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L’Analisi Tattica | Compattezza e dettagli, il Cagliari di Nicola continua il suo percorso

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Un copione scritto dall’inizio alla fine, tatticamente quasi perfetto nelle scelte e nell’evoluzione dei novanta minuti seppur con un finale che non ha regalato il colpo di teatro sperato. Il Cagliari sconfitto 1-0 dalla Fiorentina al Franchi può sorridere di fronte alla prestazione messa in campo contro i lanciatissimi viola, nonostante il punteggio che non ha portato punti, ma con una prestazione che ha confermato solidità e idee di gioco. In sostanza un altro passo avanti alla voce consapevolezza sul quale lavorare ulteriormente in vista della gara contro l’Atalanta di sabato 14 dicembre alle ore 15.

Possesso
L’allenatore rossoblù Davide Nicola ha scelto l’ormai consolidata strategia per la sfida contro gli uomini di Raffaele Palladino. Con alcuni accorgimenti nell’undici iniziale, mettendo in campo elementi con caratteristiche differenti rispetto all’ultima sfida contro il Verona e, di conseguenza, un atteggiamento più conservativo per provare a limitare il gioco sulle fasce della Fiorentina.

Davanti a Sherri, confermato per la quarta partita consecutiva al posto di Scuffet, la difesa a quattro ha visto da destra a sinistra ancora una volta Zappa, Mina e Luperto, mentre come terzino mancino il tecnico piemontese ha puntato su Obert. Conseguenza della scelta nella linea mediana, con Zortea ancora una volta davanti a Zappa, Marin e Makoumbou al centro e Augello a sinistra. L’ex Sampdoria ha così preso il posto di Luvumbo come centrocampista mancino, con caratteristiche ovviamente più difensive per limitare le incursioni di Dodó. In attacco il ritorno all’1+1, non la doppia punta come di fronte all’Hellas con Lapadula di fianco a Piccoli, ma con Viola a supporto del numero 91.

In fase di costruzione tutto, come sempre, è dipeso dalle scelte di formazione. Con Marin e Makoumbou come coppia di mediani, infatti, è diventato naturale per qualità degli interpreti il classico 4+2, alternativo al 4+1 con Adopo al posto di uno dei due citati. L’ex Maribor ha svolto i soliti compiti di filtro e gestione del gioco dal basso, mentre il romeno ha alternato l’aiuto in regia al compagno con alcuni tentativi da incursore tra le linee.

Lo sviluppo della fase di possesso ha visto il Cagliari provare a mettere in campo una delle costanti ormai note del suo gioco, almeno fino all’ingresso in campo di Luvumbo nell’ultima mezz’ora. Lo sbilanciamento verso destra, pur se limitato dalle qualità dell’avversario, è stata la chiave per provare a colpire la Fiorentina e, infatti, le migliori occasioni del primo tempo sono arrivate con le incursioni di Zortea e Zappa, oltre ad alcune potenziali nate dal supporto su quel lato di Viola.

Il numero dieci dei rossoblù ha provato a svolgere il doppio lavoro di supporto a Piccoli, risultando troppo spesso riferimento facile per i due centrali difensivi dei padroni di casa, e quello di legame tra centrocampo e attacco. Come ormai accaduto più volte e costante del gioco del Cagliari, il trequartista – sia esso Viola o il suo alter-ego Gaetano – ha cercato di aiutare la zona di destra creando una sorta di quadrato con i due esterni Zappa e Zortea più l’appoggio del mediano dello stesso lato (il cosiddetto “di parte”), ruolo nel quale ha giostrato spesso Marin.

Il tentativo del Cagliari nelle due fasi di transizione è stato quello di una riaggressione immediata non appena persa palla, ma senza troppa foga, e di un attacco alla profondità cercando il supporto di Viola tra le linee non appena riconquistata. Tentativo riuscito a metà, perché pur se in diverse situazioni gli uomini di Nicola hanno creato i presupposti per trovare scoperta la difesa della Fiorentina, allo stesso tempo gli errori tecnici e di scelte hanno limitato la trasformazione del potenziale in reale. A volte Marin, altre Makoumbou, altre ancora Piccoli e più spesso di tutti Viola non sono riusciti a dare quella velocità di esecuzione e quella tranquillità nelle scelte di gioco utili per creare pericoli, con diverse occasioni sprecate sul nascere come quella mostrata, quando il numero 10 ha sbagliato sia il modo che il tempo del passaggio.

Una volta che il Cagliari è riuscito a mantenere controllo e punteggio – nonostante lo svantaggio – Nicola ha provato a dare maggiore spinta offensiva prima con l’ingresso di Gaetano per Viola dopo l’intervallo, ma soprattutto con Luvumbo per Obert dopo poco più di dieci minuti della ripresa. Oltre alle caratteristiche offensive maggiori dell’angolano rispetto allo slovacco (con Augello tornato al suo ruolo di terzino), l’allenatore rossoblù ha anche provato una nuova chiave tattica nella manovra in fase di possesso. Già vista contro il Verona e riproposta al Franchi, ossia cercare di creare densità sulla destra per isolare Luvumbo contro Dodó sul lato opposto per poi cercarlo con lanci in diagonale o con il giro palla rapido. Ed è in questo aspetto che si potrebbe imputare qualcosa al tecnico piemontese. La mossa, infatti, è apparsa fin da subito azzeccata, finché l’ingresso di Felici per Zortea ha portato Nicola a spostare Luvumbo sulla destra con l’ex Feralpisalò sulla sinistra, spegnendo progressivamente il fuoco acceso dall’inserimento del numero 77.

Difesa
La scelta di puntare su Augello come esterno di centrocampo ha reso evidente fin da subito l’intenzione di Nicola di evitare problemi sulle corsie esterne, soprattutto sul lato sinistro dove Dodó è portato a una spinta costante. Nonostante l’accortezza e la compattezza di base, il Cagliari ha comunque cercato di sviluppare una prima pressione uomo su uomo.

Makoumbou e Marin, nello specifico, non si sono limitati all’attesa e alla copertura degli spazi in mediana, ma anzi hanno cercato di supportare Viola e Piccoli in fase di non possesso andando alti sui rispettivi uomini dello schieramento a specchio dei viola, ossia Adli e Cataldi. Accoppiamenti automatici che, però, hanno creato anche non poche difficoltà nella gestione dello spazio tra la linea di difesa e quella mediana dei rossoblù.

La conseguenza è stata la libertà di Beltran che da numero 10 vero e proprio è stato capace di trovare un’ampia zona di campo da riempire con i suoi movimenti a uscire, un vero e proprio regista offensivo che ha creato non pochi problemi al Cagliari. Le due opzioni in mano ai rossoblù erano o quella di lasciare un centrale di difesa libero da pressione – con quindi Viola e Piccoli che alternativamente scalavano su uno dei mediani e Makoumbou-Marin a fare lo stesso su Beltran – oppure quella di chiedere a uno dei propri centrali di rompere la linea a quattro e salire uomo su uomo sul numero nove argentino, lasciando però scoperta la zona difensiva.

La richiesta di Palladino a metà della prima frazione è stata chiara. Gestire il pallone a costo di tornare verso De Gea per chiamare a sé la pressione del Cagliari e liberare, appunto, lo spazio centrale per Beltran attraverso un giro palla rapido. La Fiorentina è riuscita così a creare zone di rifinitura da attaccare in verticale grazie alla qualità in impostazione di Ranieri, oltre a far muovere i due mediani rossoblù che hanno via via perso compattezza e distanze.

Solo in alcuni casi Mina è stato chiamato alla rottura della linea difensiva – normalmente affidata a Zappa, al Franchi però concentrato su Sottil – con il colombiano che è uscito dalla retroguardia per attaccare Beltran, ma con la controindicazione di possibili palloni verticali alle sue spalle sui quali restava il solo Luperto a difesa della porta di Sherri. La bravura del centrale ex Empoli ha fatto sì che non arrivassero pericoli, ma in alcune occasioni la Fiorentina ha avuto la possibilità di colpire sbagliando soltanto la misura delle giocate. Un problema che si è ridotto con il passare dei minuti nel secondo tempo, sia per le caratteristiche differenti degli innesti scelti da Palladino – Gudmundsson nella posizione di Beltran, Kean in quella di Kouame i due esempi più lampanti – sia perché il Cagliari ha preso maggiore controllo del campo alzando il possesso ed evitando così una gestione continua del pallone da parte dei viola.

Gol
Messe da parte le polemiche sulla regolarità della rete decisiva di Cataldi, con la decisione di Piccinini e del VAR Serra definita corretta anche dal rappresentante AIA Tommasi durante Open VAR su Dazn, andiamo ad analizzare il gol della Fiorentina dal punto di vista tattico.

L’azione parte da un controllo sulla trequarti di Adli che punta verso l’area del Cagliari. Di fronte a lui Makoumbou, mentre Marin segue Beltran nella zona più centrale. Ciò che si è notato meno, ma che è risultato fondamentale è la marcatura preventiva di Viola su Cataldi. A inizio giocata, infatti, il numero 10 rossoblù è correttamente davanti all’ex Lazio, chiude l’eventuale linea di passaggio e non lascia l’opzione di giocata verso il compagno ad Adli.

Il primo errore individuale è senza dubbio quello di Makoumbou. Il nazionale congolese è troppo passivo nel duello con Adli, indietreggiando a distanza e permettendo all’ex Milan di portare palla fin dentro i sedici metri e costringendo così i compagni di difesa ad abbassarsi ulteriormente come conseguenza diretta. In questo momento Viola è ancora in controllo su Cataldi, anche se la sua attenzione si è già spostata esclusivamente sulla zona del pallone mettendo da parte la cura dell’avversario diretto.

Si arriva così al momento del tocco di Beltran all’indietro verso Cataldi dopo una serie di rimpalli nel cuore dell’area del Cagliari. È evidente come ormai il regista della Fiorentina sia completamente libero dalla marcatura di Viola, colpevole nel non prevedere il possibile pericolo e dando quasi per scontato la fine dell’azione con la conclusione di Adli. Una mancanza mentale pagata a caro prezzo, alla quale si aggiunge il gesto tecnico perfetto di Cataldi, d’altra parte liberissimo di scegliere tempi e modi della conclusione. Uno di quei dettagli sui quali batte da sempre Nicola nelle dichiarazioni pre e post partita e che, sicuramente, dovranno essere curati maggiormente in vista dell’Atalanta, squadra tra le migliori in Europa per attacco delle seconde palle.

Matteo Zizola

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