Utopia, isola leggendaria sinonimo di speranza che non può diventare realtà. Come recuperare dallo 0-3 e portare a casa una vittoria per 4-3 negli ultimi venti minuti più recupero, ad esempio. Eppure c’è un’altra isola nell’Isola dove l’impossibilità non esiste, un posto chiamato Pavolandia, vestita di rossoblù e dentro uno stadio che può essere a Cagliari come lontano dalla Sardegna. E dove la risposta non è 42 come nella Guida Galattica per Autostoppisti, ma il numero che spiega il tutto è il 94.
Primi assaggi
Benevento, Bari, Frosinone. Le vittime della legge di Leonardo Pavoletti, quella di chi non si arrende. Non dopo due gravi infortuni, non quando tutto sembra perduto. Era il 2017, il Cagliari aveva appena iniziato una stagione che sarà tribolata, il cambio in panchina con Diego Lopez a sostituire Massimo Rastelli. Sono le prime apparizioni del centravanti livornese in maglia rossoblù, arrivato per rimpiazzare il bomber della stagione precedente Marco Borriello, improvvisamente folgorato sulla via di Ferrara costringendo il Cagliari a un piano B. Il primo gol era arrivato proprio nell’ultima con l’allenatore campano alla guida. Quindi la trasferta a Roma con sconfitta contro la Lazio alla prima del Jefe, poi l’incubo che si materializza con il rigore trasformato da Iemmello oltre il novantesimo. Pareggio del Benevento, ma è subito dopo che all’allora nuovissima Sardegna Arena si materializza la leggenda di Pavolandia. Faragò pennella dalla destra, il numero 30 rossoblù salta più in alto di tutti e in torsione colpisce di testa spedendo il pallone sul palo più lontano. Una crisi profonda colpisce gli uomini di Lopez nella seconda parte di stagione, la salvezza di fa complicata, ma Pavoletti sa come tirare fuori dalle sabbie mobili se stesso e i compagni. Benevento, sempre i campani e questa volta a domicilio, 18 marzo 2018. Partita sull’1-0 per i padroni di casa, baratro nuovamente vicino. Poi, al minuto 91, ecco che da un angolo arriva la testa di Pavoletti da Livorno, palla in rete e pareggio preludio del raddoppio su rigore poco dopo firmato da Barella. E siccome l’essere salvatore della patria è il suo destino, ecco che nella gara della vita a Firenze – penultima giornata e vittoria come unica possibilità di speranza – Pavolandia prende possesso del Franchi e sempre di testa mette in rete la punizione-cross di Lykogiannis. Certo, il minuto è il 37 e non il 90 e oltre, ma è sempre il gigante livornese a determinare.
Caduta
Pavoletti sarebbe il centravanti indiscusso del Cagliari. Condizionale, perché quando la stagione 2019-20 inizia bastano 45 minuti per dire addio al campo. Salto, caduta, il ginocchio che fa crack. Il numero 30 si rimbocca le maniche, vuole tornare nell’anno che sembra condurre i rossoblù all’Europa, ma il destino è beffardo. Una serata strana, radio-tifo nel tempo dei social fa diventare realtà le voci di corridoio, i vocali che parlano di un litigio finito male, di un gioco che porta alla seconda rottura e stagione finita. Pavoletti respinge le accuse in una conferenza stampa con Cigarini ad accompagnarlo, il cameo nell’ultimo minuto del campionato a San Siro contro il Milan utile solo a risollevare l’umore. Con Di Francesco è tutt’altro che rose e fiori, Semplici lo rilancia, Mazzarri lo usa e non lo usa, la notte di Venezia chiude il cerchio. Pavolandia è solo un ricordo sbiadito, da eroe a reietto, il rapporto con la piazza scalfito dal secondo infortunio e da una retrocessione nella quale il gruppo storico è il maggiore indiziato alla voce tradimento. L’estate è quella delle voci di mercato, il trasferimento a Bari l’ultimo giorno di trattative a un passo, lui rifiuta l’offerta e va avanti per poter aprire il pacco decisivo, quello con un montepremi chiamato rivalsa. Bari, scherzi del destino. Perché quando ormai la promozione sembra un’utopia, il San Nicola diventa Pavolandia. Ultimi minuti, dentro il numero 30, la mossa della disperazione. E sul cross dalla destra di Zappa, come in quella prima volta contro il Benevento con Faragò a servirlo, il proverbio livornese diventa realtà ammutolendo i 60mila biancorossi sugli spalti. “A chi fa i ‘onti avanti l’oste, li convien’ farli du’ vorte”.
Zona Pavoletti
Novantaquattro, lettere o numero cambia poco. O 90+4, come si legge nei tabelloni luminosi degli stadi. A un giro d’orologio dalla fine di un sogno cullato e quasi perso, ecco arrivare la zampata di Pavoletti. Non di testa, sì in tuffo, spaccata di destro e palla alle spalle di Caprile. Serie A, altro cerchio che si chiude, da eroe a reietto a nuovamente eroe. Pavolandia è luogo leggendario, ma anche da quelle parti l’età non è solo una questione anagrafica. Gli anni che passano pesano, il corpo non risponde come prima, il minutaggio cala e Pavoletti capisce che si può essere decisivi ancora, anche se solo per pochi spezzoni. Lo ha capito Claudio Ranieri che gli prepara un nuovo vestito: “Lo utilizzo, anche a torto, alla Altafini ai tempi della Juve. Ha il tocco magico al momento giusto”. Parole dopo la rimonta sul Frosinone, un 4-3 che ha il suo apice oltre il novantesimo. Prima con il numero perfetto in quel di Pavolandia, il 94 del minuto che segna la rete del pareggio. Alla vecchia maniera, colpo di testa imperioso e palla all’incrocio. L’esultanza a scrollarsi di dosso la polvere, come se quel gol fosse la ciliegina sulla torta. Eppure no, è solo un primo ricamo, la vera ciliegina arriva poco dopo. Non 94 ma 96, ma sempre con un richiamo a Bari perché la testa resta bassa, è la gamba ad allungarsi e il destro in spaccata a battere Turati. Prima vittoria stagionale, epica con tanto di eroe, nuovamente eroe. “Arrivo a una certa età dove vorrei giocare di più” ha detto Pavoletti dopo la doppietta del rilancio suo e della squadra. Ma tra un Lapadula che è prossimo al rientro e i giovani Luvumbo e Oristanio che premono, senza dimenticare Shomurodov e Petagna, il numero 30 ha il destino segnato. Quel ruolo alla Altafini, quei minuti di qualità per regalare ancora sogni ed esultanze. Nel segno del 94, da Bari al Frosinone, in un’isola chiamata Pavolandia.
Matteo Zizola














