non ero io o, per lo meno, non solo io… Ma va bene così, ho le spalle larghe e vado avanti, consapevole del mio valore. Fammi però aggiungere una cosa doverosa. Auguro ogni bene ai miei compagni: sono un bel gruppo, formato da calciatori forti e con me sono sempre stati dei ragazzi fantastici. Ci tengo proprio a ringraziarli perché in mesi non semplici mi hanno sempre sostenuto. In particolare Van Ransbeeck e Ladinetti, che per me sono amici in campo e fuori e a cui auguro il meglio per la carriera”.

Tutti, da subito, hanno pensato che dietro lo svincolo ci fosse l’Olbia.
“Olbia per me è due cose. È prima di tutto “casa”, è la mia vita, come Cagliari. Ci sono i tifosi migliori che ho mai avuto. Poi c’è la società. La stessa che, da agosto, mi ha avanzato tantissime proposte, come anche questi ultimi giorni. E mi ha sorpreso leggere le parole di Ze Maria, forse non si era sentito con il presidente… Vedremo, come con altre squadre, quali potranno essere gli sviluppi, sopratutto dal punto di vista economico e delle garanzie, tecniche e non solo”.

Quindi, per l’Olbia, o per altre squadre che possano accontentarti, valuteresti anche di fare la Serie D?
“Ecco, questo è un altro aspetto importante. Due anni fa ho vinto la Scarpa d’Oro e l’anno scorso, con tutte le difficoltà che sappiamo, sono comunque andato in doppia cifra. Ho fatto quasi 100 gol negli ultimi cinque anni, quindi lascio le chiacchiere agli altri e penso al campo. Mi sorprende però che qualcuno abbia dato per scontato che sarei sceso in D. Questo davvero non lo capisco. In questa settimana, da quando è uscita la notizia della risoluzione, ho ricevuto tantissime offerte, sia da società importanti di Serie D che, soprattutto, da tantissime squadre di Serie C, anche importanti. Ammetto che questo mi ha reso orgoglioso e mi ha caricato tantissimo”.

Tra queste squadre c’è qualcuna che ti ha convinto?
“Non sono più un ragazzino: non voglio essere frettoloso e magari ripetere l’errore di quest’estate. A oggi la proposta che più mi solletica è quella di un top team del girone C, una piazza storica e stimolante calcisticamente e come tifoseria. Un’altra, la cui chiamata mi ha sorpreso e quindi li ringrazio, l’ho dovuta rifiutare per “ragioni ambientali” legate alle mie origini. Ho bisogno di una situazione serena, che mi consenta non tanto di dimostrare, ma di ricordare a tutti chi sono. Sono fiducioso che, entro i primi di gennaio, si potrà trovare la soluzione mantenendo, ovviamente, le categorie che mi rappresentano. Se poi, invece, il richiamo della Sardegna sarà più forte, allora si vedrà di cercare l’incastro migliore”.

Francesco Aresu

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