Di storie ne ha raccontato tante Carlo Pizzigoni. Giornalista, scrittore, narratore del calcio e delle sue emozioni. Abbiamo parlato con lui del ritorno al Cagliari di Claudio Ranieri ma anche del rapporto tra Uruguay e Sardegna con un ricordo di Fabián O’Neill.
Pizzigoni, Claudio Ranieri dopo più di trent’anni ha scelto di tornare a Cagliari. Quali sono le sue aspettative?
“Io spero che Ranieri possa lavorare. Se si parla di responsabilità in questi anni non penso si possano affibbiare solo ai tecnici, sono passati troppi allenatori a Cagliari per farlo. Se il Cagliari è in Serie B non si può parlare solo di responsabilità da una parte. Spero che Ranieri venga fatto lavorare, anche perché ha una storia importante“.
Cosa può significare invece per Claudio Ranieri questo ritorno in Sardegna?
“Sono tutte cose molto personali. Ranieri ha conosciuto Cagliari in un’altra epoca, penso che per lui abbia un significato molto profondo, però ovviamente solo lui sa e solo lui saprà dire al popolo isolano meglio di tutti cosa possa significare. Ovviamente la storia di Claudio Ranieri la conosciamo tutti, il fatto che sia voluto tornare in Sardegna implica il fatto che ci sia una forte motivazione. Ora però ognuno deve fare il suo dovere. Anche perché il Cagliari non ha senso che stia in Serie B. È una piazza storica, che rappresenta un popolo come quello sardo che vedere in serie cadetta è molto triste, anche per le potenzialità che poi ha. In serie A in questi anni sono passate piazze molto più piccole di Cagliari che invece dovrebbe stare quantomeno nella massima serie. La base resta comunque il lavoro, a maggior ragione dopo che in questi anni qualcosa è mancato“.
I ritorni nel mondo del calcio sono sempre esistiti. Ma si può parlare di questi come qualcosa di più frequente negli ultimi tempi o un rientro in Sardegna come quello di Ranieri è qualcosa che solo in alcune occasioni?
“Ogni situazione è diversa. Poi è il campo a parlare. Il Cagliari deve far risultati, deve fare bel calcio e attrarre pubblico. Questo penso sia l’obiettivo di Ranieri e del gruppo squadra. Possiamo raccontare di come sia una bella storia, però dopo c’è il campo che è spietato. Bisogna essere pronti a essere all’altezza della storia del Cagliari, questo secondo me è l’aspetto più importante“.
Lei è un grande conoscitore del calcio sudamericano. Cagliari ha da sempre un rapporto speciale con l’Uruguay. Fabian O’Neill era un uomo che ha testimoniato questa unione, così come hanno fatto i tifosi nel giorno in cui hanno potuto salutarlo. Che impressione le fa e che ricordi ha di lui?
“È una cosa che mi fa molto commuovere. Purtroppo sono storie di uomini che se ne vanno prima di tutto a un’età così giovane e per una malattia come l’alcolismo. Perché è una malattia profonda, difficile da curare. Fabián ci ha provato in qualche modo. Io vedo nelle parole della figlia e il fatto che abbia lasciato un ricordo positivo, umano, profondo qualcosa di davvero bello. Si potrebbe dire che è stato debole in alcune situazioni, ma lo siamo tutti, poi magari abbiamo più o meno fortuna. E poi sono contento dell’amore di Cagliari per questo giocatore. Quando si trovano calciatori così in campo, che valgono il prezzo del biglietto è sempre speciale. In tanti da Cagliari mi hanno parlato di lui, sono stato più volte a Montevideo dove ho preso il suo libro, ho parlato con persone che gli sono state vicino. Sapere della reazione di Cagliari mi scalda il cuore e fa capire come il calcio sia ancora un prodotto di emozioni. E l’idea di ricordare certe giocate, certi gol, di un calciatore che è passato comunque diversi anni fa è bello, perché ci dice che questo è il calcio: non è solo aver alzato una coppa o un campionato, che sono ovviamente cose importanti, ma è le emozioni che ci lascia“.
Matteo Cardia