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L’Analisi Tattica | Difesa a tre e attacco leggero, il Cagliari sorprende a Torino

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Detto, fatto. Come annunciato nella conferenza stampa dell’antivigilia, Claudio Ranieri ha sorpreso tutti con le scelte per il suo Cagliari nella sfida contro il Torino. “Sappiamo come giocheranno, quello che non sanno è come giocheremo noi e questo potrebbe essere un vantaggio”. E così, dopo un’estate di difesa a quattro e il resto a seconda della situazione, ecco che il tecnico rossoblù si è presentato di fronte a Juric con una squadra a specchio, Goldaniga titolare assieme a Luvumbo e fuori gli attesi Augello e Pavoletti.

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Un pareggio meritato, frutto di umiltà, compattezza e senza disdegnare il cercare di colpire l’avversario. Difesa solida, esterni più di copertura che di attacco, mediana con quantità e qualità e un trio offensivo che non dava punti di riferimento, leggero e soprattutto con il compito di non far partire in maniera pulita l’azione del Torino. Ranieri ha optato per un doppio sistema per tutta la partita, anche nel momento di cambio degli interpreti ha voluto adattare giocatori a ruoli differenti piuttosto che modificare sostanzialmente la disposizione dei suoi.

In fase di non possesso il Cagliari ha puntato alla copertura della zona centrale con l’abbassamento sulla linea dei difensori dei due esterni di fascia. Nel primo tempo Zappa a destra e Azzi a sinistra a supporto del trio formato da Goldaniga, Dossena e Obert, mentre nella ripresa Zappa è passato a braccetto di destra con Di Pardo al suo posto sulla fascia senza che cambiasse sostanzialmente la disposizione tattica. Così con i cambi in mezzo al campo, con Makoumbou e Sulemana che in tutta la gara hanno giostrato da mediani uomo su uomo su Ricci e Ilic, mentre davanti Oristanio, Luvumbo e Nandez sono stati lasciati liberi di interscambiarsi, con l’uruguaiano unico dei tre ad aiutare i compagni abbassandosi a centrocampo. Una scelta che ha evitato così l’utilizzo da parte di Juric dei due braccetti della difesa a tre come supporto all’azione offensiva, impegnati a evitare possibili ripartenze dei due giocatori rossoblù più rapidi senza che questi avessero compiti di copertura o estremo sacrificio.

In fase di possesso il Cagliari ha provato a sfruttare maggiormente l’ampiezza, con un 3-4-3 ancora una volta senza punti di riferimento offensivi. Il recupero palla è stato seguito da transizioni il più possibili rapide o con lanci a scavalcare il centrocampo granata – attaccando alle spalle la difesa del Torino – o con verticalizzazioni che non hanno avuto molto successo dal punto di vista tecnico più che tattico. Errori di misura e di precipitazione – Zappa, Luvumbo, a volte anche Nandez e, nella ripresa, Shomurodov e Jankto – hanno ridotto le occasioni potenziali per i rossoblù che comunque si sono resi pericolosi in diverse situazioni. Il trio di attaccanti vedeva spesso Luvumbo largo a sinistra, Oristanio come falso nove e Nandez largo a destra, senza che però queste posizioni fossero cristallizzate, anzi. Tanto che nell’occasione creata dal giovane scuola Inter lo scambio di ruoli è evidente. Nandez e Luvumbo a destra a creare spazio per Oristanio sul lato opposto e per l’eventuale inserimento tra le linee di uno dei due mediani, spesso Sulemana. L’ingresso di Jankto ha portato maggiore qualità rispetto alla quantità, ma sostanzialmente con compiti tattici simili a quelli dell’uruguaiano. Discorso identico per Shomurodov in luogo di Oristanio e Pavoletti per Luvumbo, anche se ovviamente con caratteristiche nettamente diverse e maggiore staticità.

Zona grigia
Non è tutto oro quello che luccica, al netto della solidità con la palla in movimento – e della consapevolezza dei propri compiti – il Cagliari ha mostrato una lacuna su tutte. Le situazioni da palla inattiva, infatti, hanno fatto penare Ranieri soprattutto nella prima mezz’ora della sfida contro il Torino. La scelta di Azzi in luogo di Augello, come spiegato nel post gara dal tecnico romano, nata dalla consapevolezza di un mismatch fisico evidente e che si è fatto notare nelle prime due occasioni granata.

Il Cagliari nei calci d’angolo a sfavore si è disposto a zona con la classica struttura a castello. Quattro giocatori in linea davanti a Radunovic – due centrali e due a copertura dei pali – più due a presidiare la zona tra area piccola e dischetto del rigore e uno all’altezza degli undici metri. I tre attaccanti, invece, restavano più alti per evitare il riempimento eccessivo dei sedici metri da parte del Torino, con una superiorità numerica di sette contro cinque che non ha evitato la conclusione di Sanabria. Il movimento dell’attaccante granata non ha trovato la giusta copertura dello spazio da parte di Goldaniga, troppo statico nel non attaccare la sfera, né tantomeno quella di Sulemana messo fuori gioco da un blocco avversario.

La seconda occasione arrivata con il colpo di testa di Schuurs su azione d’angolo dal lato opposto è stato un altro campanello d’allarme. La disposizione in questo caso con un 4+3 ha lasciato libertà al difensore olandese di prendere il tempo e sfruttare lo stacco a vuoto del duo Dossena-Makoumbou, la staticità della difesa un difetto da correggere per evitare troppi problemi nel prosieguo del campionato. Da capire inoltre se la scelta della zona pura sia stata determinata dalla natura dell’avversario e possa essere modificata a seconda delle situazioni o se sarà l’opzione definitiva sulle palle inattive, figlia anche di una struttura fisica della rosa che giocoforza porterà spesso ad affrontare squadre con maggiori colpitori di testa rispetto ai rossoblù. L’ingresso di Pavoletti, in questo senso, ha dato una mano nel tentativo sterile di assalto finale del Torino, con un miglioramento sostanziale della presenza in area in fase difensiva grazie alle qualità dell’attaccante livornese. Buona la prima, comunque, con indicazioni importanti sia in chiave presente che futuro e, soprattutto, in attesa dei nuovi innesti nel reparto arretrato.

Matteo Zizola

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