La virtù sta nel mezzo, nell’equilibrio tra ottimismo e pessimismo, tra il bicchiere in parte vuoto o in parte pieno, tra i due lati del campo con al centro protagonisti tanto attesi quanto al di sotto delle aspettative. Tra tutti gli aspetti positivi del Cagliari formato Claudio Ranieri c’è proprio il ritorno della mediana come virtù, fiore all’occhiello di una squadra che grazie alla crescita del reparto centrale ha cambiato registro al proprio gioco e di conseguenza ai risultati.
Bignami
Le partite si vincono a centrocampo o, per lo meno, lì è dove si determinano. Sia quando c’è da proteggere la propria porta, filtro necessario e difesa che dipende anche dalla capacità di chi le sta davanti di evitare sollecitazioni continue. Sia quando c’è da costruire, con la manovra che inevitabilmente passa dai piedi di chi giostra nella zona mediana, a maggior ragione quando la verticalità diventa il concetto base del gioco come richiesto da Ranieri. Non è un caso, dunque, che le prestazioni del Cagliari siano migliorate quando sono migliorate quelle dei centrocampisti, tra una quadra che ne esalta le doti – limitandone i difetti – e una forma fisica ritrovata. In attesa che aumenti la possibilità di ruotare, che i cambi in corsa arrivino allo stesso livello di chi parte titolare, che il fatidico 100% di condizione di alcuni uomini chiave si avvicini dando così continuità per tutti i novanta minuti. Il pareggio contro il Sudtirol è stato il perfetto riassunto di pregi e difetti del centrocampo del Cagliari attuale, in una crescita evidente ma ancora parziale. Il collettivo, con il rombo che ha dato solidità e giuste distanze, i singoli messi a proprio agio e capaci di determinare.
Leader
Non è un caso che la maggiore qualità del gioco del Cagliari sia contemporanea al ritorno a pieno regime di Marco Mancosu. Centro di gravità permanente della manovra, trequartista sulla carta ma regista offensivo nella sostanza, il numero 5 rossoblù ha ritrovato con la condizione atletica anche quella mentale. Lo dimostrano i guizzi, ovvero le scelte tecniche che lo vedono lanciarsi in magie improvvise frutto soprattutto della ritrovata consapevolezza. Il pallone scucchiaiato in area dal quale nasce il gol di Lapadula, ma soprattutto il tunnel a Masiello con successivo assist mancato per eccesso di altruismo. Mancosu vaga conoscendo il come e il dove, creando lui stesso i tempi di gioco della manovra offensiva, decidendo pause e accelerate, assecondando i movimenti dei compagni e quasi creandoli come se avesse il telecomando che muove ognuno di loro a suo uso e consumo. Il gol annullato un’altra perla che non entra negli annali per un contatto veniale nella costruzione, ma che resta la fotografia di ciò che è tornato a essere e di ciò che potrà regalare in un finale di stagione da uomo copertina. L’intesa con Lapadula automatica, come se i tempi di Lecce non fossero mai finiti, e con la loro spinta anche chi ruota intorno ha ritrovato la luce. Basta guardare a Nahitan Nández, finalmente sui livelli attesi per corsa e grinta, con quel di più regalato da Ranieri di un Léon non solo di lotta e di governo, ma anche efficace e concreto nel macinare chilometri. Contro il Sudtirol tante le seconde palle finite tra i suoi piedi, tanti i palloni sporchi puliti e consegnati con strappi improvvisi ai compagni. E il mezzo assist per Lapadula, oltre inserimenti costanti e copertura degli spazi intelligente come non mai.
Sorprese
I veri simboli della rinascita delle mediana, però, sono forse i due giocatori più inattesi. Antoine Makoumbou è giocatore profondamente diverso rispetto a quello trovato da Ranieri al suo arrivo. Quel regista che mancava e che è stato costruito in casa, i difetti smussati e le qualità messe in risalto all’insegna della semplicità. Calamita davanti alla difesa di palloni vaganti, colui che spegne la luce degli spazi agli avversari con le sue lunghe leve e intelligenza tattica, ma soprattutto non più quel giocatore della prima parte di stagione tutto tecnica ma poca concretezza, innamorato del pallone e di quel tocco in più che faceva storcere il naso. Aspetti che a volte riaffiorano, ma sempre meno, soppiantati da un’intensità nuova e dalla capacità di velocizzare più che rallentare la corsa del pallone. E con lui l’equilibratore che non ti aspetti, partito ultimo nelle gerarchie del centrocampo e piano piano diventato quasi imprescindibile. Nunzio Lella è il pistone sulla mezzala, su e giù, copertura e inserimento, qualità tecniche da mediano portatore d’acqua la cui abnegazione regala presenza tra le linee nemiche. Non è un caso che uscito lui, contro il Sudtirol il Cagliari abbia perso in intensità e in legame tra i reparti. Ed è proprio questo il dettaglio che racconta i difetti dei rossoblù evidenziati contro la squadra di Bisoli. Fuori Lella, fuori Nández, fuori Mancosu, cambi necessari causa fiato corto e gambe pesanti, e la luce se non spenta si è certamente affievolita. Il contributo di chi è entrato in corso d’opera non è stato del livello dei titolari, perché in fondo anche Deiola e Kourfalidis devono recuperare certezze e condizione. Il sangavinese appare ancora macchinoso, la voglia non manca ma ciò che manca è la spinta delle gambe. Il greco, un tempo sopra le righe quando gli altri faticavano, paga proprio l’aver tirato la carretta per lungo tempo e un’età che porta con sé inevitabili alti e bassi.
Ciliegina
Per poter raggiungere il sogno cullato da Ranieri e dai suoi giocatori, quello del ritorno in Serie A, sarà dunque necessario completare il percorso di crescita del centrocampo come collettivo e soprattutto come singoli. L’evoluzione positiva di chi è stato atteso a lungo come Mancosu, Nández e Makoumbou deve essere raggiunta dal recupero di chi è stato fuori a lungo o che al momento non è nel pieno della brillantezza. Non si può così non pensare a Nicolas Viola, prossimo a poter dire la propria e il cui piede sui calci piazzati può essere arma determinante nel finale di stagione e negli eventuali playoff. Ma soprattutto l’attesa è tutta per Marko Rog, rimasto a sorpresa anche in cadetteria ma che ancora non ha dato quanto previsto. Il croato potrebbe diventare l’arma decisiva nel rettilineo finale, la ciliegina sulla torta di una mediana che ha bisogno dei suoi strappi e della sua qualità. Quel giocatore verticale perfetto per il calcio di Claudio Ranieri, sperando che la sfortuna gli dia tregua e che il finale di campionato possa avere il sapore della rivincita, sua e del Cagliari.
Matteo Zizola