I nostri giudizi sulla gara vinta dal Cagliari a Ferrara con un gol di Simeone al 93′.
Olsen 6,5: la sorpresa di giornata all’annuncio delle formazioni, passa il tempo a osservare una partita dai ritmi compassati sporcandosi più le scarpette che i guanti. Poi, all’improvviso, la solita distrazione difensiva lo mette sull’altare con la parata decisiva sull’ex Cerri.
Walukiewicz 5,5: potrebbe essere messo in difficoltà dal diverso passo di Strefezza, ma si dimostra solido e attento. Non che venga sollecitato eccessivamente, ma comunque non compie quasi sbavature, quel quasi potrebbe costare carissimo quando si addormenta sul cross di Fares.
Pisacane 6: comandante della difesa al posto di Ceppitelli, tra un passaggio a Olsen e uno ai suoi compagni di reparto non soffre un Petagna formato XXL. Esce colpito al costato. (dal 72′ Cacciatore 5,5: venti minuti in cui soffre Fares e non incide in appoggio).
Klavan 6: come per il compagno polacco potrebbe soffrire la velocità dell’avversario diretto D’Alessandro, ma vive una giornata tranquilla con qualche spazzata vecchio stampo in mezzo alle chiusure.
Mattiello 6,5: uno dei più propositivi, anche se potrebbe fare meglio quando arriva – spesso – nella zona dove si potrebbe far male alla Spal. Dopo le discrete impressioni di Verona, si conferma voglioso di trovare più spazio. (dal 72′ Ragatzu 6: mette pepe a un attacco fino a quel punto quasi rassegnato al pareggio a reti bianche, potrebbe tornare utile nel finale di stagione dopo mesi con tanta sfortuna).
Nández 7: decisamente il più dinamico in campo, sempre pronto ad alzare ritmi da calcio d’estate nell’insolita veste di volante centrale in rossoblù, ruolo che gli ricorda il passato al Boca. Prende tanti calci, quasi come se gli si chiedesse di sintonizzarsi sul lento della partita, ma lui cade, soffre, si rialza e riparte. Cala un po’ alla distanza, ma continua a macinare campo fino all’ultima goccia di sudore.
Rog 6: tanti calci da fermo buttati sul portiere, alto due metri e favorito nella presa da palloni lenti e prevedibili. Cresce improvvisamente negli ultimi venti minuti, salendo di tono e provocando con il suo classico strappo e una conclusione respinta il gol vittoria.
Pellegrini 6: a volte sembra disinteressarsi nonostante le possibilità di pungere siano evidenti, altre spinge e crea pericoli ipotetici almeno finché non mette i soliti cross bassi e poco appetitosi per le punte. (dal 66′ Lykogiannis 6: entra bene in partita, anche se come il compagno mette in mezzo cross poco invitanti).
Ionita 6: lavoro tattico importante, aiuta in mezzo al campo e si piazza tra le linee come trequartista, in più svaria spesso a sinistra per cercare di aprire la difesa spallina. Niente di eccezionale, ma rispetta i compiti senza infamia e senza lode. (dal 66′ Birsa 6: non si fa dispiacere come quarterback in una gara dai ritmi non elevati, fa girare più velocemente la squadra e l’asse con Ragatzu funziona).
Joao Pedro 6: che abbia voglia di aggiungere uno scalpo al suo bottino si vede fin dal primo minuto, tiro immediato e palla alle stelle. Dà l’impressione di essere l’unico in campo a poter inventare qualcosa, ma si limita a un tunnel e a un tiro ciabattato da buona posizione. Sembra lasciarsi andare, all’improvviso è bravissimo a non seguire la tentazione del gol personale e servire la vittoria a Simeone. (dal 95′ Carboni SV: esordio in Serie A per alzare il muro nell’ultimo giro d’orologio).
Simeone 6: si nota soltanto per i fuorigioco in cui incorre e per la solita corsa di sacrificio, ma come centravanti, non solo per sue colpe, è assente ingiustificato. Fino al recupero finale e alla torsione di testa a porta vuota, secondo sigillo consecutivo e ottavo stagionale con cui strappa una sufficienza risicata.
Zenga 6: contro una Spal che sembra davvero impaurita ci si aspetterebbe una squadra che, dopo aver capito l’andazzo, alza i ritmi e prova a cercare il bottino pieno. Invece il timore è reciproco, si gioca più al rimbalzo delle responsabilità su chi dovrebbe fare la partita che al voler a tutti i costi invertire la rotta. Se quella di oggi potesse essere considerata una prova d’appello dopo la sentenza di Verona, la supera a metà. Resta la speranza di una svolta psicologica e soprattutto la sensazione che il suo Cagliari ha bisogno di più tecnica e più pazzia come nel 4-3-1-2 finale.
Matteo Zizola