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L’Analisi Tattica | Idee, volontà e attacco: Nicola ha trovato il suo Cagliari?

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La prima vittoria in campionato del Cagliari di Davide Nicola non ha solo dato tre punti fondamentali per il morale, ma anche messo a posto una classifica che vedeva i rossoblù all’ultimo posto prima della trasferta di Parma. Superati Monza e Venezia, raggiunti proprio i gialloblù di Fabio Pecchia assieme a Lecce e Genoa, avvicinato il Verona. E se i punti raccolti fanno sorridere il tecnico piemontese, sono le risposte positive ai cambi tattici e di uomini a regalare diversi aspetti positivi all’allenatore. Oltre, dettaglio fondamentale, la capacità di buttare il cuore oltre ostacoli che in tempi più e meno recenti avrebbero riportato a galla vecchi fantasmi.

Svolta

Non una sorpresa, ma una modifica ampiamente annunciata già dalla vittoria in Coppa Italia contro la Cremonese. Il Cagliari ha cambiato pelle, non più difesa a tre e centrocampo a cinque, ma una retroguardia a quattro con una mediana sulla stessa falsariga e il trequartista a supporto della punta centrale. Schieramento comunque flessibile, grazie al lavoro sugli esterni sia bassi che alti e all’intelligenza tattica del numero dieci, nello specifico Viola. Fino alla fase finale che ha visto Nicola riportare la linea a tre davanti a Scuffet, ricevendo risposte positive anche dopo questa modifica. La chiave della vittoria rossoblù è stata senza dubbio il centrocampo, non solo per la fisicità del duo Makoumbou-Adopo, quanto soprattutto per il lavoro di Viola. Sorprendentemente più come schermo in fase di non possesso che come regista offensivo. Non che sia mancato il secondo aspetto, anzi, ma la capacità del numero 10 calabrese di coprire sul creatore di gioco del Parma Bernabé – insieme alla presenza di un uomo in più in mediana quando necessario – ha permesso al Cagliari di dominare nella zona centrale del campo per tutto il primo tempo.

Presenza

A fare la differenza tra Cagliari e Parma è stata non solo la prestazione degli interpreti e in questo la scelta di confermare il duo Makoumbou-Adopo ha avuto un peso fondamentale. A segnare il solco tra padroni di casa e ospiti è stata la qualità della corsa, con una copertura totale del campo e non uno schieramento spezzato in due come quello gialloblù.

Il gol del vantaggio firmato da Zortea è arrivato dopo un dominio territoriale evidente, con il Cagliari capace di riempire costantemente l’area avversaria con tanti uomini senza perdere in compattezza nelle poche transizioni del Parma. Quando l’azione si sviluppa nel lato sinistro dell’area di rigore ducale, sono cinque i rossoblù dentro i sedici metri più due in supporto tra esterno e limite. La presenza di Obert, scelto da Nicola al posto di Augello, e quella di Adopo come incursore, hanno dato al Cagliari freschezza e tecnica. La posizione da ala destra di Zortea ha permesso di avere uno sfogo sulla fascia simile se non superiore a quello dato da un Luvumbo non in grande serata, ma comunque decisivo con l’assist per il momentaneo 0-1.

Ma qual è il dettaglio che ha fatto sì che il Cagliari potesse essere allo stesso tempo aggressivo, propositivo e non sfilacciato? La risposta è in un giocatore in particolare, ossia Makoumbou. Il congolese ha svolto un lavoro ottimo da equilibratore, restando a protezione della difesa e occupandosi di accorciare per primo sulle eventuali ripartenze rapide di un Parma che ha preferito lasciare alti i suoi attaccanti esterni, liberando di fatto il centrocampo e consegnandolo ai mediani rossoblù. Makoumbou ha messo in mostra un’intelligenza nelle marcature preventive e nel posizionamento che ha permesso ad Adopo di fare il bello e il cattivo tempo con le sue incursioni, senza doversi preoccupare troppo di lasciare un buco alle proprie spalle. E così Zappa ha bilanciato, stringendosi e allargandosi all’occorrenza, la presenza sul lato opposto del duo Obert-Luvumbo e regalando maggiore spazio agli uno contro uno di Zortea con Valeri.

Disattenzioni

Non tutta rose e fiori la serata del Tardini. Un Cagliari uscito dai blocchi di partenza con un primo tempo di altissimo livello, consapevole della propria forza, delle mancanze altrui e capace di svolgere il compito preparato alla perfezione senza troppe difficoltà. Poi, però, la stessa uscita dai blocchi non è stata ottimale – tutt’altro – una volta rientrati in campo dopo il riposo. È subentrata la stanchezza di una squadra che non può permettersi di calare nel ritmo, pena una sofferenza quasi automatica. E che è ancora incapace di capire i momenti della partita, quando accelerare e quando mettere in pausa, pur nel tentativo di tenere il controllo del gioco. Il Cagliari o va a velocità doppia o proprio non va, tertium non datur. E di conseguenza, con la lucidità che manca a causa del calo fisico, ecco che arrivano le disattenzioni. Ci sono anche gli avversari, vero, ma tra un Nicola che ha ritardato cambi che apparivano necessari per mere questioni atletiche e un Parma più presente ecco che il pareggio è diventato logica conseguenza.

 

Nella rete dell’1-1 firmata da Man ci sono diverse situazioni da segnalare. Intanto un Zortea con il fiato corto che ha pagato lo scotto dell’ingresso del più fresco Coulibaly. Poi Zappa che tentenna nel dargli supporto nell’uno contro uno, costringendo così il compagno a lasciare il fondo all’avversario senza poter indirizzare diversamente la giocata. In mezzo non capiscono il pericolo in arrivo né LuvumboAdopo. Il primo, pur non essendo il suo compito naturale, sarebbe l’uomo designato a seguire Man nell’eventuale e leggibile palla all’indietro di Coulibaly. Con una difesa che, fisiologicamente, è portata a scappare verso la porta per evitare il pallone orizzontale. Adopo, dal canto suo, avrebbe tutto il tempo di andare a coprire la zona vuota dentro i sedici metri chiudendo l’unica linea di passaggio aperta per l’esterno sinistro del Parma.

Una volta che Coulibaly ha saltato Zortea tutti i nodi dell’atteggiamento dei tre giocatori indicati vengono al pettine. Il terzino sinistro del Parma è libero di scegliere se mettere la sfera in orizzontale o verso i sedici metri perché Zappa non ha supportato il compagno e perché Adopo non ha chiuso l’unica linea aperta, Man è senza uomo a disturbarlo e può chiamare il pallone su di sé perché Luvumbo non ha compiuto la scelta difensiva corretta, andando a dare maggiore densità in una zona dell’area già ampiamente difesa dai compagni. Il gol, frutto anche delle qualità tecniche di Man, diventa una conseguenza quasi ovvia.

Adopo e voglia

Vai in vantaggio dopo aver dominato nel gioco e nell’atteggiamento. Subisci il ritorno degli avversari sia per questioni fisiche sia perché è una normale dinamica in qualsiasi gara di Serie A. Rischi di capitolare nuovamente. Eppure trovi la spinta per andare a cercare i tre punti e non accontentarti e lo fai per ben due volte, dimostrando una crescita mentale decisiva per raggiungere l’obiettivo. Capisci che difendere non è il tuo forte e così attacchi. E svolgi il lavoro con voglia, sostanza e aiuto reciproco. Il tutto grazie a singoli che si elevano, ma che senza l’apporto del collettivo non avrebbero potuto brillare in maniera così luminosa. L’esempio è sicuramente Adopo, fondamentale negli strappi che hanno portato ai gol dell’1-2 prima e del 2-3 poi. Ma non solo il francese, anzi.

Il gol di Marin è un esempio da manuale della ricerca della vittoria senza badare troppo al sodo, ma con un atteggiamento propositivo a costo di rischiare qualcosa. Quando Adopo parte dalla destra per tagliare verso il centro la prateria che si apre davanti a lui è frutto di movimenti senza palla decisivi. Quello di Zortea sulla destra che sposta l’attenzione di Coulibaly, quelli di Gaetano e Piccoli a tagliare sempre verso il lato destro dell’area a mettere pressione sui centrali difensivi del Parma e sul terzino destro a supporto, quelli che arrivano da lontano di Augello e Marin. La posizione iniziale del romeno e del terzino ex Sampdoria è indicativa. Corsa in avanti, non perdere la possibilità di affondare, la voglia di dare una mano e, perché no, di essere proprio loro a chiudere l’azione con una conclusione.

Quando Marin stoppa il pallone prima del tiro a giro a superare Suzuki sono ben sei, compreso l’ex Empoli, i giocatori rossoblù negli ultimi 18 metri. Contro solo quattro del Parma. E con numerose soluzioni, dalla conclusione diretta proprio di Marin all’appoggio per Augello arrivato al limite dell’area, fino all’attesa per evitare il fuorigioco prima di servire o Adopo o Piccoli o Gaetano. Una quantità di possibilità enorme che nasce dalla volontà e dalla capacità di mettere in pratica l’idea di Nicola di un Cagliari propositivo e pronto ad attaccare gli spazi. Un disegno tattico perfetto visto l’avversario e i suoi limiti nella copertura degli spazi.

La rete del definitivo 2-3 è quasi una fotocopia della precedente. Qualche differenza, ovviamente, ma per atteggiamento, volontà, supporto e soprattutto movimenti senza palla a creare difficoltà alla retroguardia del Parma è la copia carbone di quella di Marin. Questione anche tecnica, perché devi avere il Viola di turno – come in questo caso il Gaetano – che esegue la giocata nei modi e nei tempi giusti e devi avere il finalizzatore che, finalmente, finalizza.

Non sono mancati altri aspetti da correggere, come l’occasione di Mihaila dopo i primi assalti del Cagliari che ha visto Mina farsi utilizzare come perno da Bonny per poi aprire verso il romeno. O come il possibile 2-1 mancato da Sohm, con ancora Mina che recupera in ritardo e la difesa scoperta a seguito di una transizione rapida del Parma. Ma sono conseguenze di un atteggiamento propositivo che non può non lasciare campo anche alle iniziative di avversari veloci e tecnici e che fanno parte di un percorso di crescita nel quale, capite le difficoltà nella gestione difensiva bassa, si è scelto consapevolmente di limitarla attraverso l’attacco. Scelte, appunto, che alla fine hanno regalato prestazione e punti, mettendo d’accordo giochisti e risultatisti. Ed è questa la vera vittoria di Nicola dopo la serata del Tardini, pur con la consapevolezza che il lavoro da fare non manchi e che la prova Juventus in arrivo non regalerà le stesse possibilità date da un Parma fin troppo allegro e offensivo.

Matteo Zizola

 

 

 

 

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