Una rivoluzione silenziosa, che da mesi risuona nelle orecchie degli addetti ai lavori ma non del grande pubblico. Cosa sta succedendo nei settori giovanili dei principali club professionistici italiani, Cagliari compreso? Semplice: un numero rilevante di giovani calciatori hanno salutato la propria società di appartenenza per accasarsi in altre società professionistiche. E il Cagliari non ha fatto eccezione, con una diaspora importante di talenti sardi emigrati fuori dall’Isola per continuare a inseguire il sogno di una carriera nel professionismo.
Estate calda
Qualche nome? Facile iniziare da Thomas Boccia, classe 2009 e gol a grappoli nel suo percorso nelle giovanili rossoblù (29 in due anni tra Under 15 e 16), che nelle scorse settimane ha salutato Cagliari in direzione Como. Oppure il caso di Andrea Smeraldi, 2007 sassarese reduce dalle 26 presenze e 8 gol con la maglia dell’Under 18, quello di Diego Zedda, 2008 soffiato dal Cagliari alla Roma solo tre anni fa e oggi accasatosi al Cittadella. O ancora quello di Renato Piga, 2007, che ha firmato con la Reggiana prima di andare in prestito al Monastir, di 2009 Cristiano Vergori (finito a Lecce) e Raffaele Bellofiore (Modena) e così via. E questa, in parte, è solo la situazione vissuta a Cagliari, ma lo stesso sta capitando a tutte le latitudini italiane. Un fenomeno non solo sportivo in senso stretto ma pure giuridico, che trova uno dei suoi motivi e spiegazioni nelle recenti riforme del sistema di tesseramento federale. Abbiamo chiesto un parere all’avvocato e agente Filippo Pirisi per cercare di chiarire al meglio la situazione.
Avvocato Pirisi, ci spiega cosa sta succedendo a Cagliari e negli altri settori giovanili professionistici italiani?
“La risposta non è semplice, perché oltre a ragionamenti aziendali e tecnici delle singole società , si incrociano riforme normative e veri e propri mutamenti sociali e di costume. Su tutti la sopraggiunta facilità , oggi, per i ragazzi sardi di attraversare il mare anche da giovanissimi. Con la riforma entrata in vigore il 1° luglio 2023 è stato introdotto l’apprendistato sportivo come modalità di formazione e inserimento lavorativo per gli atleti più giovani, compresi quelli inquadrati nelle società di calcio professionistiche. Dal primo luglio 2025, poi, a seguito di numerosi interventi a tutela dell’autonomia contrattuale dei ragazzi è decaduto il diritto della società di stipulare o rinnovare unilateralmente gli accordi con i propri giovani di serie, dovendosi quindi necessariamente sedere al tavolo e convincere, con denaro o prospettive, i ragazzi a restare”.
Un cambio di prassi che si può definire epocale.
“Il punto è esattamente questo: prima il club avevano il diritto unilaterale di imporre ai ragazzi determinate condizioni economiche, oggi invece non è più così, perché le parti devono sedersi al tavolo in condizioni di parità e decidere, quindi, se iniziare o proseguire il matrimonio solo se vi è piena, e soprattutto reciproca, soddisfazione”.
Quindi è una questione economica o tecnica?
“In realtà , nessuna ed entrambe (risata, ndr). Proviamo a spiegare meglio: nel momento in cui viene stipulato l’accordo, va da sé che il giovane calciatore maturi il diritto a ottenere dei denari e quindi è legittimo che ogni società decida se e quanto investire per garantirsi le prestazioni di quel giocatore. Allo stesso tempo, è stata anche prevista la possibilità che il calciatore, di fatto, vi rinunci sottoscrivendo un modulo in cui dichiara che la prestazione viene da lui svolta a titolo di volontariato. Questa sottoscrizione, sia chiaro, deve e può essere solo una libera scelta del giocatore e mai un’imposizione o una pretesa della società . Ne consegue, quindi, che un ragazzo potrebbe anche ritenere preferibile, per ragioni tecniche o magari ambientali, giocare gratis pur di proseguire un percorso di crescita all’interno di una realtà che conosce o in cui si sente valorizzato. Personalmente non è un meccanismo che mi fa impazzire, perché se quel ragazzo merita ha diritto a ottenere ciò che gli spetta, però non ci trovo nulla di male se si arriva a quella decisione in modo consapevole, con serenità e trasparenza, da entrambe le parti”.
Così facendo, però, sembra quasi che anche i calciatori più giovani siano equiparati ai professionisti. Non è una stranezza?
“Non lo è in senso assoluto e giuridico, ma di fatto è così: l’Antitrust ha fatto passare il messaggio in modo chiaro a tutela della libera contrattazione e circolazione, sicché oggi, anche un giovanissimo calciatore ha diritto di cambiare squadra se la nuova gli offre o più soldi o, magari, semplicemente condizioni migliori, che possono essere anche non per forza economiche, ma bensì tecniche, di visibilità , di sostegno scolastico o familiare, o anche solo come esperienza di vita lontano da casa”.
Non si corre il rischio di stravolgere (se non distruggere) le regole alla base della gestione di un qualunque settore giovanile?
“Faccio l’esempio del Cagliari: la società rossoblù sta dimostrando di lavorare con oculatezza e i risultati le danno ragione, quindi se da un lato c’è il rischio che alcuni ragazzi promettenti cambino aria, dall’altra ha l’occasione di avere maggiore facilità di rafforzarsi pescando dai vivai altrui. D’altronde lo stesso accadde tempo fa, giusto per fare un esempio, nel caso di Vinciguerra, diventato ormai un sardo d’adozione e prospetto da tenere in considerazione, o con Bolzan arrivato dalla Roma e ora ceduto in Albania ottenendo un’ottima plusvalenza. Oppure, ancora, con lo svedese 2009 Skjold preso quest’estate dal Cagliari che per me è molto forte. La riprova arriva dalla percentuale di ragazzi sardi, in calo vertiginoso rispetto ai ragazzi di altre regioni o nazioni: è il mondo che cambia. Sta succedendo a Cagliari, ma è successo anche a Olbia un po’ di tempo fa (penso a Dore, ora alla Pergolettese) e pure a Sassari, sebbene lì abbiano avuto l’ottima idea della collaborazione con il Latte Dolce, che secondo me è geniale. Avviene in Sardegna come nel resto d’Italia: i tempi cambiano e tutti, nel settore, ci stiamo adeguando”.
Un sistema che cambia profondamente, che va incontro a una costante e perpetua rivoluzione all’interno dei settori giovanili.
“Questo rischio purtroppo esiste, e società e calciatori dovranno imparare a tenerlo in debito conto al momento di fare le scelte. Perché delle due l’una: o si investono denari, insieme a prospettive e garanzie, per convincere i più bravi a restare, oppure si entra nell’ordine di idee che la programmazione sarà sempre più complicata. O comunque da intendersi “a breve termine”, dato che potrà essere stravolta ogni estate, con il lavoro dei dirigenti che sarà sempre più complicato. Questa riforma da un lato giustamente tutela i ragazzi, ma dall’altro è molto deficitaria per le società . D’altronde, quel che è successo quest’anno a Cagliari con i ragazzi già citati prima potrà accadere nei prossimi mesi con altri, perché ci sono elementi di ottima prospettiva e su cui gli occhi di club importanti si sono già mossi”.
Cosa prevede per il futuro?
“Il rischio d’impresa, anche nel calcio, c’è sempre stato e può capitare che qualche ragazzo promettente sia bruciato per valorizzarne altri che poi non raggiungono il livello sperato. Questo è sempre successo e sempre succederà . I numeri non mentono: c’è chi si dimostra un potenziale top fino all’Under 20 salvo poi, all’arrivo nel calcio vero, non tiene botta e pian piano si avvia verso le categorie minori. Così come capita che altri, magari all’inizio non ritenuti all’altezza, poi scelgano un percorso all’apparenza più lento o tortuoso, ma poi sboccino al momento giusto: penso a ragazzi come Mureddu, ex Latte Dolce ora all’Empoli via Cittadella, a Leonardo Xaxa, da tre anni ormai protagonista in serie D pur essendo solo un 2008 o al coetaneo Andrea Fois della Torres, che per me è oggi forse il gioiellino più fulgido fra i giovani calciatori sardi. Senza dimenticarsi, ovviamente, di Riyad Idrissi, che ha festeggiato l’esordio in Serie A e in questi giorni impegnato con la Nazionale Under 21 e Nicola Pintus, che tutti speriamo potranno togliersi le soddisfazioni che meritano con la maglia del Cagliari”.
Francesco Aresu














