La prima vittoria casalinga in campionato, una rimonta che ha confermato uno spirito battagliero, la terza gara consecutiva con gol all’attivo dopo le prime giornate di difficoltà realizzativa. Il Cagliari di Davide Nicola è uscito ulteriormente rinfrancato dalla sfida della Unipol Domus contro il Torino, un 3-2 che ha regalato tre punti meritati proseguendo la striscia positiva cominciata con i quattro punti nelle due trasferte consecutive contro Parma e Torino. Non solo, ma anche dal punto di vista tattico è stato fatto un ulteriore passo avanti, con dinamiche sempre più consolidate e singoli che crescono di partita in partita all’interno di un collettivo che sa ciò che fa, quando farlo e, soprattutto, come farlo.
Fase offensiva
Un Cagliari a due facce tra possesso e non possesso e anche tra primo e secondo tempo. Questo ha raccontato la gara contro i granata di Paolo Vanoli, decisa da episodi – su tutti le palle inattive – ma anche dalla bravura dei rossoblù nell’interpretare le indicazioni di Nicola, altrettanto capace di cambiare in corsa dopo aver capito alcuni limiti evidenziati nei primi 45 minuti. Pur se la sostanza tattica è rimasta per quasi tutti i novanta minuti la stessa, al netto di accorgimenti che hanno comunque determinato la svolta della rimonta dopo il 2-1 del Torino. Lo schema base, considerando anche il maggior possesso palla degli ospiti, ha visto Viola e compagni schierarsi con un 5-3-1-1 che, mentre in fase difensiva restava praticamente inalterato, in fase offensiva diventava un 4-4-1-1 pronto a sfruttare le zone laterali più che quelle centrali e di rifinitura.
In costruzione il Cagliari ha optato per un 4+2, con Zappa che si allargava a destra diventando terzino della linea a 4, mentre Augello arretrava dando opzioni di giocata sul lato opposto. I due costruttori erano i due mediani, Makoumbou e Adopo, con il primo con compiti più evidenti nella gestione delle uscite e il secondo con un lavoro da invasore maggiormente spiccato rispetto a quello di costruzione.
L’utilizzo delle fasce per il gioco laterale ha visto ancora una volta la squadra di Nicola spingere per questo tipo di soluzione, con da un lato Augello e Luvumbo – più il mediano di parte Makoumbou – cercare la combinazione attraverso sovrapposizioni del terzino e gli uno contro uno dell’angolano e dal lato opposto la partecipazione attiva di Viola a supporto del trio Zappa-Zortea-Adopo. Soprattutto la zona laterale destra è diventata quella di maggior utilizzo da parte del Cagliari, con Zappa che da terzino andava a supporto di Zortea, mentre Adopo garantiva lo scarico centrale e Viola si proponeva nella zona di rifinitura per aggiungere tecnica e imprevedibilità a una giocata codificata e, nel lungo termine, leggibile.
Come anticipato la posizione tra le linee del Torino scelta da Viola è stata abbastanza atipica. Sempre nella zona di rifinitura, ma dopo aver trovato in Linetty uno schermo difficile da superare, il numero 10 rossoblù si è spostato maggiormente sul lato esterno, creando così lo spazio per i tagli di Piccoli e lasciando che Luvumbo si avvicinasse maggiormente nella parte centrale della trequarti. L’intelligenza tattica di Viola ha permesso così di creare maggiore densità nell’area destra del campo, ricevere più palloni e attirare a sé la copertura dell’avversario liberando lo spazio alle proprie spalle per le verticalizzazioni verso Piccoli.
L’attacco della linea difensiva del Torino è così arrivato grazie a quanto messo in atto nella zona di rifinitura, con palloni che giocati sulle corsie laterali venivano poi indirizzati verticalmente assecondando i movimenti di Piccoli, per poi andare a supporto sia con i due trequartisti Viola e Luvumbo sia con l’inserimento di Adopo. Questo almeno nella prima frazione, perché poi nella seconda – dopo i cambi – il canovaccio tattico è stato modificato. Non più Luvumbo a fare il movimento dentro-fuori-dentro, ma Marin gestire il centrocampo centralmente come costruttore e Makoumbou e Adopo come invasori. Allo stesso tempo Viola svariava su tutta la zona di rifinitura, mentre Piccoli fungeva da riferimento offensivo come nel primo tempo. Strategia poi nuovamente cambiata con gli ingressi di Lapadula e Gaetano, con il doppio centravanti che ha liberato l’ex Atalanta dal doppio compito di appoggio e finalizzazione e l’ex Napoli ad attaccare lo spazio tra le linee partendo da una posizione più arretrata.
Fase Difensiva
Il Torino, come anticipato, ha mantenuto il pallino del gioco alla voce possesso palla per più tempo rispetto ai padroni di casa. Senza, però, dare la sensazione di comandare la gara, tutt’altro. Il Cagliari, dal canto proprio, ha lasciato che ciò avvenisse senza particolari problemi.
La prima pressione dei rossoblù di Nicola non era improntata all’aggressività. La scelta è stata quella di andare alti, ma senza optare per l’uomo su uomo né tantomeno senza troppa foga. La costante, almeno nei primi 45 minuti, è stata la posizione di Adopo che andava a prendere il braccetto di sinistra del Torino (Masina), mentre Piccoli e si dividevano gli altri due centrali e Luvumbo andava a schermare Lazaro. A volte, però, poteva accadere che l’angolano si spostava sul braccetto di destra (Walukiewicz) con Piccoli e Viola ad alternarsi sulla copertura della linea di passaggio verso Ricci e il secondo che andava su Coco. Raramente Makoumbou saliva sempre verso Ricci in una sorta di play contro play estemporaneo.
Proprio Makoumbou ha svolto un compito da equilibratore che, finché le gambe hanno retto, è stato decisivo per aiutare la linea difensiva. Innanzitutto nella copertura laterale quando il Torino provava a creare densità nella zona di sinistra della difesa del Cagliari, con il congolese che seguiva l’uomo diretto aggiungendosi alla linea difensiva tra Augello e il braccetto di sinistra Luperto; poi come mediano puro in mezzo al campo che, anche in situazioni di marcature uomo su uomo, restava a copertura della zona centrale senza farsi coinvolgere dal giro palla e dai movimenti dei giocatori granata.
La linea difensiva del Cagliari è rimasta comunque per tutta la partita schierata a cinque, con Zappa a fare da braccetto destro, Luperto da braccetto sinistro, Mina da riferimento centrale e Zortea-Augello come quinti sui rispettivi lati. Una linea che però ha avuto la tendenza ad abbassarsi, senza correre eccessivi rischi forse temendo l’attacco alle spalle sia sugli esterni che soprattutto nelle vie centrali da parte di Adams, Sanabria e di Vlašić come incursore tra le linee. La copertura dei mezzi spazi è diventata così l’arma per ovviare ai tentativi dei granata, con discreto successo viste le poche occasioni nitide per gli ospiti.
Una linea sì compatta, ma che aveva in Zappa l’elemento di rottura. L’ex Pescara, infatti, al contrario dei compagni, ha seguito Sanabria anche quando il paraguaiano – peraltro con discreta sequenza – andava a supporto della manovra abbassandosi fino alla metà campo. Il limite comunque non sfruttato dal Torino è stato rappresentato dalla poca reattività di Zortea e Adopo nell’andare a coprire il mezzo spazio lasciato libero proprio da Zappa, lasciando così un’ampia porzione di campo tra Mina e la fascia dove i granata avrebbero potuto colpire con gli inserimenti.
I gol
Palle inattive, ma non solo, Le cinque reti della Unipol Domus raccontano anche di un altro limite del Cagliari, capace però di trasformarlo in forza in chiave offensiva. Se la rete che ha aperto la partita è arrivata da una punizione calciata direttamente in porta da Viola, diverso il discorso per il pareggio prima del Torino e poi dei rossoblù, con in mezzo il gol del momentaneo vantaggio ospite.
Il colpo di testa con il quale Sanabria ha battuto Scuffet rientra nella voce distrazione individuale. La squadra di Nicola, difesa a zona con il classico castello, ha pagato il ritardo di Mina nell’interpretare la traiettoria dalla bandierina, con il centravanti avversario bravo ad attaccare lo spazio e il colombiano che non copre la propria zona di riferimento.
Discorso differente per la rete di Linetty per il temporaneo 2-1 in favore del Torino. L’azione è prolungata, il Cagliari si è disunito, ma ancora una volta è una distrazione individuale a far pagare il conto. Forse confuso dal sacrificio in copertura di Piccoli, Adopo non va a raddoppiare sul polacco ma resta a guardare la giocata, creando i presupposti per la conclusione da fuori area del centrocampista polacco. Da aggiungere anche la scelta inizialmente corretta di Makoumbou – marcatura sull’uomo di riferimento e uscita verso il pallone successiva – che però diventa mancanza quando nel contrapporsi alla conclusione si gira e non attacca l’avversario con la dovuta aggressività.
Interessante l’azione del 2-2 siglato da Palomino. Nuovamente su palla inattiva, nuovamente su calcio d’angolo, con il centrale argentino che parte da fuori area per tagliare verso il primo palo e prendere il tempo agli avversari, ritrovandosi poi nello sviluppo della giocata a essere riferimento sul secondo palo dopo la torre di Luperto, anche lui bravo a staccarsi dalla marcatura per andare sulla zona più lontana e creare i presupposti per la rete del pareggio.
Il gol decisivo – o meglio, l’autogol – nasce da un utilizzo differente della zona di rifinitura centrale. La causa risale all’ingresso di Lapadula, che dà più soluzioni numeriche per l’attacco alla linea e sposta l’attenzione dei centrali del Torino. Questo permette intanto a Piccoli di poter fare un movimento prima in verticale e poi a rientrare verso il pallone di Zappa tra le linee e, soprattutto, a Gaetano di attaccare l’area tra le linee granata e diventare ricevitore della giocata da pivot di Piccoli. Il resto sono una serie di movimenti senza palla che mettono in difficoltà il Torino, oltre alla deviazione sfortunata di Coco – ma non completamente casuale – che regala i tre punti al Cagliari.
Matteo Zizola