L’analisi tattica del match pareggiato dal Cagliari contro il Parma di D’Aversa.
Il pareggio contro il Parma ha fornito importanti segnali dal punto di vista tattico per Maran, dettagli che si sono ripetuti e sui quali appaiono necessari correttivi per evitare che si ripetano. Non solo errori individuali, ma anche se non soprattutto collettivi frutto di limiti mentali e non solo: la disposizione della squadra fra rombo maraniano e il 4-3-2-1 ha dei limiti che incidono sulle prestazioni di alcuni giocatori nell’ultima mezzora delle partite.
I GOL SUBITI – Il Cagliari è passato da avere una delle migliori difese del campionato a subire, esclusa la gara di San Siro con l’Inter, almeno due gol a partita negli ultimi tre mesi. La sfida contro il Parma ha riproposto alcuni errori evitabili, come ad esempio nella rete del primo pareggio ducale.
Da Cigarini e la difficoltà nel coprire gli inserimenti verticali come avvenuto con Brugman alla diagonale mancata di Faragò la difesa ha mostrato limiti su cui lavorare. Il professore quando non protetto dalla mezzala di riferimento (Ionita in questo caso) soffre in fase di filtro non avendo fra le sue caratteristiche gamba per le scalate, mentre l’ex Novara resta pur sempre un adattato nel ruolo di terzino a cui manca la cura del dettaglio in alcuni fondamentali in marcatura. Il recupero di Cacciatore diventa necessario visto che il mercato non ha regalato uno specialista del ruolo, una mancanza che potrà essere colmata solo se l’ex Chievo riuscirà finalmente a superare i continui problemi fisici.
Il gol del definitivo 2-2 del Parma è la concatenazione di più fattori: la sfortuna del rimpallo con cui Nández serve Kurtic, la bravura dell’avversario nell’eludere el León e Faragò, l’intesa imperfetta tra i due rossoblù, la gestione sbagliata del possesso che ha portato all’ultima azione del Parma e, infine, la non scelta di Cragno e soprattutto di Klavan. Non va però dimenticato come e perché si sia arrivati all’ennesimo gol subito nel finale: entrano in gioco aspetti più generali del maranismo e di quanto la disposizione tattica incida sulla tenuta fisica di alcuni interpreti. Le mezzali e i terzini, infatti, sono chiamati a un lavoro sfiancante che nel lungo termine di una partita porta a un calo nei minuti finali: il regista perde protezione, altrettanto gli esterni di difesa che vengono così lasciati spesso da soli di fronte agli assalti degli avversari.
L’IMPORTANZA DI ROG – Un ultimo aspetto è l’assenza di Rog, giocatore sempre più imprescindibile nello scacchiere di Maran in entrambe le fasi. Ionita, pur non facendo mai mancare l’impegno, contro il Parma non ha protetto adeguatamente Pellegrini e soprattutto non ha le caratteristiche tecniche per il ruolo di regista occulto in impostazione. D’Aversa ha preparato una gabbia per Cigarini, il professore non ha potuto così dirigere il centrocampo con continuità e senza l’aiuto di Rog è mancato chi avrebbe potuto aiutare la difesa nell’organizzazione della manovra. Non è un caso che si siano rivisti contro il Parma i lanci lunghi dalla retroguardia con Cragno e Klavan costretti a scavalcare la mediana in assenza di soluzioni alternative. Non solo, ma anche l’assenza degli strappi verticali del croato toglie un’ulteriore possibilità di incidere in ripartenza con ovvie ripercussioni sulla pericolosità della squadra quando c’è da rispondere colpo su colpo alla pressione avversaria.
Tanto lavoro, insomma, per Maran in vista della trasferta di Genova: per continuare a vivere il sogno europeo ogni dettaglio sarà fondamentale.
Matteo Zizola