Mind the gap. O: attenzione al gradino, volendolo dire nella lingua di Dante. In senso figurato si usa per indicare un divario che, al momento, sembrerebbe incolmabile. Se volete un esempio pensate all’Olbia delle ultime tre uscite: tre sconfitte tutte per mano di squadre superiori in classifica.
Sconfitta beffarda
Eccolo, il gap: al momento i bianchi galluresi, per limiti, esperienza o imprecisioni, hanno mostrato di avere ancora qualcosa in meno rispetto alle squadre che li precedono in classifica. Su questo bisognerà lavorare per dare a questa stagione un sapore unico. Detto questo, con l’Entella i ragazzi di mister Canzi hanno replicato la prestazione di sostanza fatta contro l’Ancona, per quanto i liguri abbiano mostrato qualcosa in più rispetto ai dorici, anzitutto la capacità di alzare il baricentro e colpire, come conferma il vantaggio trovato sia nel primo che nel secondo tempo. Rispetto alle sconfitte precedenti l’Olbia stavolta riesce a tenere il campo e trova per due volte il pari: di forza nel primo caso, in modo abbastanza fortunato nel secondo, ma proprio questo episodio poteva rappresentare la chiave di volta del match e della stagione: sul 2-2 i bianchi volano sulle ali dell’entusiasmo cercando il vantaggio e soltanto il palo nega il punto del sorpasso su gran tiro da fuori area di Ragatzu. Già, gli episodi. Dall’urlo di gioia strozzato in gola a quello di delusione proprio sul gong finale, quando Merkaj batte Ciocci sugli sviluppi di calcio piazzato. Palle inattive che rappresentano tasto dolentissimo del pomeriggio del Nespoli. Delle 3 reti subite la prima arriva nel primo tempo su un gran gol di Schenetti da fuori area, le due della ripresa le realizza Merkaj e sono entrambe su calcio da fermo: suoni l’allarme dalle parti di via Ungheria.
Diversi modi, stesso esito
Presentando il trittico di sfida d’alta quota, lo scorso 29 gennaio, si era parlato di un triplice esame di maturità contro Cesena, Ancona ed Entella, col vantaggio di due gare interne. Se è vero che i risultati schietti (0-3, 1-2, 2-3) parlerebbero di una bocciatura senza appello, è altresì vero che solo il Cesena ha “macinato” i bianchi, mentre con marchigiani e liguri l’andamento è stato tutt’altro che a senso unico, eppure è mancato il guizzo per portare punti a casa. Ancora peggio se si considera che “in casa” si era già. I miglioramenti difensivi evidenziati in dicembre contro avversarie di pari livello si son persi appena il livello degli avversari si è alzato, mentre l’attacco continua a vivere di folate o intuizioni estemporanee. Notare che, nonostante questo, si potevano conquistare almeno 2 punti può dare al gruppo la giusta voglia di ripartire di slancio e mostrare di meritare qualcosa in più. D’altra parte, ha ragione Max Canzi: “concedere due errori a squadre di questo livello significa perdere”, mai profezia fu più realistica.
Per colpa o per destino
Di fatto la capacità di sfruttare i calci da fermo hanno inciso sul risultato finale, l’Entella ringrazia e vola al quarto posto in condominio col Pescara a 42 punti, l’Olbia mastica amaro, rimane a quota 28 in una terra di mezzo sufficientemente distante dalla zona playout (+5 dall’Imolese) ma in piena bagarre nella lotta per i playoff che coinvolge almeno sette squadre: dalla Vis Pesaro, settima a 31, all’Olbia appunto, tredicesima ma con solo 3 punti di ritardo. Un ingorgo degno del raccordo anulare, dove un punto in più o uno in meno può fare tutta la differenza del mondo.
Per riprendere il filo del “mind the gap”, la “next station” per l’Olbia è la trasferta di Gubbio, all’andata sconfitta 1-0 al Nespoli ma ora avanti in classifica. Gli umbri infatti fanno parte proprio del gruppone appena descritto, ottavi con 31 punti, rappresentando una delle prede su cui i guardiani del faro devono provare a fare la corsa. Un esame di riparazione, se non una medicazione necessaria per evitare di trasformare tre graffi in un’emorragia: dopo tre battute d’arresto per l’Olbia è il momento di ripartire.
Claudio Inconis