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Nuovi assetti e storia da rispettare: la Dinamo Sassari aspetta Venezia

Alessandro Cappelletti durante Dinamo Sassari-Happy Casa Brindisi | Foto Luigi Canu
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“Dobbiamo essere piccoli, ma velenosi”. Magari non un piano partita, ma più un modo di essere guardando anche al futuro. Le parole di Piero Bucchi disegnano una versione della Dinamo Sassari già osservata per necessità per alcuni tratti della stagione, ma che con l’arrivo di Jefferson potrebbe prendere ancora più sostanza nonostante i ranghi siano tornati al completo. Con la gara contro Venezia che diventa il primo esame a cui guardare per capire come approcciare l’anno nuovo.

Passato

Quella contro la squadra orogranata non è mai una partita come le altre. Una rivalità cresciuta sin dalla stagione 2018-2019, la prima dell’era Pozzecco. I quarti di finale di Coppa Italia e il successo insperato a fil di sirena, poi la finale scudetto persa 4-3 in una serie più che emozionante. L’anno dopo la finale di Supercoppa vinta dai biancoblù che aveva aperto una stagione conclusa nel primo turno playoff ancora una volta contro una Venezia più forte in quel momento della stagione. E infine l’ultimo capitolo, quello dell’annata 2022-23, il primo dell’era Bucchi e con Marco Spissu da avversario. Risultato finale della serie di quarti playoff un 3-1 per una Dinamo perfetta dal punto di vista difensivo, bella da vedere anche in attacco e pronta a reagire a proprie serate difficili al tiro. Una forma perfetta di una squadra che nell’anno aveva vissuto momenti delicati, ma capace poi di trovare una quadra a livello emotivo e tattico. La stessa evoluzione che Bucchi spera di poter vedere quest’anno.

Momento 

La Venezia di questa stagione arriva in Sardegna da capolista ma con una difficile convivenza con l’Eurocup. Come la Dinamo, anche la Reyer ha vissuto e vive ancora un frangente della stagione non sereno dal punto di vista degli infortuni. Simms, Tessitori e l’ex Spissu sono in dubbio per la sfida del PalaSerradimigni che chiuderà il 2023, con la chiarezza su chi sarà a disposizione di Spahija che arriverà solo nelle ultime ore. Non sarà della sfida il neo acquisto Kabengele a causa dell’assenza di un visto che arriverà solo nel 2024. Venezia ha tuttavia dimostrato di poter sfruttare rotazioni in ogni caso ampie e il momento positivo di alcuni giocatori. Su tutti quello di Rayjon Tucker, guardia statunitense che dopo l’avventura in Australia non ha avuto problemi ad adattarsi al basket europeo, aiutato da un temperamento e da capacità atletiche importanti che lo pongono in risalto su ambo i lati del campo (16,2 punti di media). Ma Sassari dovrà fare attenzione sotto le plance, dove Venezia sa imporre la propria legge (quarta per rimbalzi in Lba con 36,9 ogni 40′) e cercare di essere pericolosa il più possibile a livello offensivo per provare a sottrarre sicurezze all’attuale prima forza del torneo.

Centimetri

La firma di Jefferson va verso questa direzione. Sia nella gara contro Venezia che in futuro (qui per approfondire la questione calendario), Sassari avrà bisogno di alzare soprattutto la sua produttività al tiro dai 6.75 per avere poi maggiori opportunità nell’attacco al ferro. Aspetto che potrebbe favorire inoltre il lavoro di Gombauld e ancor di più quello di Diop che con gli orogranata avrà – salvo problemi fisici confermati – sì Tessitori davanti ma potrebbe avere un vantaggio di muscoli contro Wiltjer. Jefferson, arrivato in Sardegna nel giorno di Natale e presentato in conferenza stampa nella giornata di oggi, venerdì 29 dicembre, avrà subito il compito di raccogliere l’eredità lasciata da Whittaker e di trasformarla in qualcosa di più efficiente, ma soprattutto di lanciare un segnale a un gruppo che ha bisogno di un giocatore in grado di gestire il ritmo e far canestro nei momenti meno favorevoli. È chiaro che con l’arrivo dell’ex Strasburgo, in linea generale ma soprattutto nel reparto esterni, Sassari pagherà centimetri rispetto a diversi avversari. “Dobbiamo proteggerci bene in difesa” ha affermato Bucchi nella conferenza della vigilia, ripetendo un leitmotiv non troppo diverso però da quello che già il coach dei sassaresi aveva già impartito. La puntualità nelle rotazioni e negli aiuti difensivi diventerà ancora più importante. Il sistema e l’organizzazione difensiva saranno la chiave per non soffrire qualcosa di troppo per una squadra che, in ogni caso, ha già più volte giocato la carta del quintetto piccolo con Charalampopoulos da quattro e Treier da cinque per cercare di lucrare qualcosa sul proprio lato. Ma l’assenza di centimetri sarà soprattutto una scusante in più per aumentare l’aggressività, in maniera particolare sui portatori di palla avversari. Qualcosa che già la Dinamo ha dimostrato di poter avere nel suo dna – 7,8 rubate a partita – e in cui può ancora migliorare per cercare così di dare la svolta alla propria stagione.

Matteo Cardia

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