Walter Zenga valuta il ritorno alla difesa a quattro per la trasferta di Ferrara contro la Spal dopo la sconfitta di Verona e una linea a tre che non ha convinto. La gara del Bentegodi ha anche messo in evidenza, tra gli altri aspetti, i diversi destini dei due uruguaiani scesi in campo dal primo minuto, Nahitan Nández e Gaston Pereiro.
La prima nell’undici iniziale di Gaston Pereiro ha il sapore dell’occasione persa. Il trequartista ex PSV era rimasto al gol contro la Roma nell’ultima partita prima dello stop forzato, destando ottime impressioni e la speranza di un finale di stagione da protagonista con l’arrivo di Walter Zenga in panchina: l’Uomo Ragno, solito giocare con il tridente offensivo con gli esterni a piede invertito, sembrava la soluzione perfetta per sfruttare le caratteristiche del Tonga che nel suo passato in Eredivisie aveva mostrato le sue doti migliori proprio in quella porzione di campo.
L’esordio dal primo minuto di Verona, però, ha svelato un altro copione, il 3-5-1-1 scelto da Zenga ha visto Pereiro giostrare alle spalle di Simeone, poco assistito dai compagni e vittima di una squadra fin troppo bassa e di reparti slegati tra loro. Un alibi, pur se il talento uruguaiano ha nelle sue corde il ruolo di trequartista centrale, mentre ciò che è risaltato di più è proprio ciò che si temeva fin dal suo arrivo lo scorso gennaio: la poca attitudine alla sofferenza, abituato a giocare per una squadra come il PSV che più che difendersi provava a mantenere il pallino del gioco, calcio offensivo e poche richieste di sacrificio in fase di copertura. Il Cagliari, al contrario, almeno nella versione di Verona, ha impostato la gara sul contenimento e a Pereiro è stato chiesto un lavoro tattico ancora non nelle sue corde: l’uruguaiano ha faticato non poco, mostrando una certa indolenza e non pungendo le poche volte che ha avuto il pallone tra i piedi. Di male in peggio è arrivato anche l’infortunio muscolare che lo ha costretto ad abbandonare la contesa tra primo e secondo tempo proprio quando, con il Verona in inferiorità numerica, il Cagliari avrebbe potuto sfruttarne le doti tecniche nel giro palla sterile della ripresa, oltre che il tiro da fuori marchio di fabbrica del Tonga. Difficile vederlo a Ferrara sia per via del problema fisico sia per il rientro di Joao Pedro, ma da qui a fine stagione Pereiro spera di poter avere altre chance per mostrare le sue qualità e dimostrare di aver capito il lavoro tattico che la Serie A richiede rispetto al campionato olandese.
Nahitan Nández ha ripreso il filo del discorso interrotto dallo stop causa coronavirus fatto di tanta corsa e la solita grinta. Nella sconfitta di Verona è stato, come spesso accaduto in passato, l’ultimo a mollare pur se la sua prestazione ha lasciato qualche dubbio dal punto di vista della qualità e dell’attenzione tattica.
Risolti i dilemmi contrattuali – per oggi è prevista la firma sul nuovo accordo con relativa clausola di rescissione da 36 milioni di euro – Nández ha giocato una partita ricca di garra ed è stato quello che in campo ha percorso più chilometri in assoluto. Non solo, ma è stato protagonista di una delle novità portate dal nuovo corso di Walter Zenga, non esterno destro del centrocampo a cinque, ma interno a fianco di Ionita con cui, spesso e volentieri, si scambiava la posizione soprattutto in fase d’attacco: da frangiflutti in mezzo al campo a vera e propria ala a seconda delle situazioni, El León aveva anche il chiaro compito di chiamare la pressione alta le poche volte che è stato possibile, andando a contrastare il terzo difensore di sinistra del Verona e agendo così quasi da terzo elemento offensivo.
Non appena il Cagliari si è ritrovato in superiorità numerica Zenga ha fatto indossare un ulteriore nuovo abito a Nández che prima ha giostrato quasi da secondo trequartista accanto a Birsa nel 4-3-2-1 della ripresa, poi con l’espulsione di Cigarini si è ritrovato libero di svariare sul fronte d’attacco tra le linee, passando da destra a sinistra a seconda delle situazioni. Zenga dunque sembra voler sfruttare le qualità offensive di Nández, cercando così di nascondere quella confusione tattica alla quale il giocatore è portato da uno spirito di sacrificio che a volte può risultare controproducente, soprattutto nella zona nevralgica del campo: libertà di movimento e di sfruttarne la corsa in verticale e l’abilità al cross, unico giocatore della rosa che appare in grado di prendere il fondo e ridurre gli eccessivi – e leggibili – cross dalla trequarti.
Contro la Spal, pur con il ritorno al 4312, per Nández sembrerebbero apririsi le porte del ruolo alla Nainggolan, una posizione dietro le punte figlia anche dell’arretramento di Birsa in luogo dello squalificato Cigarini. Sarà da capire quanto la squadra di Zenga perderà in fase di interdizione in mezzo al campo e quanto, invece, guadagnerà in imprevedibilità nella fase offensiva grazie a questa mossa, la trasferta contro la Spal potrebbe dare una risposta chiara a questo dilemma.
Matteo Zizola