Intervista al presidente della Fip, a Cagliari per accompagnare la Nazionale femminile di Capobianco, impegnata giovedì contro la Repubblica Ceca.
Una miniera di aneddoti, vista la sua lunghissima carriera dirigenziale che lo ha visto a lungo presidente del Coni. Ma oggi Gianni Petrucci è (di nuovo) a capo della Federazione italiana pallacanestro e in questi giorni è a Cagliari per la Nazionale femminile allenata da Andrea Capobianco, che giovedì al Pala Rockefeller sfiderà la Repubblica Ceca per le qualificazioni agli Europei 2021. Ne abbiamo approfittato per parlare dello stato del basket italiano e non solo.
In che cosa la Dinamo Sassari di Sardara è un modello, visto che lei ha speso sempre belle parole?
Per me Stefano è un genio della pallacanestro italiano, perché è facile investire nelle grandi piazze che hanno una storia di basket o qualsiasi altro sport popolare, ma farlo a Sassari e vincere uno Scudetto (merito ovviamente della squadra di Meo Sacchetti) è difficile. La città è diventata importante in Italia e in Europa proprio per la squadra di basket: Sardara è una di quelle persone che afferra al volo l’argomento. Ha fatto una grande squadra e in una settimana è riuscito a recuperare una piazza importante come Torino. Mi ha fatto una telefonata, ma per il 99% ha fatto tutto lui.
Secondo lei Sassari è una delle quattro favorite con Bologna, Milano e Venezia per lo Scudetto?
Tutti dicono così sulla carta, ma nella pallacanestro italiana, a differenza del calcio dove se la giocano una o forse due squadre, ci sono almeno tre o quattro formazioni che ogni volta insediano Milano, che tutti danno favorita. Sicuramente Sassari rientra in queste probabilità, ma questi quattro club non sono i soli.
Cosa occorre fare per far sì che il basket italiano risalga la china come appeal, indici di ascolto televisivo, popolarità?
Per quanto riguarda gli ascolti servirà fare un contratto televisivo. Questo, però, non è compito della Federazione ma della Lega: per riconoscere lo sport professionistico, l’unico diritto che ha la Lega per vivere è quello di gestire i diritti televisivi, poi per tutto il resto gestisce su delega della federazione. È chiaro che servirebbe occupare le grandi piazze, sono sempre stato del parere che uno sport è popolare se tutte le grandi città italiane sono coinvolte. Il calcio va dal Nord al Sud alle Isole, il basket è sempre il secondo sport come popolarità ma non regge il confronto col calcio.
La Virtus Bologna che torna prepotentemente in auge sul campo e nei proclami è il segnale che sta tornando un grande basket italiano?
Penso di sì, perché dietro c’è un grande imprenditore conosciuto in tutto il mondo (Massimo Zanetti, a capo della Segafredo-Zanetti ndr) che tra l’altro ha vinto un mondiale di ciclismo (il danese Pedersen della TREK-Segafredo, ndr): portare la maglia iridata abbinata al tuo sponsor è importante. Il pubblico di Bologna è fenomenale, hanno esordito nel nuovo impianto, c’è un grande allenatore come Djordjevic e un amministratore delegato come Luca Baraldi: direi che i presupposti ci sono tutti.
Tornando in Sardegna, le piacerebbe una Nazionale nelle mani di Marco Spissu, visto quello che sta facendo?
Penso che Sacchetti lo abbia in elenco, ma le convocazioni le fa lui. Il campionato che ha fatto l’anno scorso e quello che sta facendo ora sono notevoli: la Federazione spinge sempre sugli italiani e Pozzecco, che è un inventore di risultati, è uno di quegli italiani che entusiasma. Spissu è un ragazzo stupendo e straordinario, presumo sia nell’elenco del Ct, come ho detto.
Un commento su Gianmarco Pozzecco, vero deus ex machina di questa Dinamo?
La Dinamo ha un grande personaggio che entusiasma, in grado di fare dei risultati straordinari l’anno scorso e li sta ripetendo quest’anno: sarà un campionato molto difficile per tutti, ma la Dinamo è partita col piede giusto. Sassari ha perso solo di un punto con Venezia, facendo comunque un’ottima partita. Il fatto stesso che Pozzecco sia stato da noi scelto come allenatore della Nazionale sperimentale è frutto della stima che abbiamo nei suoi confronti. Vi racconto un aneddoto: ero presidente del Coni quando l’Italia sconfisse la Lituania nella semifinale olimpica, in quella epica partita. Ricordo bene la scena dove io, che non potevo gioire perché era morto un soldato italiano in Afghanistan, fui raggiunto da Pozzecco che tentò di portarmi in trionfo: gli dissi di mettermi giù perché non era il caso festeggiare in una giornata di lutto, ma ricordo che la gioia era tantissima per quel risultato.
Una battuta sul Cagliari Calcio?
Professionalmente nasco nella Lega Calcio, ai tempi in cui c’era Andrea Arrica, dirigente negli anni dello storico Scudetto. Penso che il Cagliari sia una bella realtà, qui amano il calcio visceralmente. Hanno vinto uno Scudetto, ma sono sempre stati ai vertici con Cellino prima e Giulini poi, poi fa simpatia in Italia e in giro per il mondo: penso abbia un valore in più e un affetto particolare che uno non sa spiegare. Una squadra simpatica che sta stupendo tutti, non direi che è una sorpresa ma una realtà. La classifica è stupefacente, questo è senza dubbio un grande risultato.
Giulia Carucci