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Il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri durante la sfida contro il Sudtirol | Foto Luigi Canu

Obiettivi e il gol che manca, Ranieri mette il punto al suo Cagliari

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Prima un sorriso leggero, poi una pausa per riflettere qualche secondo e improvvisamente la faccia che diventa seria. Il tema è quello della Lapadula dipendenza del Cagliari e la risposta di Claudio Ranieri, anche per mimica, netta e diretta. “Io l’ho detto più volte, quando si costruisce una squadra si costruisce in base a quello che vuoi fare. Se devi vincere un campionato devi avere giocatori forti in difesa e una rosa di giocatori che sappiano far gol, punto“.

Diretto

Un dato di fatto o una stoccata al club o, ancora, entrambe le cose. Quale che sia la natura delle parole dell’allenatore rossoblù, l’obiettivo non sono tanto i giocatori a disposizione, già difesi nel più o meno recente passato, quanto la costruzione di una rosa che non garantisce strutturalmente le reti necessarie. Perché nella dichiarazione di Ranieri non c’è il dito puntato verso un reparto, quello offensivo, ma verso “una rosa di giocatori che sappiano far gol”. Sempre che l’obiettivo fosse quello di vincere il campionato, traguardo mai dichiarato né prima né in itinere dalla società e tantomeno dai due allenatori che si sono avvicendati. Nel Cagliari formato Serie B, tolti Lapadula, Mancosu e Pavoletti – con gli ultimi due che non hanno garantito continuità a livello fisico – a mancare è l’apporto di centrocampisti e alternative a chi ha spesso cantato e portato la croce. Per una questione di caratteristiche, in fondo i vari Makoumbou, Rog, Nández e compagnia non hanno mai dato un apporto sostanziale in termini numerici nelle loro carriere, e per una questione di esperienza, come nel caso di Luvumbo e Prelec. Ci sono poi le difficoltà di chi in passato di reti ne ha siglato, Millico e Falco, ma che nella stagione del Cagliari ancora attendono di regalare la prima gioia.

Soluzioni

Un problema che Ranieri sta cercando di superare con le scelte tattiche, in attesa e nella speranza che i più esperti e portati al gol come Mancosu e Pavoletti possano tornare a dare il proprio apporto. Una rosa costruita secondo i dettami di Fabio Liverani, più portata al palleggio e al possesso che alla costruzione diretta in verticale, più orientata al gioco a terra con ricerca dell’area di rigore, meno orientata ai cross e soprattutto al doppio centravanti sul quale il tecnico romano ha puntato fin dalla prima gara contro il Como. Adattare la squadra alle proprie caratteristiche strutturali, senza forzature e rinunciando anche a spingere sempre sullo stesso tasto contro ogni evidenza. L’esempio nell’ultima trasferta a Parma, quando più che un 4-3-1-2 Ranieri ha messo in campo un 4-3-2-1 con Prelec a fare da trequartista assieme a Falco più che da spalla di Lapadula. Lo sloveno, infatti, è la punta di un iceberg che mostra un Cagliari nel quale se il numero nove non segna difficilmente qualcun altro si eleva a salvatore della patria. Più collaboratore che finalizzatore, Prelec è stato così trasformato da Ranieri in uomo alle spalle di Lapadula piuttosto che terminale offensivo di fianco al compagno capocannoniere della Serie B. Venendo ripagato dall’assist del momentaneo vantaggio e trovando risposte alla sua scelta nelle occasioni nelle quali il giovane sloveno ha preferito un passaggio alla conclusione da ottima posizione.

Segnale

Ciò che è evidente e che le parole di Ranieri confermano è che il Cagliari è una squadra non esattamente a sua immagine e somiglianza. Non tanto nel gioco attuale, migliorato e più vicino alle idee del tecnico romano, ma nella stessa essenza della rosa costruita in estate e corretta non drasticamente a gennaio. Si può fare di necessità virtù, ma non si possono cambiare radicalmente le caratteristiche dei singoli. Non si può, ad esempio, regalare da un giorno all’altro l’esperienza ai difensori centrali e agli esterni che, seppur arrivati a un livello superiore ai primi giorni dell’era Ranieri, mancano ancora della gestione ottimale nei momenti di difficoltà come accaduto al Tardini. Non si possono trovare i gol dei centrocampisti in calciatori che non hanno il cosiddetto istinto killer e che non hanno nei tempi di inserimento senza palla e nella conclusione successiva la loro qualità principale. Non si può chiedere a giovani come Prelec e Luvumbo di diventare improvvisamente goleador implacabili alla loro prima vera esperienza in un campionato complicato come quello cadetto, contro squadre che sì hanno dalla loro difensori di lungo corso che pur con pochi fronzoli sono capaci di capire l’avversario dopo la prima giocata. Certo, si può invece chiedere a Falco e Millico – soprattutto al primo – di crescere nelle prestazioni, ma anche in questo caso si tratta di elementi che sono abbastanza lontani dal Ranieri pensiero, quello di un calcio rapido e senza troppi tocchi. Per questo la stoccata verso il passato è uno sguardo anche al futuro, ossia a un’impresa promozione attraverso i playoff che verrà inseguita sì, ma con la consapevolezza che non sarà né facile né automatico compierla. E a una prossima stagione nella quale, che sia Serie A o B, il gruppo dovrà essere costruito in maniera nettamente differente per seguire le parole proprio di Ranieri. “Giocatori forti in difesa e una rosa di giocatori che sappiano far gol“. Punto.

Matteo Zizola

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