Una vittoria per salutare un 2022 tutt’altro che da ricordare, lo sguardo rivolto al nuovo anno e alla nuova era pronta a cominciare. Claudio Ranieri è pronto a prendere le redini del Cagliari e provare l’impresa di scalare la classifica per raggiungere il sogno promozione.
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Numeri, tattica, schemi. Dal 4-3-3 al 4-3-1-2, già l’ultima fase del regno di Fabio Liverani aveva visto un nuovo vestito poi confermato da Fabio Pisacane nella sua toccata e fuga in panchina contro il Cosenza. Un vestito che sembra essere il taglio perfetto per la rosa rossoblù al netto degli accorgimenti necessari sul mercato. Con Ranieri è pronta un’altra rivoluzione? Sir Claudio ha fatto del classico 4-4-2 il suo marchio di fabbrica fin dalla vittoria della Premier League con il Leicester, ma se c’è una caratteristica del tecnico di Testaccio è quella di adattarsi agli uomini più che forzare la mano per andare avanti con l’idea di fondo. Possibile dunque che si continui sulla strada intrapresa, anche perché coprire alcuni ruoli del 4-4-2 con i giocatori presenti nel gruppo appare complicato. L’obiettivo, infatti, sembra essere quello di valorizzare il materiale a disposizione con pochi innesti più che uno stravolgimento della rosa. Ciò che invece sicuramente cambierà è l’idea di gioco, principi fondamentali che porteranno a un’inversione a U praticamente certa.
Rivoluzione di principio
“La costruzione dal basso io la odio. È vero che se trovi tre, quattro passaggi fatti bene annulli la pressione alta degli avversari e si apre una voragine nella loro difesa. Ma per ottenere quella precisione di battuta servono giocatori con caratteristiche speciali e non tutti se li possono permettere“, così Ranieri in un’intervista al Corriere dello Sport dello scorso settembre. Una crociata contro il possesso palla che fa parte della storia del tecnico romano anche sul campo e non solo a parole. Il suo Leicester fu capace di vincere la Premier League da terzultimo per percentuale di possesso in tutto il campionato – appena sopra il 44% – così come il suo portiere di allora, Kasper Schmeichel, era chiamato più ai lanci lunghi che a passaggi corti verso i compagni di difesa. Discorso applicabile anche alle altre esperienze successiva, dalla Roma alla Sampdoria fino a quella poco felice con il Watford. L’idea di fondo, dunque, dovrebbe essere quella di un calcio più verticale, con la ricerca della zona d’attacco con velocità e pochi passaggi, tentando di tenere la palla lontano dalla propria area e la squadra corta e compatta. Seconde palle, profondità, esterni che accompagnano l’azione sia con che senza palla, pressione alta e lavoro d’insieme: sono questi i dettagli del Cagliari del prossimo futuro a prescindere da numeri tattici e uomini da impiegare.
Primi passi
Già contro il Cosenza, pur se non ancora in panchina, i rossoblù hanno messo in mostra alcune differenze rispetto al recente passato a guida Liverani. La palla difficilmente in zona centrale a lungo, il possesso volto a trovare spazio in verticale il prima possibile, i cambi di gioco in diagonale come costante soprattutto con Obert da sinistra a destra. Un aspetto sul quale Ranieri dovrà necessariamente lavorare sarà quello atletico, perché il suo calcio chiede reattività e rapidità che il Cagliari non ha avuto nelle proprie corde durante il girone d’andata. Saranno dunque fondamentali elementi come Nández e Rog, ma non solo. Lapadula con la sua abnegazione potrebbe richiamare il Vardy di Leicester, mentre la vera sfida sarà recuperare giocatori finora deludenti come Gastón Pereiro, possibile alter ego del Mahrez delle Foxes. La prima risposta arriverà già dalla gara contro il Como alla ripresa, quando il Cagliari sarà chiamato a dare il via alla nuova era Ranieri senza altro obiettivo se non i tre punti. Una squadra, quella rossoblù, che proverà fin da subito a cambiare pelle, a mettere da parte il gioco di controllo della sfera per puntare dritto verso l’area avversaria. Un Cagliari cestistico, insomma, come da idea del suo nuovo condottiero Sir Claudio: “Sarà perché da ragazzo ho giocato a basket, ho fatto mia la propensione ad arrivare in fretta nell’area avversaria. Nel ’97, al Valencia, tutti mi parlavano, esaltandolo, del possesso di Real e Barcellona e io puntai sulla rapidità e sul verticale. Non capisco chi palleggia a lungo, subisce il gol e solo quando è sotto verticalizza. Ma fatelo dall’inizio, dico io“. La filosofia è chiara, renderla applicabile sarà l’impresa eccezionale di Ranieri.
Matteo Zizola