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L’Analisi | Tattica liquida, Prati e mentalità: Ranieri ferma l’Inter in tre mosse

L'esultanza dei rossoblù dopo il gol di Viola in Inter-Cagliari | Foto Valerio Spano
L'esultanza dei rossoblù dopo il gol di Viola in Inter-Cagliari | Foto Valerio Spano
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“Cagliari didn’t read the script!”. Con questa esclamazione il telecronista del canale inglese della Lega Serie A ha commentato il momentaneo pareggio siglato da Shomurodov che aveva portato sull’1-1 i rossoblù contro l’Inter. Il Cagliari non ha letto il copione, insomma. Perché di fronte ai prossimi campioni d’Italia gli uomini di Claudio Ranieri hanno voluto stracciare quanto scritto sulla carta e recitare un’opera inattesa sia dai nerazzurri di Simone Inzaghi sia dagli spettatori neutrali e, perché no, dagli stessi tifosi di Mina e compagni.

Jankto e Mina

Il copione, appunto. Quello preparato da Ranieri con una formazione a sorpresa, sia per la tattica sia, soprattutto, per gli uomini scelti. L’Inter maestra nel gioco da esterno a esterno, fino al gol contro il Bologna arrivato grazie a un assist di Bastoni per Bisseck, un’ulteriore evoluzione con la rete “da braccetto a braccetto” come manifesto dell’allenatore nerazzurro. E così Sir Claudio ha pensato a una rivoluzione ragionata. Fuori Dossena, nel 3-4-2-1 nemmeno Wieteska trova spazio, dentro a destra Hatzidiakos e a sinistra Obert ai lati di Mina per dare maggiore rapidità alle chiusure delle corsie laterali. Le coppie formate dal greco e Di Pardo e dallo slovacco e Augello sono diventate la chiave per fermare le scorribande di quelle interiste Bastoni-Dimarco e Bisseck-Darmian. Eppure, la prima mezz’ora, non è stata tutta rose e fiori, tutt’altro. E a fare da spartiacque la scelte di sostituire Jankto con Prati dopo ventinove minuti di gioco. Il perché è spiegato dalla prestazione di Barella, con un prima e un dopo nettamente differente.

La prima pressione del Cagliari non era in grado di trovare le giuste misure e la copertura corretta dei mezzi spazi. Makoumbou, nel primo tempo sul centrosinistra, si doveva sdoppiare tra il controllo visivo di Barella e il pressing alto o su Acerbi o su Calhanoglu. L’elemento che rendeva complesso il lavoro del centrocampo rossoblù era Jankto, incapace di scegliere adeguatamente chi seguire tra l’ex numero 18 rossoblù e il braccetto di destra nerazzurro Bisseck.

Con le linee schierate nella propria metà campo, il Cagliari non riusciva a risolvere l’enigma mezzi spazi. Questo perché le rotazioni dei mediani dell’Inter mettevano a dura prova i polmoni di Sulemana e Makoumbou, mentre anche Sanchez supportava la manovra abbassandosi tra le linee. Ancora una volta Jankto si ritrovava spesso nella terra di nessuno, senza seguire Bisseck e senza nemmeno supportare la mediana come mezzala aggiunta.

Il gol del vantaggio di Thuram parte così da lontano, ossia da un Barella che diventa play basso mentre il ceco ex Sampdoria non riusciva a chiudere la linea di passaggio e restava allo stesso tempo troppo distante da Bisseck, così come non forniva l’adeguata copertura proprio su Barella e i suoi movimenti sia in avanti che ad abbassarsi per creare gioco.

La rete nerazzurra nasce dunque da uno sfilacciamento della mediana nella gestione della fase di non possesso, ma non solo. Perché quando la sfera raggiunge Darmian nei pressi della linea laterale è Mina a sbagliare la scelta. Come accaduto contro il Verona, seppur in quel caso in campo largo, il colombiano decide a palla scoperta di fare un passo in avanti per provare a mettere in fuorigioco Sanchez quando, al contrario, sarebbe stato più corretto scivolare verso la propria area per coprire lo spazio tra lui e la porta e chiudere così la giocata del cileno. Da notare come in questo momento Sulemana sia tra due fuochi, conseguenza dell’inferiorità numerica in mezzo al campo.

Una volta che Sanchez arriva sul fondo e con Mina in ritardo, a mancare è la copertura di Hatzidiakos che non riesce a leggere per tempo il pericolo e si concentra sul possibile pallone all’indietro verso l’accorrente Mkhitaryan piuttosto che sull’accorciare sul più pericoloso Thuram. Un dettaglio e non certamente la colpa principale, ma comunque una scelta che si rivela errata.

Che Jankto fosse l’anello debole della gestione della mediana e dei mezzi spazi risulta evidente poco prima che Ranieri decida per il cambio tattico e di uomini. Makoumbou è costretto spesso e volentieri a chiamare un compagno della difesa all’uscita dalla retroguardia per accorciare su Barella, mentre Jankto il ceco resta sistematicamente a metà tra Bisseck e l’ex rossoblù senza contenere nessuno dei due.

Non solo difesa

A prescindere dai problemi di gestione della fase difensiva, anche con Jankto in campo il Cagliari non accetta il ruolo di vittima sacrificale e prova a rispondere ai colpi dell’Inter. Le ripartenze vengono accompagnate da più uomini senza che Luvumbo e Shomurodov vengano lasciati soli nel tentativo di colpire la retroguardia avversaria.

La prima occasione per l’angolano è un esempio di ciò che si vedrà per tutto l’arco dei novanta minuti. Un Cagliari che ci prova, che con uno spirito differente rispetto al passato prescinde dai numeri tattici – difesa a tre o a quattro che sia – e punta tutto sull’atteggiamento degli interpreti. Non è un caso che siano in quattro in prossimità dell’area nerazzurra, con Sulemana sempre pronto a fare da centrocampista box to box alternandosi nel compito con Makoumbou. Così come seppur sotto di un gol, i rossoblù non provano a trascinare il punteggio nella speranza di colpire nell’ultima parte di gara, bensì cercano di risalire la china fin dalla metà della prima frazione. La gestione del possesso è funzionale a portare più uomini nella trequarti avversaria, con Di Pardo e Augello pronti ad assecondare la manovra dando respiro sugli esterni, mentre i due mediani – ancora prima dell’ingresso salvifico di Prati – cercavano di far salire le linee con pazienza.

Mossa Prati

Una volta capito che Jankto non sarebbe stato in grado di svolgere il doppio compito di copertura del braccetto di riferimento e di controllo di Barella alle proprie spalle, Ranieri opta per un cambio di uomini e tattico che diventerà la chiave della crescita del suo Cagliari.

Prati entra al posto del compagno ceco e così sia Sulemana che Makoumbou possono ridurre la porzione di campo di competenza e aumentare i giri della pressione offensiva, ma soprattutto schermare adeguatamente le rotazioni dei tre centrocampisti nerazzurri e i triangoli tra gli interni, gli esterni e i terzi di difesa di Inzaghi. Importante la posizione proprio di Makoumbou che si può concentrare sul solo Barella senza rimanere tra due fuochi e allo stesso tempo provare a tessere la manovra.

Difesa a tre, ma non solo

La vera mossa che cambia le sorti offensive del Cagliari, però, è la capacità di trasformazione tattica in fase di possesso grazie alla duttilità degli interpreti in campo.

Il pareggio di Shomurodov arriva infatti con i rossoblù che non sono disposti con il 3-5-2, ma con una sorta di 4-4-2 che vede Obert allargarsi come terzino sinistro, Di Pardo abbassarsi a quarto di destra, Mina e Hatzidiakos a completare il reparto e, soprattutto, Augello a fungere da esterno di centrocampo con compiti di aggressione della zona centrale. Prati e Sulemana diventavano così i due mediani, Makoumbou si allargava sulla sinistra mentre Luvumbo e Shomurodov svolgevano compiti da punte vere e proprie alternandosi nei ruoli di numero 9 e sottopunta.

L’altra differenza sostanziale nella ripresa è stata l’inversione di lato tra Makoumbou e Sulemana, con quest’ultimo che si dedicava alla marcatura quasi a uomo di Frattesi per limitarne la pericolosità negli inserimenti senza palla verticali. Un 3-5-2 o 5-3-2 che si voglia che diventava così un 6-2-2 quando l’ex Sassuolo provava a entrare nello spazio tra braccetto e quinto, con Sulemana pronto ad abbassarsi per risolvere il possibile problema.

Non solo rincorsa

Vero è che il Cagliari, da posizione di svantaggio, è stato costretto a non limitarsi alla chiusura degli spazi. Altrettanto vero, però, è che i rossoblù anche dopo il 2-2 non si sono accontentati di portare a casa il punto, anzi. E non è casuale il modo in cui è arrivata l’occasione per raccogliere i tre punti con Viola dopo che il numero 10 aveva pareggiato i conti.

Proprio la rete del pareggio definitivo del fantasista calabrese è un altro esempio dell’atteggiamento tutt’altro che rinunciatario del Cagliari. Prima è Hatzidiakos a supportare Zappa nella manovra sulla destra, poi sulla respinta della difesa dell’Inter si può notare come Obert sia ben oltre la metà campo pronto ad attaccare Arnautovic. Non solo, ma sono ben otto i giocatori di Ranieri nella trequarti dell’Inter, con su tutti Prati, Augello, Zappa, Sulemana e Makoumbou o all’interno o in prossimità dell’area nerazzurra.

L’occasione finale capitata sulla testa di Viola, infine, è un altro esempio lampante di un atteggiamento positivo della squadra. L’Inter prova l’ultimo assalto per arrivare alla vittoria, ma sia il numero dieci che Lapadula restano comunque alti senza andare sotto la linea della palla. La difesa non si chiude dentro la propria area, Prati è pronto a uscire sul portatore, Sulemana resta anche lui attento per un’eventuale palla da rubare e rilanciare verso l’attacco. Cosa che avviene, con il ghanese che recupera la sfera e l’ex Spal che immediatamente verticalizza mentre il duo Viola-Lapadula, entrambi freschi, attacca alle spalle la difesa di Inzaghi.

Matteo Zizola

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