Una sconfitta che rischia di lasciare il segno. Sotto diversi punti di vista, a cominciare dal morale di un gruppo che dopo aver toccato il cielo con un dito con il doppio poker rifilato ad Ascoli e Reggina, ha difettato a livello di concretezza contro Sudtirol, Pisa e Frosinone, fino alla caduta di Parma, seconda sconfitta dell’era Ranieri.
Il 2-1 rimediato tra mille polemiche dal Cagliari in terra emiliana – la fatal Emilia, fin qui, visto anche il ko di Modena per Sir Claudio – blocca la rincorsa playoff dei rossoblù, che in un colpo solo perdono la partita, passano in svantaggio nel bilancio degli scontri diretti rispetto ai gialloblù di Pecchia, che ora sono al quinto posto in solitaria con tre punti di vantaggio su Pavoletti e compagni. Una sconfitta frutto di una prestazione a due facce per una squadra che, ancora una volta, nella difficoltà ha mostrato tutti i propri limiti. A cominciare dall’incapacità di reagire all’episodio sfavorevole, che al Tardini si è manifestato poco dopo l’ora di gioco, con i rossoblù in quel momento avanti nel punteggio grazie al solito gol di Lapadula. Il rigore a dir poco generoso fischiato dal mediocre Gariglio in collaborazione con il Var Marini ha cambiato il verso della gara, fin là controllata con attenzione da un Cagliari sprecone, come troppe volte è successo in questo campionato.
La mancanza di killer instinct è una costante per questa squadra che, tolto Lapadula, non riesce a essere cattiva davanti alla porta avversaria. Al di là delle polemiche arbitrali è questo il punto dolente in casa Cagliari: non riuscire ad ammazzare partite “in controllo”. Tolti i due poker già citati in precedenza, nei sette (7, lo scriviamo anche in cifra) pareggi che hanno preceduto il ko di Parma al fischio finale dell’arbitro di turno i rossoblù hanno sempre avuto rimpianti. La filosofia del “se non si può vincere, è meglio non perdere” non ha funzionato al Tardini, con un Cagliari sballottato psicologicamente dalla sensazione di ingiustizia provata dopo l’assegnazione di un rigore dubbio e con l’aggravante del giallo ad Azzi, che non se l’è sentita di affondare il colpo su Man in occasione del definitivo 2-1 segnato dal rumeno per non lasciare i compagni in dieci. Un quarto d’ora horribilis che è costato la seconda sconfitta del girone di ritorno e anche una posizione in classifica, con il quarto posto del Sudtirol che si allontana ancora di più.
La gestione dei cambi, infine, ha lasciato ancora una volta qualche dubbio di troppo. Se le scelte iniziali di Ranieri erano state premiate da un primo tempo quadrato e solido del suo Cagliari, con l’intuizione di Prelec e Falco sulla trequarti a scombinare i piani tattici di Pecchia, quelle effettuate nella ripresa dal tecnico romano – nonostante (sulla carta) diverse alternative di peso – hanno convinto decisamente meno. Gli ingressi di Luvumbo e Lella non ha dato la scossa attesa, men che meno quelli di Barreca, Pavoletti e Millico, con un 4-2-4 ultraoffensivo ma letto con facilità dalla difesa di casa, che non ha prodotto brividi dalle parti di Buffon. Al triplice fischio di Gariglio il silenzio stampa imposto dalla società ha certificato il momento no vissuto in casa rossoblù, che con quattro gare ancora da giocare dovranno fare il punto della situazione in vista delle prossime settimane. Le polemiche arbitrali sono più che comprensibili dopo quanto visto al Tardini, ma non possono diventare l’alibi dietro cui nascondersi. Il Cagliari non fa gol e vince poco, ma non può essere sempre colpa di qualcun altro.
Francesco Aresu