Se non si trattasse di calcio la vicenda Nainggolan sarebbe un perfetto argomento di discussione dalle parti di Bruxelles. C’è tanto di politica – mediaticamente parlando – nell’intrigo che coinvolge il belga, oggetto del desiderio del Cagliari ma ancora sotto contratto per altri due anni con l‘Inter. Politiche sono infatti le dichiarazioni e le indiscrezioni che trapelano da radiomercato, il presidente rossoblù Tommaso Giulini che spinge i nerazzurri all’avvicinamento e questi ultimi che ribattono trattenendo il giocatore e riportandolo a Milano come da accordi.
“L’Inter deve venirci incontro”, un verbo forte, dovere, che ha creato presumibilmente un effetto contrario a quanto voluto. Dalle parti di Appiano Gentile la prova di forza fa leva su un fatto incontrovertibile, Nainggolan è un giocatore dell’Inter e finché così sarà Marotta e soci ne decideranno le sorti. Giulini, dal canto suo, con quel verbo così diretto conferma quanto già si sapeva da giorni, il desiderio del Ninja è quello di restare in Sardegna e l’accordo con la società già trovato. Un remake del film già visto la passata estate, Nainggolan che parte in ritiro con l’Inter, i nerazzurri che tirano il freno nonostante il progetto tecnico non preveda la presenza del centrocampista belga, l’inserimento più o meno deciso di altre squadre, l’epilogo da lieto fine per il Cagliari. Rispetto alla scorsa estate, però, la soluzione del prestito secco appare complicata, d’altronde già all’epoca il trasferimento temporaneo aveva il classico ritornello del successo estivo, il one shot d’alta classifica buono soltanto per una stagione.
Nelle dinamiche tipiche della politica a vincere spesso è l’attesa, fondamentale nella tattica diventa l’analisi dei bisogni dell’oppositore sui quali lavorare e fare leva. Un pensiero che avrà fatto forse Giulini che guarda con interesse ai movimenti in mezzo al campo di Marotta, perché se l’Inter prendesse dal Barcellona l’eterno oggetto del desiderio di Conte dal nome Vidal allora sarebbe ancora più evidente la non necessità di trattenere Nainggolan, a maggior ragione se oltre al cileno i nerazzurri affondassero anche per Kante del Chelsea. Dalle parti di Appiano invece l’obiettivo è non farsi tirare per il collo e magari utilizzare a proprio favore la consapevolezza della volontà sia del Cagliari che del giocatore. Accontentare sì, alle altrui condizioni no.
Come nella politica potrebbe essere importante l’arte del compromesso, una soluzione che possa mettere tutti d’accordo e mantenere rapporti d’amicizia utili anche nel futuro. Se il prestito secco appare impercorribile per l’Inter e l’acquisto definitivo altrettanto per il Cagliari, soprattutto alle cifre richieste dai nerazzurri, ecco che il classico trasferimento temporaneo oneroso con obbligo di riscatto sarebbe una via di mezzo utile a salvare capra e cavoli. Per questo il Cagliari avrebbe messo sul tavolo un’offerta di questo tipo, con una parte da versare immediatamente e il conguaglio nel 2021 per un totale che rispecchia quanto già riportato in precedenza, ovvero 12 milioni di euro. Una distanza ridotta rispetto alla richiesta di 15 da parte dei nerazzurri e che avvicinerebbe così le parti. Un’altra possibilità più remota è quella di inserire nella trattativa Alessio Cragno, ma anche qui lo scontro tra volontà e desiderio non è facile da dirimere. Il portiere di Fiesole non sembra avere intenzione di lasciare Cagliari, a maggior ragione giocarsi il posto con Handanovic nell’anno degli Europei, e il Cagliari non vuole privarsi di Cragno per meno della valutazione dichiarata di 35 milioni nonostante l’Inter abbia messo da tempo gli occhi su lui. Una cessione oggi per un viaggio verso Milano domani non è da escludere, con Cragno che resterebbe in Sardegna un’altra stagione per poi prendere il posto del portiere sloveno la prossima estate. Una questione politica, un braccio di ferro che avrà in Milano il proprio ring, tra gli uffici di Giulini e quelli dell’Inter si giocherà la partita per il futuro di Radja Nainggolan che, come 13 mesi fa potrebbe presto tingersi, ancora una volta, di rossoblù.
Matteo Zizola