Non esiste una sola spiegazione che possa fare luce sulle cause della crisi del Cagliari. Tanti i motivi, tante le responsabilità. Tra gli aspetti che incidono anche quello tattico, figlio anche di quello mentale e di quello tecnico. Elementi che si uniscono e che proviamo ad analizzare.
Preparazione – Difficile pensare che Di Francesco e il suo staff non preparino adeguatamente le partite, non studino a fondo gli avversari, non trovino le contromisure per limitarli e per enfatizzarne i difetti. Detto ciò, i fatti dicono che sia contro il Napoli che contro il Benevento qualcosa da questo punto di vista è mancato. Di fronte alla squadra di Gattuso a farla da padrone fu Zielinski con i suoi movimenti a fare da esca e che in questa sede avevamo analizzato con l’aiuto di Footure Lab alla vigilia della sfida. Contro il Benevento è stato invece Lapadula a creare gli spazi – come previsto sempre alla vigilia – per i tagli di Insigne e Sau.
Le avvisaglie non sono bastate, nonostante i numerosi tentativi – e l’opportunità di correggere in corsa gli errori – il Cagliari ha subito il gol del pareggio esattamente come aveva subito tutte le precedenti occasioni giallorosse. Ad esempio, come nell’immagine sopra, quando Lapadula scappa alla linea andando in verticale e provocando poi la situazione con il rigore (poi tolto dal VAR) di Cragno sul centravanti della nazionale peruviana.
Diagonale questa sconosciuta – Tanto tuonò che piovve e diventa difficile trovare delle scusanti per Gabriele Zappa se non quella di non essere un terzino o, comunque, di non essere per nulla pronto per la parte difensiva del ruolo.
In sede di pagelle chi scrive ha calcato la mano su Walukiewicz più che sul giovane ex Pescara, ma in occasione del pareggio firmato dall’ex Marco Sau il maggiore responsabile sembra essere Zappa e non il centrale polacco. Walukiewicz è impegnato a controllare l’inserimento di Ionita, Ceppitelli segue Lapadula e Zappa resta troppo largo rispetto al compagno. Nello spazio tra esterno e centrale si infila Sau, manca completamente la diagonale da parte di Zappa che potrebbe anche aver peccato in comunicazione, anche se su questo aspetto è impossibile avere una risposta.
Nella seconda immagine relativa al gol di Sau si apprezza ancora meglio l’errore di Zappa, lo stesso errore commesso anche nelle occasioni precedenti – mancato rigore e palla messa fuori sempre da Sau con un pallonetto – ed errore che ormai si ripete a ogni gara. In questo fotogramma inoltre è evidente il poco filtro dato dal centrocampo. Joao Pedro si sacrifica in copertura, ma viene fatto fuori da un blocco che libera Schiattarella, Nainggolan non è in condizione di aiutare (siamo a fine primo tempo, benzina finita) e Caligara è inspiegabilmente a protezione dell’esterno ben controllato da Tripaldelli. Palla scoperta, situazione di facile lettura soprattutto perché ripetuta più volte dagli avversari, i centrali tardano a scappare all’indietro e Zappa sbaglia completamente la sua posizione già in partenza.
Non Tripaldelli, ma collettivo – Il raddoppio a stretto giro dei sanniti nasce da una punizione lontana dall’area di rigore rossoblù. Premessa: nelle pagelle a caldo Tripaldelli è stato menzionato come responsabile del gol, ma è un errore. Il giovane terzino non ha nessuna colpa nell’occasione, la sua posizione è al centro dell’area e non sarebbe dovuto essere lui ad attaccare con maggior convinzione gli avversari.
Cinque giocatori giallorossi, il solo Marin a dover scegliere come difendere. Il resto della squadra a protezione dell’area di rigore e schierata sui sedici metri. Nessun giocatore pronto a uscire una volta battuto il calcio piazzato, Nainggolan è in ritardo e il regista rumeno poco cattivo nel disturbare il cross. Un atteggiamento collettivo inspiegabile se non con un blackout totale frutto del pareggio di Sau, dando per scontato che la scelta tattica non fosse quella provata. Manca la reazione a situazioni improvvise, come se si provasse a svolgere un certo compito a prescindere da come si muovono gli avversari.
Non solo la poca aggressività, ma anche un Tuia lasciato colpevolmente solo e libero di prendere il tempo in maniera cestistica a un Walukiewicz comunque poco reattivo. Difficile giustificare un tale deficit che unisce aspetti tattici, di concentrazione e di scelte errate individuali. Una squadra nel pallone, non un alibi ma più una colpa perché non è la prima volta che si assiste a posizionamenti così smaccatamente sbagliati.
Pavoletti – Di Francesco ha scelto per la sfida contro Inzaghi di puntare su Pavoletti. Legittimo, Simeone non è sembrato in forma nelle ultime uscite, forse ancora provato dal Covid. Resta però la sensazione che il centravanti livornese non sia il partner ideale di Joao Pedro, oltre a non essere esattamente adatto al gioco chiesto dal tecnico sulla trequarti avversaria.
L’esempio lampante è la situazione mostrata in foto. Giro palla – per una volta abbastanza rapido e preciso – al quale fa seguito la verticalizzazione di Marin precisa e con i tempi giusti. Joao Pedro lascia sfilare il pallone con l’idea di avere alle sue spalle Pavoletti come da copione quando in campo c’è Simeone. Al contrario il numero 30 è staccato, non è nella verticale richiesta da Di Francesco che non vuole i due avanti piatti in orizzontale. Le difficoltà offensive non sono certo spiegate solo da questo aspetto, ma anche dettagli di questo tipo danno una chiave di lettura importante.
L’analisi della sconfitta contro il Benevento sembra dare anche istruzioni chiare sulle necessità della rosa. Tocca alla società ora recepirle, difficile che Di Francesco non le abbia colte già da tempo.
Matteo Zizola