Dove eravamo rimasti? Era lunedì 2 maggio 2022, quarantotto ore prima il Cagliari aveva perso in casa contro il Verona per 2-1 dopo una prestazione sottotono. La settima sconfitta nelle ultime otto gare, la zona retrocessione ancora alle spalle con la Salernitana distante due punti, ma anche con i campani che due giorni dopo – il 4 maggio – avrebbero recuperato e vinto la sfida contro il Venezia riportando così i rossoblù al terzultimo posto con un punto di distacco dalla zona salvezza. La scelta arrivò tutt’altro che come un fulmine a ciel sereno: via Walter Mazzarri, al suo posto promosso dalla Primavera Alessandro Agostini. Il resto è storia.
Esonero, anzi no
Quando sabato 16 dicembre il Cagliari scenderà in campo al Diego Armando Maradona di Napoli saranno passati 595 giorni dall’ultima volta che il tecnico di San Vincenzo si è seduto sulla panchina rossoblù. In mezzo la retrocessione con Agostini al comando nelle ultime tre gare del 2021-22 e la famosa notte dello 0-0 di Venezia, un campionato di Serie B culminato con la vittoria nella finale play-off contro il Bari all’ultimo respiro, un inizio di Serie A con diverse difficoltà fino alla rimonta contro il Sassuolo firmata ancora una volta dal solito Leonardo Pavoletti. E poi Mazzarri che ha ritrovato la panchina del Napoli al posto dell’esonerato Rudi Garcia e che ora cercherà la personale rivincita per tornare alla vittoria dopo le due sconfitte consecutive contro Inter e Juventus. In una sfida incrociata ricca di ex, da Claudio Ranieri – allenatore dei partenopei nel 1991-92 – a Pavoletti, da Petagna a Simeone arrivando al lungodegente Rog. I riflettori saranno puntati però sul tecnico livornese, perché quanto successo a tra fine aprile e inizio maggio del 2022 non è il racconto di un addio normale, di un allontanamento sì atipico per la tempistica – con solo tre giornate alla fine del campionato – ma ancora più particolare per i modi. Esonero, anzi no: solo due giorni dopo lo scarno comunicato ufficiale della società rossoblù, senza i ringraziamenti di rito al tecnico “sollevato dall’incarico”, l’indiscrezione di quello che è stato confermato come licenziamento. Una spaccatura profonda le cui ragioni sono diventate tema di ipotesi, voci, dichiarazioni.
C’eravamo tanto odiati
Uno scontro furioso con lo spogliatoio dopo la sconfitta contro il Verona. Un altro, ancora più determinante per il licenziamento, con il presidente Tommaso Giulini. Così le notizie sulle cause della rottura, con Mazzarri che aveva prontamente smentito nettamente all’Ansa le indiscrezioni riportate in primis dall’Unione Sarda: “Ho letto con stupore le notizie apparse oggi su molti organi di stampa, con le quali mi vengono attribuite frasi che non mi appartengono (spogliatoio di vermi, ndr), lesive della mia immagine professionale costruita con serietà e rispetto nel corso di vent’anni di carriera in Italia e all’estero. Per questo motivo mi ritrovo mio malgrado a dover smentire categoricamente le esternazioni sui giocatori a me attribuite, ribadendo la mia personale stima ed il mio profondo rispetto per un gruppo di ragazzi a cui sono molto legato, riservandomi altresì, ogni ulteriore azione nelle sedi opportune nei confronti dei responsabili“. Dopo la retrocessione di Venezia anche il presidente Giulini aveva ribadito l’inizio di una battaglia a suon di carte bollate: “Dopo il Verona ci sono state situazioni che verranno discusse in altre sedi e a quel punto non restava altro che licenziare“. Due la cause intentate dal club rossoblù contro Mazzarri, la prima civile frutto di un licenziamento per giusta causa e quella successiva venuta a galla a marzo del 2023, in questo caso penale per diffamazione mossa da Giulini contro il tecnico di San Vincenzo. Fino alla chiusura definitiva della contesa confermata proprio dall’attuale allenatore del Napoli in un’intervista rilasciata a Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport lo scorso 27 ottobre: “Le questioni con il club sono state risolte, Cagliari è stata una parentesi sfortunata” le sue parole. Ora il momento del nuovo incontro, questa volta sul campo. In una sfida da sempre sentita dalla piazza rossoblù e che si tinge di una nuova rivalità . Perché l’ascia di guerra tra Mazzarri e il club rossoblù è stata sotterrata, ma la caccia alla vendetta sportiva non può che aggiungere un tocco in più a una gara fondamentale sia per i partenopei che per Pavoletti e compagni.
Matteo Zizola














