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L’Analisi tattica | Fasce e transizioni, il Cagliari di Nicola cresce

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Una vittoria sofferta, arrivata a quindici minuti dal novantesimo, con un cambio iniziale di strategia e con momenti di difficoltà superati con l’organizzazione. Dal punto di vista dello spettacolo Cagliari-Verona non è stata certamente la migliore gara dei rossoblù di Davide Nicola in questa prima parte di campionato, ma nel complesso – al di là del risultato – la sfida contro l’Hellas è stata un deciso passo avanti non solo in classifica, ma nella consapevolezza di essere sulla strada giusta. Insomma, nonostante le criticità, i tre punti ottenuti contro la squadra di Paolo Zanetti hanno forse sancito la nascita del Cagliari di Nicola come collettivo e, va da sé, tatticamente.

Novità e modifiche

L’allenatore rossoblù ha sorpreso nelle scelte iniziali. Confermata l’ormai rodata difesa a quattro con Zappa, Mina, Luperto e Augello, con davanti a loro i due mediani classici che, in questo caso, hanno visto dall’inizio la presenza di Marin e Makoumbou. Sugli esterni nulla di nuovo con Zortea a destra e Luvumbo a sinistra, mentre la vera novità si è vista in attacco.

Il solito dubbio della vigilia tra Gaetano e Viola come supporto di Piccoli è stato vinto dal terzo incomodo Lapadula. Nicola ha così optato per il doppio centravanti, con ripercussioni automatiche nello sviluppo del gioco. Non più infatti una costante ricerca dei triangoli sull’esterno con l’aiuto del trequartista di turno, ma piuttosto un utilizzo delle corsie laterali più classico per provare a servire con i cross i due attaccanti.

La costruzione del Cagliari è stata basata nuovamente sul 4+2, con la retroguardia a impostare dal basso e i due centrocampisti centrali che alternativamente andavano alla ricezione del pallone per poi decidere come giocarlo. Lo schieramento a specchio del Verona ha creato coppie automatiche in ogni zona del campo, con la squadra di Nicola che ha provato a trarre beneficio da alcuni duelli.

Una costante della prima parte di campionato dei rossoblù è stata quella della ricerca della fascia destra con la formazione di triangoli tra il duo Zappa-Zortea e il mediano di parte, contro l’Hellas ruolo affidato a Marin. L’assenza del trequartista ha tolto un’ulteriore opzione di giocata con la trasformazione del triangolo in quadrilatero e Lapadula, chiamato a svolgere quel tipo di supporto, non è riuscito nel compito normalmente affidato a uno tra Gaetano e Viola.

Se l’attacco alla linea attraverso le sovrapposizioni sulla corsia di destra non è stata la solita chiave della fase offensiva del Cagliari, allo stesso tempo la creazione di densità sul lato di Zappa e Zortea non è stata vana. Perché rispetto alle precedenti partite i rossoblù hanno finalmente provato a sfruttare il lato opposto, spostando l’attenzione del Verona da una parte per poi cercare di spostare con velocità la sfera dall’altra. In alcuni casi attraverso i cambi gioco di Marin, in altri con un giro palla rapido. La volontà di cercare l’uno contro uno di Luvumbo con Tchatchoua è stata chiara fin dai primi minuti, ma non è stato solo l’angolano a fungere da grimaldello per aprire la difesa gialloblù.

La prestazione di Augello è stata la chiave principale della fase offensiva degli uomini di Nicola. Piuttosto che preoccuparsi di Suslov difensivamente, l’ex Sampdoria ha cercato di spingere il più possibile per sfruttare le carenze in fase di non possesso dell’esterno d’attacco del Verona. Da una parte dunque Luvumbo che ha provato a sfruttare i limiti di Tchatchoua in copertura, dall’altra Augello che ha tentato di fare altrettanto con Suslov.

Una delle novità della sfida contro l’Hellas è stato il lavoro proprio del duo sulla corsia di sinistra che ha, per certi versi, copiato quanto visto spesso sul lato opposto. Pur se con caratteristiche differenti rispetto a Zortea, infatti, anche Luvumbo si è abbassato in diverse occasioni chiamando a sé l’avversario diretto e liberando così lo spazio per la corsa verticale di Augello, che diventava in questi casi una vera e propria ala.

Dopo un primo tempo che ha visto il Cagliari costruire con il classico 4+1, già da inizio ripresa Nicola ha optato per una soluzione differente. L’ingresso di Adopo al posto di Marin ha portato a più compiti in costruzione per Makoumbou, con l’ex Atalanta a fungere maggiormente da incursore. Il risultato è stato il passaggio a un unico giocatore di supporto alle giocate dal basso, con la linea a quattro che ha trovato nel franco-congolese il regista designato per le uscite palla a terra.

Una prima ora di gioco che ha visto i rossoblù di Nicola provare così una strategia alternativa, finché l’allenatore piemontese non ha deciso di tornare al 4-2-3-1 delle settimane precedenti. Con Felici al posto di Zortea e Luvumbo dirottato sulla fascia destra, è stato soprattutto l’ingresso di Viola per Lapadula a cambiare la fase offensiva del Cagliari. Piccoli è tornato al solito ruolo di unica punta centrale e riferimento di ogni azione d’attacco, la posizione del numero 10 ha aiutato i due mediani in fase di non possesso e messo in difficoltà un Verona non più facilitato dallo schieramento a specchio, mentre l’attitudine più offensiva di Felici ha dato sfogo alla manovra su entrambe le fasce.


Il gol decisivo segnato da Piccoli è l’esempio dei progressi del Cagliari alla voce dettagli. L’attenzione nelle fasi di transizione è migliorata anche difensivamente, pur se con qualche criticità che ha portato alle due occasioni di Lazovic, ma è soprattutto nelle transizioni offensive che i rossoblù hanno fatto un deciso passo avanti. Innanzitutto con smarcamenti preventivi che hanno messo il Verona in crisi: la rete infatti nasce da un lancio di Montipò con il duello aereo vinto da Augello sul diretto avversario e con Adopo, Viola e Felici abili nel farsi trovare liberi e pronti sulla seconda palla. Lo schieramento dell’Hellas, non più aiutato da accoppiamenti scontati, ha così creato i presupposti per l’attacco alla linea attraverso una verticalizzazione rapida. Felici ha così potuto lanciarsi nella corsa verticale, ben assecondato da Adopo dopo l’uno due tra l’ex Atalanta e Viola.

Dalla situazione appena descritta arriva la rimessa laterale che è il preludio al gol di Piccoli. Nella fase finale dell’azione è da sottolineare la posizione di Zappa, alto e in prossimità dell’area del Verona. Non solo, ma anche Piccoli è abile nel far restare bassi i due centrali per poi staccarsi andando a ricevere il pallone all’indietro di Felici. Ovviamente a fare la differenza sono i tempi di gioco e la qualità di Makoumbou nell’uno due dentro i sedici metri con l’ex Feralpisalò, oltre al passaggio finale di quest’ultimo eseguito nel momento e con la velocità giusti.

Non possesso

Il Verona ha creato pericoli pur se non con continuità e, a parte un approccio aggressivo in entrambi i tempi, il Cagliari non ha dovuto soffrire più di tanto o trovare accorgimenti speciali contro la fase offensiva dei veneti.

La squadra di Zanetti ha di fatto rinunciato alla costruzione dal basso. Probabilmente per il momento complicato e per ridurre al minimo i possibili errori, i gialloblù hanno optato per i rilanci lunghi con Montipò. Le poche volte che l’Hellas ha cercato di giocare palla a terra dalla difesa, il Cagliari si è contrapposto uomo su uomo sfruttando gli accoppiamenti naturali dati dallo schieramento a specchio. Le due punte sui due centrali difensivi, le due ali sui due terzini, Marin alto ad attaccare Serdar o Belahyane a seconda di chi andava a chiedere il pallone in costruzione, mentre l’altro mediano si accoppiava al secondo centrocampista.

Un altro aspetto della fase di non possesso del Cagliari ha visto la riproposizione di una costante ormai nota nella strategia di Nicola. Difesa a quattro sì, ma con Zappa come uomo chiamato a rompere la linea seguendo uomo su uomo chi tra gli avversari provava a farsi servire in zona di rifinitura. Compito nel Verona svolto spesso a volentieri da Lazovic, con l’ex Pescara che non badava a tenere la posizione, ma piuttosto si accoppiava al serbo per evitare problemi tra le linee.

Passi in avanti concreti nella gestione dei momenti, nella cura delle fasi di transizione nonostante alcune criticità ancora da risolvere e nelle consapevolezza dei propri mezzi. La vittoria contro il Verona ha così probabilmente aperto la fase due del Cagliari di Nicola, quella del raccolto dopo i primi mesi di semina. Sempre propositivo, ma con maggiore attenzione e con una coperta meno corta dal punto di vista tattico. Meno aggressivo, forse, ma sicuramente più equilibrato e capace di utilizzare soluzioni differenti anche in fase di possesso. La prossima gara in trasferta contro la Fiorentina rappresenta una prova importante per testare questi progressi, ma la strada appare tracciata.

Matteo Zizola

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