Dalla Sardegna a Parigi, dai tavoli dei ristoranti rinomati della capitale francese a quelli delle trattative del calciomercato. Fino a un’ultima estate che l’ha riportato anche sull’Isola. Roberto Meloni lavora nel mondo del calcio dal 2015 e dal 2018 porta avanti la sua Sport Royal Management, agenzia fondata insieme al suo socio Johan Caurant. Abbiamo parlato con lui della sua storia, delle ambizioni e dei progetti futuri, ma anche del suo ruolo nell’affare che ha portato Mateusz Wieteska al Cagliari.
Da dove nasce l’avventura in questo mondo?
“Ovviamente in primis c’è la passione per il calcio. Poi ho avuto anche la fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto quando ho deciso di iniziare. A Parigi ho avuto la possibilità di gestire i ristoranti più rinomati della città, frequentati da personalità come quella del presidente del Paris Saint Germain, l’emiro Al Thani, che fa parte di quel mondo che oggi conosciamo tutti più da vicino. Dopo aver parlato diverse volte con loro, cominciando a conoscere sempre di più gli aspetti del lavoro, sono stato spinto ad intraprendere questa strada visto che riuscivo ad aiutare le persone del campo a mettersi in contatto. Mi sono detto «Perché non farlo io?». Così è nata la mia struttura, insieme al mio socio e da lì è partito tutto”.
Quanto è stato difficile inserirsi in un mondo già strutturato e in cui la concorrenza è alta?
“È stato difficile e lo è tutt’ora perché comunque nulla è scontato. C’è veramente tanto da fare e ancora tanto da imparare. La fortuna probabilmente è stata quella di conoscere molto bene il campionato francese e tutti i settori giovanili. Questo ha aiutato perché ha consentito di tirare fuori talenti come Arnaud Kalimuendo e Armand Laurienté che oggi conoscono tutti e di conseguenza essere presi maggiormente in considerazione. Tuttavia, ancora oggi non è facile come magari in tanti possono pensare”.
Difficoltà che però non vi hanno fermato.
“Gli obiettivi che ci siamo prefissati posso dire che li stiamo raggiungendo. Ovviamente ci sono tanti bassi e tanti alti perché come detto non è un mondo semplice. Non è facile portare un giocatore in Italia, perché ormai i club francesi hanno capito che per tanti giocatori la Serie A è un punto d’arrivo e quindi i prezzi sono diventati quasi folli. Noi però siamo felici, stiamo facendo il giusto cammino. Sono contento di essere riuscito a portare Wieteska a Cagliari, stiamo recuperando dei giovani di prospettiva, abbiamo profili importanti anche su altre categorie. Non ci possiamo lamentare”.
Lei ha avuto un ruolo importante nell’operazione che ha portato Wieteska al Cagliari. Già all’esordio contro il Bologna, con il suggerimento per il gol di Luvumbo si è vista una delle sue qualità. Di che tipo di giocatore si tratta?
“Wieteska è un giocatore molto strutturato, forte fisicamente, a cui piace impostare l’azione e fare questo tipo di giocate. Ovviamente c’è l’attenuante che quella di Bologna fosse la sua prima partita in A, in un calcio nuovo e con compagni nuovi, dinamiche che non sono da sottovalutare. Sono sicuro farà un ottimo campionato. Il Cagliari per me ha fatto un ottimo acquisto, l’investimento della società rossoblù sottolinea l’importanza del colpo”.
Che tipo di trattativa è stata?
“Non è stata una trattativa rapida, perché parliamo di un giocatore considerato inizialmente incedibile. Era arrivato al Clermont nella scorsa stagione e ne era diventato subito una parte importante, non è stato dunque facile portarlo via. Abbiamo usato tutte le nostre carte per far arrivare il Clermont a delle conclusioni più ragionevoli a livello di prezzo, perché data la sua incedibilità le richieste erano alte. La volontà del giocatore di volersi unire alla squadra ed essere allenato da Claudio Ranieri è stata fondamentale. Poi è stato bravo anche il presidente Giulini a trovare l’ultima quadra con il Clermont. Va dato merito al Cagliari che ci ha creduto, riuscendo anche a soffiare il giocatore a due top club tedeschi e a uno belga. E a farlo nonostante i vari giochi che i club francesi sono soliti fare in sede di mercato”.
Nella sua scuderia è presente anche un giovane della Primavera rossoblù come Nicola Pintus. Può essere un giocatore che in prospettiva può diventare importante per il Cagliari?
“Si tratta di un ragazzo con la testa sulle spalle e di un giocatore tecnico sotto vari punti di vista, che sono certo riserverà tante sorprese. Parliamo sempre di un classe 2005, può fare il bene del club senza alcuna ombra di dubbio”.
Matteo Cardia