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L’Analisi Tattica | Cagliari, il 3-0 di Deiola simbolo di idee e testa libera

Alessandro Deiola calcia il gol del 3-0 in Cagliari-Venezia | Foto Luigi Canu
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Alla fine di una stagione lunga e con tanti spunti di riflessione gli elementi tattici sono ormai cristallizzati. Il Cagliari di Davide Nicola, nel corso delle trentasette gare fin qui disputate, ha messo in mostra pregi e difetti, dimostrando alcune idee di gioco interessanti, alcuni dettami consolidati, strategie che al netto della continuità a volte mancata hanno seguito un percorso chiaro. Nella sfida contro il Venezia si sono visti diversi spunti già evidenziati in passato, per questo diventerebbe ripetitivo sviscerare il film tattico della gara. C’è però un momento in particolare che merita maggiore attenzione, per movimenti, per gestione, per esecuzione al di là dell’aspetto prettamente tecnico.

Perfezione
La fascia destra con Zappa che da braccetto in non possesso diventa terzino in possesso e con Zortea che da quinto di centrocampo diventa esterno d’attacco del 4-2-3-1 o del 4-3-3. La densità sulle corsie, per liberare spazio sul lato opposto per l’eventuale uno contro uno. Le sovrapposizioni di Augello per arrivare al cross. Il centrocampo con un mediano – che sia a due o a tre – che fa sia da schermo davanti alla difesa che da uomo incaricato alla pressione alta sul regista avversario. E tanto altro. Questi i punti fondamentali del calcio che ha cercato di mettere in pratica Nicola nel suo primo anno in Sardegna, con alti e bassi, con più o meno successo, ma sicuramente non senza un’idea di base che ognuno può definire in maniera differente a seconda dei gusti soggettivi.

Nella gara contro il Venezia che è valsa la salvezza aritmetica c’è stata però una situazione di gioco su tutte che ha esaltato una prestazione solida e matura più che bella, intendendo con questo termine un calcio di possesso e trame tecnicamente sopra la media. I primi due gol arrivati su calcio piazzato, oltre alle occasioni nate più da fiammate che da una manovra ariosa, hanno dimostrato la superiorità dei rossoblù rispetto agli avversari. La prestazione in fase di non possesso è stata vicina alla perfezione, permettendo così di sfruttare i limiti della squadra di Eusebio Di Francesco nel concedere spazio alle proprie spalle e, allo stesso tempo, ridurre distrazioni ed errori visti spesso nel corso del campionato. All’improvviso, però, la luce si è accesa e il gol del 3-0 firmato da Deiola ha aperto un mondo fatto di combinazioni, movimenti senza palla, intelligenza collettiva e, ovviamente, gesti tecnici.

L’azione nasce da un rinvio senza grandi pretese da parte di Augello, con il pallone che grazie a una traiettoria a effetto non esce dal campo come ci si sarebbe aspettati al momento del lancio. Fondamentale, in questo senso, il lavoro di Piccoli che non dà per scontata la rimessa laterale in favore del Venezia e riesce a controllare attendendo successivamente rinforzi. Già in questa fase è importante non tanto la posizione di Gaetano, già di per sé avanzato per compiti naturali, quanto quella di Adopo in zona centrale come invasore della trequarti avversaria.

Una volta che il pallone è tra i piedi di Gaetano la giocata potrebbe terminare lì, con il classico consolidamento del possesso e il ritorno verso la zona difensiva per gestire il doppio vantaggio senza correre rischi. Una filosofia che si è vista spesso nel campionato del Cagliari come d’altronde nella maggioranza delle partite non solo di Serie A. Uno dei fondamentali portati da Nicola appare però anche in questo frangente, la densità in zona palla quando il gioco è spostato sull’esterno, con l’idea di attrarre più difendenti possibili e liberare il lato opposto per eventuali uno contro uno. Cinque giocatori dalle parti del pallone, due sulla zona più lontana, sette in totale o appena sotto la linea della palla o sopra.

Il pallone torna da Augello e, anche in questo caso, la normalità prevede il giro palla passando magari da Luperto e Mina per poi aprire il gioco sul lato opposto in tranquillità. Due però gli aspetti fondamentali da sottolineare e che sono il preludio della scelta propositiva più che conservativa. Intanto il movimento senza palla di Makoumbou e Deiola che non restano statici come a invitare il rientro verso la propria metà campo del possesso, ma bensì danno opzioni di verticalità e di giocata offensiva a Gaetano. Poi il movimento apparentemente innocuo di Piccoli che, con un’andatura lenta, inizia a portarsi fuori dalla zona del pallone per ridurre la densità e portare con sé l’attenzione dei centrali difensivi del Venezia, aprendo così più spazio per un’eventuale combinazione a quattro.

I movimenti senza palla propositivi aprono lo scenario per andare ad attaccare la difesa del Venezia. Un aspetto spesso mancato, ma che improvvisamente vede la luce nella partita decisiva della stagione. Deiola spostato a sinistra, Makoumbou che resta alto, Adopo in zona centrale a tenere occupata parte della retroguardia veneta, Zortea pronto ad attaccare lo spazio sul lato opposto, ma soprattutto Piccoli che quasi nascosto si allontana dalla zona del pallone e va a prendere possesso dell’area. Non tanto o non solo per ricevere un eventuale cross, ma soprattutto per attrarre a sé la coppia Idzes-Candé, evitando così che il Venezia possa aggiungere un difendente per compensare la densità del Cagliari nella zona laterale.

La conseguenza della preparazione della giocata è lo spazio che si crea tra la zona di possesso – con quattro giocatori del Cagliari – e il centro dell’area. Piccoli, con Zortea arrivato a supporto, continua a sostare nel cuore dei sedici metri quando spesso e volentieri la tentazione di aggiungersi ai compagni in un’area più vicina al pallone, una dinamica che nella normalità si vede con regolarità. Al contrario l’attaccante, pur senza partecipare attivamente, di fatto è fondamentale nello sviluppo della giocata. Certo, ci sono anche aspetti tecnici come il tunnel di Gaetano, il tacco di Makoumbou, il tiro a giro di Deiola, ma la testa libera, i movimenti senza palla, l’idea di attaccare e non speculare sono i veri fattori di un’azione che ha esaltato una partita altrimenti solida e matura, ma senza picchi estetici. Un segnale di quanto si possa fare in futuro con maggiore serenità oppure un rimpianto di ciò che questa squadra può mostrare e non è riuscita spesso a mettere in atto?

Matteo Zizola

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