Quando Samuel Beckett scrisse “Aspettando Godot” di certo non pensava né al calcio né al Cagliari né, tantomeno, a Mateusz Wieteska. Il difensore polacco, arrivato in Sardegna nell’estate del 2023, è stato a lungo il Godot rossoblù assieme al collega Pantelis Hatzidiakos. I due acquisti di esperienza internazionale per alzare il livello della difesa di Claudio Ranieri, le due maggiori delusioni – per rapporto prezzo-prestazioni – dello scorso campionato nonostante il raggiungimento della salvezza.
Impatto
Atteso, stimolato, messo da parte. Poi, con l’arrivo di Davide Nicola per il post Ranieri, ecco la nuova occasione partendo dal ritiro estivo. Questi i passaggi dell’esperienza al Cagliari di Wieteska, un investimento importante messo a segno dal direttore sportivo Nereo Bonato che lo ha strappato ai francesi del Clermont per cinque milioni di euro. Operazione avallata da Sir Claudio, contratto quinquennale da 600mila euro netti a stagione e le chiavi della difesa affidate fin dall’esordio in rossoblù alla prima occasione utile nella trasferta di Bologna. Assist per la rete del momentaneo vantaggio di Zito Luvumbo, ma anche qualche problema di posizionamento nel gol del pareggio di Joshua Zirkzee. Un inizio di campionato complesso non solo per Wieteska ma anche per il Cagliari, così dopo il calendario difficile più l’ambientamento e l’impatto complicato con la nuova realtà della Serie A, ecco che il polacco è finito tra i principali imputati dei problemi rossoblù. E dopo cinque gare da titolare nelle prime sei giornate è arrivato l’accantonamento, fino al ritorno in campo positivo contro il Bologna che, ironia della sorte, ha portato anche al secondo assist – o meglio, all’autogol di Calafiori provocato – proprio di fronte agli stessi avversari del primo stagionale. Alla fine, tra pochi alti e tanti bassi e una continuità di utilizzo mai arrivata, Wieteska nell’anno di esordio in Italia ha totalizzato diciannove presenze, con solo dieci da titolare e nove da subentrato. Poco per un investimento da cinque milioni, pochissimo considerate le parole di Ranieri arrivate a più riprese per confermare la bontà della scelta sul mercato.
Arriva Godot
L’esborso importante ha reso però necessario riprovarci, perché cinque milioni e un’età dalla sua parte – saranno ventotto le primavere il prossimo febbraio – non potevano che portare a un nuovo tentativo. Eppure già dal ritiro di Assemini l’impressione è che Wieteska non fosse riuscito a entrare nelle grazie del nuovo tecnico rossoblù Nicola. E che l’idea potesse essere quella di un addio, con tanto di svalutazione e ammissione automatica dell’errore sul mercato nella passata stagione. Sensazione confermata anche dalla Valle d’Aosta e da un mercato che ha visto arrivare lo svincolato José Luis Palomino ad aumentare il numero di difensori nella rosa rossoblù. Sette per tre posti, con il centrodestra occupato da Gabriele Zappa e Hatzidiakos, la posizione di centrale puro da Yerry Mina e Palomino e quella sul centrosinistra da Sebastiano Luperto e Adam Obert. Con Wieteska come ulteriore alternativa ai due centrali di esperienza quali l’argentino e il colombiano, a maggior ragione nella fase iniziale della Serie A tra la necessità di Palomino di ritrovare condizione dopo il lungo stop e quella di Mina di fare altrettanto dopo l’arrivo in ritardo causa Coppa America. Fuori dai piani teoricamente, dunque, ma di fatto titolare sia in Coppa Italia che in campionato nelle prime due uscite ufficiali stagionali del Cagliari. Questo il destino di Wieteska che, metaforicamente con la valigia in mano, ha messo da parte le perplessità altrui e si è messo a disposizione della squadra. E, improvvisamente, Godot si è presentato alla Unipol Domus. Due prestazioni di livello ben oltre la sufficienza e se nella prima l’avversario di categoria inferiore avrebbe potuto lasciare comunque dubbi, nella seconda il polacco li ha spazzati completamente. Il compito non era dei più semplici, di fronte il capocannoniere dell’ultima Liga spagnola Artem Dovbyk, fiore all’occhiello della campagna acquisti della Roma. E tranne l’occasione della traversa colpita dal centravanti ucraino, i novanta minuti della Unipol Domus hanno mostrato un Wieteska tutt’altro che in difficoltà, capace di sovrastare l’ex Girona in ogni duello e di vincere la propria sfida personale. Fino a guadagnare la fiducia dell’ambiente, pronto a salutare il proprio Godot e a rivedere i giudizi negativi della passata stagione.
Scelta
Tutto bene quel che finisce bene. Questo almeno quanto ci si sarebbe aspettati dopo la prima giornata e la prestazione del centrale polacco. Certo, sette difensori sono un numero importante, ma tra i possibili partenti il suo nome sembrava poter essere depennato, magari a discapito di Hatzidiakos. A maggior ragione pensando non solo all’investimento importante della scorsa estate, ma anche ai dubbi sull’affidabilità fisica del duo Mina-Palomino e al possibile utilizzo del secondo anche sul centrodestra. Invece, all’improvviso, il fulmine a ciel sereno. Proprio nel momento in cui Godot-Wieteska si è palesato dopo tanta attesa, ecco che il Cagliari avrebbe deciso di salutarlo. Sia perché le sirene greche non hanno più cantato per Hatzidiakos, sia perché la preferenza al centro va in direzione dell’esperienza, con Luperto come possibile alternativa in caso di emergenza. Insomma, lo spazio per Wieteska nonostante le due prestazioni convincenti non sembra esserci. Una scelta legittima come ogni scelta, ma che guardando al quadro generale appare difficilmente condivisibile. Intanto perché l’accordo con il Palermo – destinazione scelta per il polacco dal club rossoblù – parla di un prestito oneroso a cifre non esattamente monstre e di un ingaggio non completamente a carico dei rosanero. Oltre a un diritto di riscatto – non obbligo, né puro né condizionato – che potrebbe riportarlo in Sardegna il prossimo giugno nel caso i siciliani non decidessero di esercitarlo. Poi perché, in fondo, viene preferito un calciatore arrivato da svincolato e prossimo ai 35 anni, fermo da tempo, a un investimento importante che, a rigor di logica, andrebbe preservato. Senza contare la presenza di Mina, sicuramente importante per leadership come dimostrato dal suo arrivo in Sardegna, ma che ha anche mostrato nei suoi mesi in rossoblù la necessità di una cura fisica particolare e che, se si vuole, non sembra avere le caratteristiche atletiche adatte per il calcio dispendioso chiesto da Nicola.
Muro
Ora la palla passa proprio a Wieteska che dopo l’ottima prestazione contro la Roma difficilmente – eufemismo – vorrà scendere di categoria e accettare la corte del Palermo. L’accordo tra Cagliari e rosanero è ormai cosa fatta, ma manca l’aspetto più importante per non dire fondamentale: il sì del difensore polacco. Che ha deciso di rifiutare l’offerta dei rosanero e che, salvo rilanci con proposta irrinunciabile, non andrà alla corte di Alessio Dionisi. Perché così come legittimamente il club rossoblù vorrebbe liberare le casse dal suo ingaggio per l’ormai noto tema dell’indicatore di liquidità, altrettanto legittimamente Wieteska non gradisce la Serie B. Soprattutto considerando l’obiettivo nazionale, dopo che la scorsa stagione gli ha fatto perdere la maglia della Polonia e, di conseguenza, un posto agli Europei in Germania. Dopo l’utilizzo nelle prime due gare stagionali favorito dall’assenza del duo Mina-Palomino, il recupero del colombiano e dell’argentino in vista del Como dovrebbe portare all’accantonamento di Wieteska. Anche figlio della decisione del Cagliari di chiudere con il Palermo. Insomma, prima la telenovela in entrata per il centrocampista offensivo – con Gianluca Gaetano in prima fila – poi quella in uscita con protagonista Godot Wieteska. Situazioni apparentemente slegate, ma di fatto legatissime. Perché senza le cessioni, che siano in prestito a liberare spazio nel monte ingaggi o definitive per portare soldi freschi, diventa complesso per il Cagliari completare la rosa con l’entrata necessaria a centrocampo. Un problema che però non può scavalcare la volontà del calciatore polacco, con il Palermo spettatore interessato che attende il sì del calciatore. Un sì che però ha le sembianze anch’esso del Godot di Beckett, ma con un finale identico all’opera: un’attesa vana, un no che costringerà il Cagliari a cercare una soluzione differente.
Matteo Zizola