Un punto in tre partite, due in casa e la trasferta di San Siro contro il Milan. Nessuna vittoria, non alla prima con lo Spezia tra le mura amiche della Unipol Domus e non di fronte al Genoa, nonostante i due gol di vantaggio e una gara che sembrava in mano al Cagliari.
Illusione
Non sono mancate le note positive rispetto alle precedenti uscite, pur se il risultato finale ha cancellato quanto di buono fatto per quasi un’ora di gioco. Semplici ha schierato i suoi con il classico 3-5-2, le assenza di Strootman e Pavoletti compensate dagli innesti dei nuovi arrivati Grassi e Keita. Zappa in luogo di Nández sulla destra, Ceppitelli al posto di Godín in mezzo nella difesa a tre. Il Cagliari ha mostrato solidità nonostante alcune incertezze e un gioco arrivato a sprazzi, il Genoa comunque non ha mai impegnati Cragno a certificare una ritrovata attenzione. La posizione di Deiola davanti alla difesa ha garantito equilibrio, le percussioni di Marin sono state favorite anche dalla prova intelligente di Grassi, Keita e Joao Pedro hanno mostrato una buona intesa pur se alla prima gara insieme.
Il gol del vantaggio siglato su rigore dal capitano del Cagliari è nato da un’azione in verticale partita dalla difesa e che ha ricordato – a grandi linee – la rete di Simeone contro il Crotone nella passata stagione. Due passaggi, da Walukiewicz a Grassi e da Grassi a Marin, lo spazio tra le linee libero, le due punte a dividersi il fronte offensivo e attaccare la profondità. Come si può notare sono due i fattori importanti che creano le premesse del rigore. Il primo è la posizione di Deiola, sempre attento nel dare copertura alla linea arretrata permettendo così la giocata a Walukiewicz. Il secondo è Dalbert che sulla fascia sinistra tiene impegnato Sabelli, dando così l’opportunità del 3 contro 2 di Marin, Keita e Joao Pedro contro Maksimovic e Biraschi.
Marin trova l’imbucata per Keita, l’attaccante senegalese taglia fuori Biraschi e la presenza di Dalbert sull’esterno fa sì che Sabelli sia in ritardo nella copertura dello spazio. La diagonale lunga dell’esterno destro ex Brescia arriva, ma Keita ha ormai messo il corpo tra avversario e pallone. L’impatto tra Sabelli e l’attaccante del Cagliari è inevitabile.
Chi di angolo ferisce…
Il raddoppio siglato da Ceppitelli su azione di corner è, al contrario di quanto si potesse immaginare, l’inizio del crollo. La rete di testa del numero 23 del Cagliari arriva anche grazie alla difesa approssimativa del Genoa sul pallone calciato da Marin. Zona pura, copertura dell’area piccola con densità elevata, ma Ceppitelli lasciato libero di effettuare il cosiddetto terzo tempo e sovrastare la coppia Touré-Maksimovic.
Una rete che però a posteriori ha metaforicamente rappresentato il canto del cigno del Cagliari. Semplici aveva appena attinto dalla panchina, facendo entrare Nández in luogo di Grassi, senza però modificare il canovaccio tattico della sua squadra. Ballardini, dal canto suo, fin da inizio ripresa era passato da una formazione a specchio con quella del collega, il 3-5-2, a un 4-2-3-1 che ha messo in difficoltà il Cagliari sugli esterni, dove il due contro uno su entrambi i lati ha creato i presupposti per la rimonta.
Il gol di Destro è il primo passo, ma restando sui calci d’angolo è il pareggio siglato da Fares a certificare alcune difficoltà del Cagliari sulle palle inattive. Difesa a zona mista, il Genoa crea una sorta di verticale per poi attaccare i diversi punti dell’area difesa da Cragno. Joao Pedro è senza uomo, uno dei giocatori deputati al controllo dello spazio più che di un uomo specifico. Ceppitelli, invece, è inizialmente su Maksimovic, poi il centrale scappa verso il primo palo e il numero 23 rossoblù, a questo punto con Fares vicinissimo, decide di andare a rincorrere l’ex del Napoli. Come in occasione del raddoppio proprio di Ceppitelli, così anche sul primo dei due gol di Fares l’attaccante riesce a effettuare il terzo tempo con Joao Pedro che, saltando da fermo, può poco.
Da destra a sinistra
Prima del pareggio il Genoa aveva accorciato le distanze con la rete dell’uno a due realizzata da Mattia Destro. Il gol dell’attaccante ligure è il primo esempio delle continue sofferenze del Cagliari da quel momento in avanti senza che, nonostante i cambi di uomini, Semplici trovi la quadra per arginare le incursioni sugli esterni degli avversari. Da un lato Criscito-Fares, dall’altro Cambiaso-Kallon fanno il bello e il cattivo tempo mentre i loro dirimpettai Zappa e Bellanova in tempi diversi a destra e Dalbert a sinistra faticano e non poco.
Sulla rete di Destro sono due gli elementi da mettere in evidenza. Intanto lo spazio lasciato a Cambiaso per poter servire il pallone in mezzo all’area. Il giovane genoano ha il tempo di sistemare il pallone, alzare la testa e calibrare il cross. Poi, soprattutto, c’è la posizione di Caceres che guarda soltanto quanto avviene sul lato opposto senza “sentire” l’avversario diretto. Il resto è una logica conseguenza, anche se i due gesti tecnici – il pallone di Cambiaso e il colpo di testa di Destro – sono, pur se aiutati da leggerezze difensive, di ottima fattura.
Infine il gol che chiude la partita, ancora una volta di Fares e ancora una volta con un pallone che dalla destra viene chiuso sul lato opposto. Cambiaso, sempre lui, rientra sul mancino mentre Dalbert non riesce a contrastarne la giocata. In mezzo all’area i soli Deiola e Carboni sono attivi, pronti al movimento o allo stacco aereo. Gli altri, Ceppitelli e Bellanova su tutti, sono passivi e sulle gambe. Il giovane esterno destro, inoltre, lascia troppo spazio a Fares senza contrastarne in alcun modo l’inserimento, senza considerare un calo di attenzione che forse nasce dalla convinzione che Ceppitelli potesse intervenire.
Errori individuali, stanchezza fisica e mentale, difficoltà nel gestire il risultato e una reazione affidata al caso sia tecnico che tattico. Il passaggio finale al 4-2-4, come nella famosa rimonta contro il Parma, non ha prodotto gli stessi effetti. L’oblio di Lykogiannis unica scelta individuale di difficile comprensione, mentre dal punto di vista tattico è mancata la capacità di imporre delle scelte all’allenatore avversario piuttosto che subire quelle altrui. Due dei tre gol del Genoa – calcio d’angolo escluso – arrivano soprattutto per via di un baricentro che si è via via abbassato, facendo sì che troppi palloni arrivassero in area dagli esterni. Prima o poi, quando si difende troppo vicino alla porta, il gol arriva e gli errori dei singoli sono dietro l’angolo. Diversi gli alibi, certamente, ma la cosiddetta mentalità va al di là delle assenze per infortunio o per via delle nazionali. Mentalità data anche dalle scelte di Semplici, tattiche e non solo di uomini.
Matteo Zizola