Rifondazione no, ma la necessità di muoversi partendo dai conti. Ci sono le famiglie che possono permettersi di andare a fare la spesa senza troppi pensieri, poi ci sono quelle che al contrario devono stare attente a non spendere più del necessario. Il Cagliari appartiene alle seconde, perché il bilancio non può essere messo da parte a maggior ragione nei periodi di magra come quello attuale.
Bilanci di fine stagione
“Sicuramente dovremo fare qualche cessione, e poi rinforzare l’organico dove c’è qualche carenza”. Parole di chi apre e chiude i cordoni della borsa, ovvero il presidente e proprietario Tommaso Giulini. Ci penserà Stefano Capozucca, ma le indicazioni sono chiare. Le tempistiche, inoltre, non sono casuali. Prima le cessioni, poi il resto. Non tanto perché è necessario finanziare il mercato del Cagliari che verrà, quanto perché l’orologio segna il tempo e le casse societarie vanno sistemate prima di ogni altro passaggio. La data limite è il 30 giugno, giorno in cui di norma si traccia la linea sul conto economico. Più, meno, più, meno, e delle dinamiche che vanno oltre le valutazioni dei singoli calciatori. Parola sovrana, manco a dirlo, è plusvalenza. Quella che ha permesso di chiudere in attivo il bilancio di giugno 2020, quella – o quelle – che dovrà arrivare allo stesso modo un anno dopo.
Con giudizio
Si fa presto a dire Simeone. L’esempio del Cholito calza a pennello per spiegare quali cessioni sì e quali no, o meglio, quali possano sistemare i conti e quali, pur se magari utili, non sono proprio la conseguenza della necessità. L’attaccante argentino è stato acquistato per poco più di 16 milioni dalla Fiorentina, al netto dei famosi ammortamenti il suo valore a bilancio è intorno ai 10-12 milioni di euro. Aspetto fondamentale, perché il guadagno netto del Cagliari con la sua cessione sarebbe la differenza tra quanto riuscirebbe a intascare la società rossoblù da un eventuale compratore e il valore del giocatore a bilancio. Viste le prestazioni del Cholito difficilmente arriverà un interesse che si avvicini alla clausola da 30 milioni, va da sé che Simeone da solo non potrebbe dare linfa vitale ai conti rossoblù.
Indiziati
L’aspetto importante restano i tempi, quel 30 giugno come data limite. Cragno, Walukiewicz, Joao Pedro, Nández sono i papabili – non tutti s’intende – per cercare di far quadrare i conti. Il perché è una valutazione sul mercato che permetterebbe una plusvalenza importante, quel guadagno netto che il Cagliari cerca per poi potersi tuffare sul mercato. Una volta chiuso il bilancio di questa stagione si potrà ripartire da capo. E lì ogni discorso verrebbe posticipato a giugno 2022, quando ancora una volta sarà tempo di plusvalenze da mettere in cassa. I famosi pagherò, quelli che hanno permesso di far coincidere gli acquisti a titolo definitivo di Rog, Simeone e Nández con la cessione di Barella. E il Cagliari ora deve trovare la liquidità per far quadrare gli ingressi di Razvan Marin, Gabriele Zappa e gli altri arrivi della scorsa estate. Ai quali, va da sé, si aggiungono i fin troppi mancati incassi derivati dalla pandemia.
Piazza affari
Capozucca, dunque, dovrà prima di tutto far valere le sue qualità di piazzista. Fare in modo che nessuno dei calciatori venga svalutato, il compito più difficile di un direttore sportivo come stella polare delle prossime settimane. Comprare è più facile che vendere, a maggior ragione quando il vendere deve fare i conti con la necessità di farli quadrare, i conti. Rivoluzione no, rifondazione nemmeno, ma senza dubbio una rivisitazione del modo di muoversi per evitare il collasso. Altre realtà dimostrano che non è importante quanto si spende, ma come si spende e soprattutto come di vende. Quello che, di fatto, è mancato al precedente direttore sportivo Pierluigi Carta. Capozucca ora ha modo e (poco) tempo di dimostrare che il suo ritorno è stato fondamentale non solo per un passato recente chiamato salvezza, ma anche per il futuro prossimo chiamato bilancio.
Matteo Zizola