Quando guardare in faccia la realtà è un esercizio di stile troppo complesso, ecco che la vecchia e buona tecnica del puntare il dito contro qualcuno torna sempre di moda. E in casa Olbia da un anno a questa parte di ribaltoni e colpi di scena stanno diventando esperti. Nel frattempo la squadra gallurese va sempre più a fondo nel progetto tecnico, ma nella logica della polvere sotto il tappeto vale tutto. Persino continuare a parlare di promozione (intesa come Serie C non come la seconda categoria del calcio regionale), persino mettere alla porta un olbiese, un capitano, un giocatore che per la maglia bianca è andato oltre la normale razionalità, Luca La Rosa.
Teatro dell’assurdo
Dopo aver salutato, non senza screzi e code polemiche, il campione del mondo del 2006 Marco Amelia, che per sposare il progetto Olbia in estate aveva accettato di fare anche da magazziniere, come da lui stesso raccontato, partendo in ritiro (in ritardo rispetto a tutte le avversarie) con una squadra ancora da fare e senza la maggior parte delle figure necessarie per un club di Serie D, ora il board dei galluresi sta puntando il dito, a causa della classifica deficitaria, contro alcuni giocatori. Su tutti il capitano storico dell’Olbia Luca La Rosa. A cui nelle ultime ore è stata prima offerta la risoluzione dell’accordo economico per la stagione in corso e poi proposto un futuro ruolo in dirigenza pur di farlo andare via dal campo. Le malelingue dicono che sia una caccia ai giocatori con i contratti economici più importanti. Quello che è certo è che la situazione ha del paradossale. L’Olbia mette alla porta l’unico calciatore, insieme ad Arboleda, che ha seguito fino in fondo la nave bianca che è affondata dopo la scorsa stagione.
E dire che la retrocessione gli avrebbe garantito la possibilità, per curriculum ed esperienze, di andare a chiudere la carriera in campo all’interno di un progetto solido tra Serie C e Serie D. Ma La Rosa di fatto non ci ha pensato un secondo a lasciare il Nespoli. In estate, avendo raccontato per anni il suo percorso in campo, lo avevamo contattato nel pieno dei problemi di Swiss Pro per l’iscrizione alla Serie D e lui era stato netto: “Non vado da nessuna parte. Non posso lasciare l’Olbia adesso”. Un gesto d’amore a prescindere dalla società, fatto solo per la maglia. E ora la stessa società gli ha indicato la porta. In una scelta che potrebbe rappresentare l’ultimo smacco da parte della gestione svizzera alla piazza.
E Corda?
Sempre secondo le malelingue l’obiettivo prossimo di Swiss Pro sarebbe Ninni Corda. Colui che solo qualche mese fa veniva descritto dalla proprietà svizzera dell’Olbia come l’uomo a cui dare pieni poteri per ricostruire una rosa che valesse l’immediato ritorno in Lega Pro. La verità è che la maggior parte delle richieste e del lavoro del consulente di Swiss Pro sono rimaste inascoltate negli ultimi mesi. Una situazione particolare di cui non si sa bene cosa possa delineare il futuro. Con una separazione che sembra inevitabile, ma con il colpo di scena sempre possibile al Nespoli. Quello che è certo è che Corda sia al momento in malattia, per motivi di stress, e quindi non sia operativo. Abbiamo provato a contattarlo, senza successo, per avere un dichiarazione in merito. Insomma, un nuovo braccio di ferro. Turco o non turco, dopo l’apparizione molto cinematografica dell’ultima gara al Nespoli, l’impressione è che l’Olbia, inteso come club, stia provando a tirare al massimo la corda (gioco di parole voluto) per provare a fare la nuova rivoluzione. L’ennesima in soli 12 mesi di gestione. Mandare via qualcuno che ormai ha sgamato il gioco per provare a buttare dentro altri e vestirli di grandi parole fumose. Un continuo provare, come l’anguria da scegliere al banco della frutta in estate, con il conto lasciato sulla pelle di una città e dei tifosi che fino a poco tempo fa si godevano 8 anni di fila tra i professionisti. E la colpa se il frutto non è dolce è sempre del fruttivendolo, si sa. Si può cambiare negozio dirà qualcuno, ma l’impressione è che Olbia, intesa come ambiente, prima o poi, in un futuro prossimo, proverà a mettere con le spalle al muro i nuovi proprietari e allora le scelte andranno prese con decisione e saggezza, perché non ci saranno più colpevoli sui quali puntare il dito. Con la speranza che eventuali passaggi di mano, che sia il turco in modo ufficiale e non con il solito nascondino svizzero, nuovi investitori o un ritorno del dialogo con Roberto Felleca, non avvengano quando ormai sul progetto Olbia Calcio ci sarà poco o nulla da fare e balleranno solo gli avvoltoi. O forse siamo già a quel punto?
Roberto Pinna