“Non sparate sul pianista: egli fa quello che può”. Partiamo dall’argomento più caldo del momento in casa Olbia: King Udoh e il suo rigore sbagliato nel 2-2 di Como.
Inutile girarci attorno, la palla in quel 58’ minuto pesava, forse scottava anche, un gol significava il nuovo vantaggio gallurese e avrebbe potuto mettere in serissima difficoltà la squadra di casa in inferiorità numerica. Invece il destro di Udoh trova i guanti di Facchin e il resto è storia, comprese le critiche sulla scelta (dei compagni) di lasciargli battere il rigore. I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli, anzitutto, ma non solo. Ecco gli spunti che ci propone il day-after di Como-Olbia.
Udoh – Il ragazzo è in difficoltà, inutile negarlo. Inutile negare anche che stia dividendo in modo totale le opinioni sul suo conto: A) Non segna. B) Crea gli spazi. C) Si impegna. D) Corre a vuoto. E) Cerca la giocata F) Fumoso e arruffone.
Sembra di rivivere la prima stagione di Ogunseye (ricordate?) con tutte le critiche annesse e connesse su un attaccante che segna (e segnava) ben poco, ma quantomeno si fa ben volere con la sua dedizione totale alla causa. Chi scrive non è un fan degli “attaccanti di sostegno”, quelli che fanno tutto eccetto che segnare, però è innegabile che nell’ultima partita Udoh con la sua presenza in campo ha causato due rigori e un’espulsione, sempre bravo a mettere pressione sulla difesa lariana e cercare la sponda coi compagni. Certo, senza gol è un po’ – se si può accettare il paragone – come il Martini senza oliva: c’è a chi piace, ma non è la stessa cosa.
La squadra: Ora spostiamo l’attenzione sui suoi compagni, visto che sono loro ad aver deciso di fargli calciare il rigore del possibile 2-3. Se non sapessimo il finale questa sarebbe una prima ottima notizia per l’Olbia: il gruppo è unito e rema nella stessa direzione, provando ad aiutare il compagno che probabilmente sente la pressione di dover entrare nel tabellino. Tuttavia, è inevitabile un commento: iniziativa encomiabile, ma col risultato in parità e la squadra penultima in classifica sarebbe stato il caso di pensare anzitutto a far calciare l’uomo più in palla e con più garanzie di trasformare, perché con 3 punti in più in classifica si gioca senza dubbio meglio la partita seguente. Tant’è: inutile piangere sul latte versato ma che la lezione sia utile per il futuro.
Crescita e autostima – Andando oltre l’“ affaire-Udoh”, l’Olbia che rientra in Gallura vive la consapevolezza di aver tenuto bene il campo al cospetto di una delle big del girone e – semmai – di doversi mangiare le mani per non aver saputo sfruttare appieno il vantaggio numerico in tutto il secondo tempo, col Como che ha gradualmente abbassato sempre più il proprio baricentro senza riuscire a pungere.
Dal canto loro, i bianchi hanno confermato un principio base del gioco: con un attaccante vero in campo è molto più semplice creare pericoli. Detto in parole semplici: alla prima partita da titolare di Ragatzu l’Olbia ha prodotto due gol e almeno altrettanti pericoli in soli 45 minuti in trasferta sul campo del Como sesto in classifica. Dire che sia dipeso solo dal passaggio alla difesa a 4 o solo dalla presenza di Ragatzu è, in entrambi i casi, ingiusto, ma non si può fare a meno di evidenziare quanto il peso specifico della squadra sia aumentato anche in consapevolezza di poter finalmente essere incisivi. Illuminante come tutti abbiano tratto giovamento dalla presenza di Ragatzu, dal leader Giandonato al baby Occhioni, che merita senza dubbio un plauso alla sua prestazione.
Prospettiva – Ha ragione Ladinetti nel dopo partita quando commenta: “Dovevamo crederci un po’ di più e prenderci la vittoria”, l’occasione era ghiotta e poteva esser sfruttata al meglio. Tuttavia poter fare questa dichiarazione 3 giorni dopo aver preso una sonora batosta a Carrara è segno di mentalità vincente e, se si considera che stanno rientrando a pieno ritmo i vari Biancu, Pisano e Cocco, la situazione può essere molto intrigante. Domenica arriva la lanciatissima Juventus under23, settima in classifica e con una serie positiva di 5 partite, non esattamente l’avversario più semplice ma il prossimo passo che deve compiere l’Olbia è proprio questo: non guardare più il nome dell’avversario ma pensare solo a conquistare la vittoria.
Claudio Inconis