Errori individuali che nascono da errori collettivi. Il dubbio che siano le richieste a portare alle difficoltà, oltre le scelte errate dei singoli. Confusione, ritardo fisico e mentale, poche idee: il Cagliari di Davide Nicola ha fatto non uno, ma diversi passi indietro rispetto alle prime quattro giornate nella sconfitta casalinga contro l’Empoli. Nella prestazione, perché nei punti i campanelli d’allarme non erano mancati, anzi. Dal primo al novantesimo minuto non si è mai percepito uno spunto, un moto d’orgoglio, ancora di più la chiarezza negli intenti tattici.
Approccio debole
Difesa a tre, centrocampo a cinque e due punte. Questa la scelta di Nicola per il Cagliari nella sfida contro la squadra di Roberto D’Aversa. Senza il classico trasformismo in fase di possesso, perché con Gaetano in panchina è mancato il suo passare da mezzala in contenimento a trequartista con la palla nei piedi dei rossoblù. Questo per 45 minuti, perché sotto di una rete dopo la prima frazione il tecnico piemontese ha sì dato una sterzata tattica: Pavoletti per Makoumbou, dal 3-5-2 al 3-4-3, per poi stravolgere sistematicamente la squadra nell’ultima mezz’ora dopo ogni cambio. Difficile capire cosa sia accaduto tatticamente dopo lo 0-2, difficile dare numeri e dettagli e andare dietro ai continui spostamenti di pedine da parte di Nicola.
Che non fosse un tardo pomeriggio di grandi emozioni in casa Cagliari lo si è capito praticamente subito. Giro palla lento, poco movimento della mediana, utilizzo relativo delle fasce, seconde palle quasi mai raccolte nonostante il lancio verso Piccoli come soluzione preferita. E la prima occasione dell’Empoli è stato un segnale preoccupante alla voce atteggiamento e concentrazione. Un cross dalla destra per certi versi innocuo, sicuramente leggibile, che ha visto Scuffet rimanere sulle sue, la difesa restare a guardare e Zortea prolungare favorendo la conclusione di Pezzella. Una superiorità numerica dentro i sedici metri che è risultata inutile alla prova dei fatti, nessuno a prendersi la responsabilità di attaccare il pallone e la paura di chiudere sul cross alto.
Svantaggio collettivo
La rete dello 0-1 firmata da Colombo ha visto come principale imputato Makoumbou, reo di aver tenuto in gioco l’attaccante scuola Milan per una mancata lettura del momento e della situazione di gioco. Fermarsi però all’errore del nazionale congolese sarebbe, appunto, un errore. Perché oltre a una prestazione pesantemente sottotono e all’episodio dell’1-0 per l’Empoli, c’è un ‘azione nel complesso che mette a nudo l’atteggiamento di altri singoli e soprattutto del collettivo. Creando dubbi più che sulle scelte individuali su quelle di chi comanda dalla panchina. Perché, di fatto, non è la prima volta che in questa stagione si vedono le stesse letture e conseguenti mancanze.
La giocata che porta alla rete dello svantaggio del Cagliari nasce dalla conduzione dal basso di Mina. Ciò che si nota è la posizione di Luperto così come quella di Zappa. Entrambi i braccetti della difesa a tre sono larghi (rettangoli gialli), praticamente nella zona tipica dei terzini in una retroguardia a quattro. Aspetto che diventa decisivo non appena il centrale colombiano, forse a causa della frustrazione di un giro palla che nella prima mezz’ora non aveva portato a nulla se non a lentezza e zero occasioni, decide di lanciare in avanti. L’imprecisione del gesto tecnico porta alla transizione dell’Empoli che conquista palla e riparte in verticale immediatamente. Da segnalare, infine, il posizionamento dei due centrocampisti con compiti di regia (cerchi bianchi), Marin e Makoumbou: entrambi sono bassi, entrambi praticamente fungono da difensori centrali non appena la sfera viene riconquistata dagli ospiti.
Quando parte la transizione offensiva dell’Empoli si possono notare diversi dettagli. Il primo è che Mina, già alto a causa dell’avanzamento prima del lancio, decide di andare ad attaccare verso il pallone che è in questo caso gestito da Esposito. Il secondo è la lunga distanza che Luperto deve percorrere per recuperare una posizione più centrale. Il terzo la scelta corretta sia di Marin che di Makoumbou di scivolare verso la propria area andando a chiudere l’eventuale verticalizzazione e comunque lo spazio lasciato libero dal terzetto difensivo. Infine il quarto, la posizione di Zappa che è praticamente appaiato a Henderson.
Con Mina che prova a chiudere su Esposito, ma senza riuscire a tenerlo spalle alla porta e permettendogli di girarsi, Makoumbou è ben piazzato su Anjorin mentre il vero nodo è rappresentato da Zappa che ha perso la sfida diretta sulla corsa con Henderson. Come in un piano inclinato la sfera ha iniziato a rotolare, l’inerzia è completamente a favore dell’Empoli e il Cagliari inizia un inseguimento degli avversari che non può che portare alla conclusione in porta. Con un’ultima soluzione, quella di mettere in posizione di fuorigioco il terminale offensivo, nello specifico Colombo.
Così si arriva alla fase finale e all’errore di Makoumbou. Che fa la scelta giusta nel correre all’indietro, ma la esegue in maniera incorretta nella parte cruciale. Sarebbe bastato un passo in avanti – lo stesso eseguito da Marin e da Luperto – per mettere in fuorigioco Colombo. Invece il centrocampista rossoblù si ferma, sceglie di non scegliere e permette così all’attaccante dell’Empoli di presentarsi davanti a Scuffet e segnare il gol del vantaggio. Tra l’opzione di continuare la corsa per tagliare verso Colombo o fare un passo in avanti per metterlo in posizione irregolare, Makoumbou resta fermo e non fa né l’una nell’altra. Diventando così l’artefice definitivo della rete toscana, pur se non l’unico.
Black-out
Aggressività limitata, concentrazione altrettanto, supporto reciproco inesistente. Una somma di ingredienti che ha portato alla luce spenta in occasione del raddoppio dell’Empoli. Con il Cagliari in netta superiorità numerica dentro la propria area, in un remake della prima occasione della gara già descritta.
Quando Pezzella fa partire il cross dalla sinistra è evidente come i rossoblù siano ottimamente piazzati dentro tutti i sedici metri. Quattro contro due in prossimità dell’area di porta, altri due elementi più Piccoli appena fuori dai sedici metri pronti a raggiungere un’eventuale respinta dei compagni. Augello, sul palo più lontano, appare in controllo su Esposito che sarà di fatto il destinatario del traversone del compagno.
L’aspetto più interessante – in senso negativo – è quanto accade dopo la prima conclusione di Esposito respinta da Scuffet. Certo, c’è la lettura del cross da parte di Augello che incide e non poco – l’ex Sampdoria manca il colpo di testa favorendo l’attaccante – ma c’è soprattutto la staticità di tutta la retroguardia dopo la prima parata del portiere friulano. Basta osservare il fotogramma per vedere come tranne Luperto tutti gli altri rossoblù sono sulle gambe, fermi, senza che nessuno abbia una reazione reale. Situazione che sarebbe comprensibile se si fosse alla fine della ripresa dopo un lungo sforzo per cercare il pareggio, ma che diventa sportivamente inaccettabile quando si è in apertura di secondo tempo. L’aspetto sul quale maggiormente dovrà lavorare Nicola, perché senza abnegazione ogni discorso tattico viene meno.
Matteo Zizola