Una gara dai due volti sia dal punto di vista tattico che da quello della prestazione. Come contro l’Inter alla Unipol Domus così contro l’Atalanta a Bergamo, il Cagliari ha prima concesso il primo tempo agli avversari, poi è riuscito a compattarsi – anche grazie al cambio di disposizione in campo – limitando i danni pur con il gol del raddoppio subito nel momento migliore dei rossoblù. Troppo poco comunque per uscire soddisfatti, non solo per il risultato: Claudio Ranieri dovrà lavorare per smuovere la squadra, in classifica – due soli punti in cinque giornate, un solo gol fatto – e soprattutto nello spirito. La Serie A non aspetta, lo ha ripetuto l’allenatore romano più volte, a maggior ragione non lo fa per chi mette in campo una mentalità a tratti remissiva.
Cartina di tornasole
Lo specchio dei problemi del Cagliari contro gli uomini di Gasperini è nel secondo gol messo a segno da Pasalic. Non dunque nel 3-5-2 iniziale che ha lasciato spazio al 4-4-2 della ripresa, non negli errori individuali e collettivi nelle numerose occasioni per i nerazzurri, non la difficoltà ormai nota nel portare pericoli nell’area avversaria. L’atteggiamento di staticità , le seconde palle terra di conquista dell’Atalanta, le marcature preventive assenti: tutti elementi che sono evidenti in occasione del raddoppio firmato dal centrocampista croato.

L’azione parte da una rimessa laterale in favore del Cagliari, ma è Scalvini ad anticipare sullo stacco un passivo Shomurodov. Viola è accoppiato in marcatura a De Roon, mentre al centro della difesa Dossena resta a distanza da Muriel così come Nández è nella cosiddetta terra di nessuno, al centro di un ipotetico triangolo che unisce Pasalic – seguito da Obert – l’attaccante colombiano e Koopmeiners al centro del campo. La postura dei rossoblù non dà l’idea di reattività , aspetto che verrà alla luce con lo sviluppo dell’attacco.

De Roon vince il duello con Viola, la palla si alza a campanile verso Pasalic controllato senza troppa forza da Obert. Dossena è ancora lontano da Muriel, con il colombiano che staziona ad equa distanza tra Zappa, Nández e appunto il difensore numero 4.

Pasalic ha vita facile nel controllare il pallone, Obert non accorcia e soprattutto Muriel è solo pronto a dare un’opzione di giocata. Nonostante la superiorità numerica netta della retroguardia rossoblù l’inerzia dell’azione dell’Atalanta sembra già chiara e la strada segnata. La distanza ampia tra Zappa e Dossena lascia spazio al taglio di Pasalic che mette fuori causa Obert.

La passività nelle tre situazioni teoriche di palla contesa porta alla disposizione errata dell’esterno destro rossoblù, con Muriel che ha tempo e modo di imbucare per il compagno assecondandone il movimento. Zappa non può intervenire, l’errore di posizione iniziale pagato con la necessità di fermarsi per non commettere fallo da rigore su Pasalic. Dossena e Obert, i due centrali, correttamente scappano all’indietro verso la porta di Radunovic, con palla scoperta la scelta è automatica.

Una volta imbucato il pallone l’Atalanta è davanti alla porta, anche se a mancare è la lucidità di Dossena. Bravo sì a seguire in un primo momento il taglio di Pasalic, meno a perdere il passo forse nell’idea che Zappa avrebbe potuto affondare sul croato. Il rallentamento improvviso del centrale – che avrebbe dovuto chiudere la corsa dell’avversario o comunque disturbarla – crea così i presupposti per la facile conclusione del centrocampista nerazzurro. Ma, al netto delle scelte individuali, a pesare è l’atteggiamento nella fase iniziale dell’azione che porta a una disposizione sbagliata e scelte conseguenti.
Destra
Il primo tempo è stato un monologo dell’Atalanta. Gasperini ha trovato nelle zone tra braccetti ed esterni e tra braccetti e Dossena quelle nelle quali colpire, grazie anche a palloni dritto per dritto a scavalcare la mediana del Cagliari. A farne le spese soprattutto Hatzidiakos, con Lookman che ha presto utilizzato il greco come riferimento per colpire nello spazio. Non solo per una mera questione individuale, ma anche per il poco aiuto di Nández e Sulemana oltre che la poca reattività della squadra in fase di non possesso come collettivo.

La prima occasione della gara è per De Ketelaere su una giocata che ricalca quelle che arriveranno per tutti i primi quarantacinque minuti. Lookman esce dalla linea per partecipare al gioco di costruzione, il Cagliari va uomo su uomo ma senza l’adeguata cattiveria. L’Atalanta ha così tempo e spazio per ragionare e dare seguito ai movimenti senza palla dei suoi interpreti.

Uan volta superata la prima flebile pressione, i nerazzurri vanno subito in verticale andando ad attaccare la zona tra Hatzidiakos e Dossena grazie al doppio lavoro chiesto al greco. Un occhio su Ruggeri sull’esterno e uno su De Ketelaere, con la conseguenza di una distanza eccessiva tra lui e il centrale nel quale si butta l’attaccante belga. Manca il filtro della mediana, mentre Nández resta anche in questo caso a metà tra l’aiuto alla metà campo e quello ad Hatzidiakos.

Anche quando arriva il vantaggio firmato dall’attaccante nigeriano – e poi annullato per fuorigioco – la situazione è pressoché identica. Uno dei due terminali offensivi che esce dalla linea trascinando con sé uno dei centrali rossoblù, in questo caso De Ketelaere con Dossena, e l’altro che attacca lo spazio alle spalle della difesa. Ancora una volta il centrocampo è statico nella pressione sui portatori, Koopmeiners può così verticalizzare senza troppa difficoltà . Hatzidiakos fa un movimento per mettere in fuorigioco Lookman, un rischio che paga ma che mostra nuovamente i problemi nella scelta tra scappare all’indietro pagando sul lungo o alzare la linea.

Che i problemi maggiori l’Atalanta li crei sulla fascia destra difensiva del Cagliari diventa più evidente quando Lookman arriva alla conclusione poi terminata sulla traversa. Ancora Koopmeiners ha libertà di giocata, la sventagliata sul lato opposto trova Hatzidiakos solo nell’uno contro uno con l’avversario diretto e un Nández in ritardo nel raddoppio. Il León riesce a recuperare e dare manforte al compagno, ma con quel secondo di troppo che permette a Lookman di passare in mezzo ai due appena arrivato ai sedici metri.

Il gol del vantaggio dei nerazzurri arriva però sul lato opposto. Il minimo comune denominatore resta la poca pressione sul portatore palla. La facilità con la quale soprattutto Koopmeiners può scegliere il tempo della verticalizzazione mette in difficoltà la retroguardia rossoblù, sempre sotto assedio. Dossena perde il contatto con De Ketelaere, Nández sul lato opposto la sfida diretta sul lungo con Lookman. Hatzidiakos esegue il movimento corretto, ma manca nella corsa all’indietro troppo lenta e remissiva.
A secco
Zero spunti o quasi con il 3-5-2, qualcosa di meglio con il 4-4-2 fino ai minuti finali quando il Cagliari ha provato a essere più propositivo. Vero è che l’Atalanta, anche per via dell’impegno europeo, ha abbassato i ritmi nella ripresa, ma non è un caso che i rossoblù abbiano creato la migliore occasione della gara quando più uomini sono andati a riempire l’area.

L’unica chance dei primi 45 minuti è arrivata con un colpo di testa in tuffo di Shomurodov su assist di Luvumbo. Situazione assolutamente estemporanea e che dà l’idea dei problemi offensivi del Cagliari che erano apparsi in miglioramento contro l’Udinese. Invece nuovamente si è visto poco supporto del centrocampo in fase di possesso, pochi se non nulli inserimenti senza palla, l’attaccante uzbeko lasciato solo in avanti mentre Luvumbo vagava tra le linee con tendenza a spostarsi sull’esterno. Nell’occasione mostrata è evidente la solitudine di Shomurodov nell’area avversaria, se si aggiunge la poca vena dell’ex Genoa e Roma il gioco è fatto.

Nella ripresa con il 4-4-2 il Cagliari ha alzato la pressione e mantenuto maggior predominio territoriale. Ma i problemi di occupazione dell’area dell’Atalanta sono rimasti tali. La seconda occasione capitata sulla testa di Shomurodov ne è ulteriore esempio. L’azione rossoblù è manovrata e c’è tutto il tempo per le mezzali e gli esterni di provare l’inserimento senza palla. Quando Zappa ha l’opportunità di mettere in mezzo il cross, né Sulemana né Azzi sono pronti ad aiutare l’attaccante uzbeko nei sedici metri nerazzurri. Shomurodov potrebbe sì far meglio, ma resta l’assenza di compagni ad accompagnare l’azione.

Non sembra un caso che l’unica volta in cui gli uomini di Ranieri hanno riempito l’area bergamasca sia arrivata la traversa colpita da Oristanio. La posizione esterna di Luvumbo faceva diventare ufficiale tatticamente la tendenza naturale dell’angolano, così il giovane scuola Inter dava maggiore supporto a Petagna nel frattempo subentrato a Shomurodov. Zappa e Nández sul lato opposto accompagnano l’azione in attesa del cross, Viola, Augello e Makoumbou accorciano fuori dai sedici metri. L’insegnamento – al netto del punteggio di 2-0 e di un’Atalanta con meno furore agonistico – è che difficilmente si riesce a essere pericolosi con l’apporto di pochi uomini nell’area avversaria, mentre la strada intrapresa contro l’Udinese e già prima nel finale di Bologna sembrerebbe quella più utile a crescere nella fase offensiva. Perché l’organizzazione della retroguardia è sì importante, ma basta una giornata no dei singoli o una di grazia degli avversari per non raccogliere nemmeno un punto. Ovvietà , ma senza creare pericoli non si segna e senza segnare l’unica possibilità positiva è un brodino chiamato 0-0.
Matteo Zizola














