Un gol dopo due minuti, quando arrivi da una situazione di classifica e mentale complessa, toglie spazio a possibili analisi di natura tattica. Restano però novanta minuti nei quali il Cagliari è apparso lontano parente anche del mediocre se stesso, il tutto condito da scelte anche posizionali di Claudio Ranieri che hanno creato i presupposti per la serata complicata contro la Fiorentina.
Ibridi
Il tecnico rossoblù ha messo in campo un undici iniziale che nei nomi lasciava intendere la conferma del 3-5-2. Al contrario nella prima mezz’ora il Cagliari si è schierato con un 4-4-2 molto dinamico, con Nández a fare da elastico tra il ruolo di esterno sinistro a centrocampo e quello di supporto avanzato per Petagna e Shomurodov.

Un disposizione tattica chiara quando arriva l’occasione di Nico Gonzalez sul punteggio di 1-0, un tiro a giro che ha sfiorato il palo alla destra di Radunovic. Difesa a quattro con Hatzidiakos a destra, Wieteksa e Dossena in mezzo e Augello a sinistra, il centrocampo con Zappa a destra, Makoumbou e Deiola in mezzo e Nández teoricamente a sinistra. Ma che, per via del lavoro dell’uruguaiano tra fascia e zona tra le linee, vedeva Deiola dover aiutare Augello nella gestione del duo Kayode-Gonzalez. Densità in mezzo al campo per evitare le incursioni centrali soprattutto di Bonaventura, fasce lasciate all’uno contro uno – o a volte al due contro uno – con soprattutto quella della zona difensiva di sinistra che è diventata terreno di conquista dei viola.

Una difficoltà nel supportare Augello che ha contraddistinto il primo tempo di Nández. Quando arriva il raddoppio della Fiorentina su autogol di Dossena si ripropone una situazione simile a quella precedente. Il León fuori posizione – una costante della sfida, con tanta corsa poco funzionale – e il terzino ex Sampdoria tra due fuochi, quello della sovrapposizione di Kayode e quello della ricerca del taglio centrale palla al piede di Gonzalez. In questo episodio, inoltre, Dossena è alto rispetto alla linea, decisione nata da un pallone in uscita perso da Deiola e che trova la transizione rapida dei padroni di casa.
Predisposizione
Partire subito sotto di una rete non è facile, ma al Cagliari è mancata di fatto la reazione anche dopo diversi minuti. Inutile il cambio di Ranieri con il passaggio al 5-3-2, soprattutto se si considera la poca attenzione di alcuni interpreti non solo per gli errori individuali, ma anche per l’assenza di una predisposizione alla corsa in più per aiutare la squadra.

Tornando all’occasione di Gonzalez con il tiro a giro di poco a lato, è importante notare la mancanza di reattività prima di Nández e poi di Makoumbou. Una volta che la sfera era evidentemente diretta sulla corsia destra d’attacco della Fiorentina, il numero 10 argentino può puntare Deiola mentre Augello scala sull’accorrente Kayode. Nández non è rapido nell’andare al raddoppio, lasciando così lo spazio all’avversario per puntare il sangavinese e calciare di sinistro. Al centro dell’area la postura di Makoumbou è emblematica. Sulle gambe, scarsa l’attenzione al quadro generale, la possibilità e la necessità di accorciare verso la zona sinistra della difesa per togliere spazio alla giocata dell’avversario.

Anche nell’azione dello 0-2 sono sempre Nández e soprattutto Makoumbou a mancare nella copertura della zona tra dischetto e limite dell’area di rigore. Aspetto che potrebbe essere di poco conto – il cross di Kayode è basso e orizzontale – ma che incide sulla gestione della linea. La doppia preoccupazione tra proteggere Radunovic ed evitare il pallone all’indietro verso o Brekalo o Bonaventura fa sì che arrivi anche per questo motivo la deviazione sfortunata di Dossena. Anche in questo caso la postura di Makoumbou è quasi arrendevole, senza la giusta cattiveria per compensare le difficoltà posizionali della retroguardia.
Frittata
Non si può come detto omettere che tutte le difficoltà partono dal gol immediato della Fiorentina. Rete che nasce a monte, che si sviluppa con alcune indecisioni e che trova l’apice degli errori nella mancata presa di Radunovic.

L’azione parte da una punizione dalla zona sinistra del campo calciata da Duncan, ex di turno. Il Cagliari è disposto in linea al limite dell’area, uno contro uno con Augello però troppo schiacciato e Gonzalez che ha una certa libertà . Sarà l’argentino a colpire di testa il pallone creando i presupposti per la confusione nell’area piccola rossoblù.

Confusione che arriva prima con Dossena, pronto a colpire di testa, poi con Radunovic. Il portiere merita un’analisi a parte: presumibilmente è lui a chiamare la palla al compagno che, infatti, si abbassa all’improvviso appena prima di impattare il pallone aereo in anticipo su tutti. Poi, nonostante la richiesta, non esce deciso e perde la sfera senza che né Wieteska né Beltran impattino su di lui. Per Gonzalez il tap-in è semplice, ma anche in questo caso manca attenzione da parte di Augello. Il terzino, concentrato sulla situazione dentro l’area e con occhi solo sulla sfera, perde di vista la visione d’insieme e non va a proteggere la porta e tagliare fuori l’attaccante argentino. Una concatenazione di piccoli dettagli, un classico nei gol subiti dal Cagliari, che sarà la principale preoccupazione di Ranieri in vista della Roma. Capire cosa e come correggere la priorità , oltre al dover garantire maggiore sicurezza a un reparto sul quale appare incidere la condizione mentale del portiere, in un circolo vizioso nel quale la retroguardia non garantisce adeguata protezione perché poco tranquilla e Radunovic fa altrettanto perché poco garantito dai compagni.
Matteo Zizola














