Attenzione massima ai dettagli, concentrazione difensiva, reparti corti, verticalità , propensione all’attacco e cura della fase di non possesso, movimenti coordinati dei singoli che rendono il collettivo una macchina perfetta. Sono questi gli ingredienti con i quali Fabio Pisacane ha cucinato sportivamente il collega Gian Piero Gasperini, un piatto stellato che ha avuto come logica conseguenza, oltre alla prestazione migliore della stagione, la vittoria per 1-0 del suo Cagliari contro la Roma, positiva ben oltre il punteggio e iniezione di fiducia che conferma la bontà della strada tracciata nelle ultime settimane al di là dei punti che sono mancati.
Collettivo
Come contro la Juventus così contro i giallorossi Pisacane ha messo in campo il Cagliari con una strategia ben definita e tatticamente chiara. Difesa a quattro in fase di possesso che si è trasformata in linea a cinque in quella di non possesso, centrocampo a due che diventava a tre grazie al lavoro di Folorunsho e, infine, attacco con tre giocatori alle spalle del riferimento Borrelli che diventava a due con la Roma a costruire il gioco.

Con la Roma in possesso il Cagliari si è sistemato con un 5-3-2 flessibile. Davanti a Caprile i tre centrali Zappa-Luperto-Rodriguez, quindi Obert a sinistra e Palestra a destra, in mezzo al campo Deiola come perno davanti alla difesa e Adopo alla sua sua destra con Folorunsho sul centrosinistra ed Esposito a fare da collante dietro Borrelli. Palestra ha rappresentato la chiave per le transizioni e, rispetto a Torino, non ha dovuto concentrarsi eccessivamente nel ruolo di quinto difensivo. In questo contesto fondamentale il lavoro di Deiola che, schierato nella posizione occupata da Liteta contro la Juventus, ha gestito la propria zona con maggiore attenzione tattica e una tendenza minore (per non dire nulla) a venire trascinato dal giro palla dei giallorossi.

La presenza di Tsimikas come esterno sinistro nella Roma ha facilitato i compiti di Palestra che, grazie alla minore spinta del greco, ha potuto spesso e volentieri portare la difesa ad avere un baricentro più alto senza doversi preoccupare dell’occupazione dei cinque corridoi verticali in non possesso. Deiola, nel ruolo di equilibratore, ha garantito il controllo della zona di rifinitura giallorossa, limitando completamente le uscite del falso nove Baldanzi e dando una mano sia sul centrodestra che sul centrosinistra della mediana, in un 4-4-2 asimmetrico che ha chiuso gli spazi ai giallorossi e controllato al massimo i triangoli gasperiniani sugli esterni.

L’importanza del lavoro di Deiola nella fase di non possesso è stata una della chiavi della vittoria del Cagliari sulla Roma. Oltre a una pulizia in uscita che conferma la crescita del capitano rossoblù – soprattutto di personalità e consapevolezza – la sua presenza davanti alla difesa a controllare in toto la zona di rifinitura giallorossa ha garantito equilibrio e mantenuto i reparti stretti. Non solo, perché il Cagliari è apparso come costruito con una rete nella quale tutti i collegamenti tra i singoli hanno funzionato alla perfezione, il movimento di uno portava al movimento di tutti gli altri, una sinfonia difensiva che ha chiuso ogni linea di passaggio alla Roma tra uomo su uomo e gestione della zona di competenza a seconda delle situazioni. L’intesa tra Obert e Rodriguez nelle marcature su Soulé e Celik, il lavoro di Folorunsho tra la schermatura di Cristante e il controllo delle uscite di Mancini, quello di Esposito come supporto al compagno di centrocampo e a Obert sul quinto turco: tutti dettagli che hanno portato all’assenza di pericoli per Caprile, senza però abbassare il blocco difensivo in maniera eccessiva.


Una struttura solida quando la Roma è avanzata verso l’ultimo terzo, ma che ha lasciato spazio all’uomo su uomo quando i giallorossi hanno impostato il gioco all’altezza della metà campo. A tal proposito fondamentale il lavoro di Zappa che ha avuto in Pellegrini l’avversario diretto con licenza di rompere la linea. Il braccetto di destra rossoblù, infatti, è andato spesso a prendere alto il numero 7 della Roma, evitando così la costruzione semplice e venendo aiutato dal lavoro contemporaneo di Palestra – pronto a scivolare per coprire lo spazio alle sue spalle – e di Folorunsho, abile ad accorciare verso la zona di possesso giallorosso per creare densità e chiudere ulteriori soluzioni di giocata.

La marcatura uomo su uomo di Zappa su Pellegrini non si è limitata alla propria metà campo, ma se necessario il numero 27 del Cagliari ha seguito l’avversario fin dentro la metà giallorossa, con sempre Palestra attento nel coprirgli le spalle e tutto il resto del collettivo a prendere le posizioni corrette e sistemarsi in maniera tale da non venire sorpresi con cambi di gioco sul lato opposto.

La Roma ha cercato con maggiore continuità di spostare il proprio gioco proprio sul lato di Pellegrini, ma ogni volta che la palla veniva spostata sul lato opposto, ecco che anche Rodriguez ha svolto lo stesso lavoro di Zappa. L’uruguaiano ha rotto la linea per inseguire Soulé, venendo contemporaneamente coperto alle spalle dalla scalata di Obert in copertura su Celik e, sul lato opposto del centrocampo, dallo scivolamento di Adopo per compensare.

L’unica variante alla strategia iniziale è arrivata non dopo l’espulsione di Celik, ma dopo i cambi che hanno portato in campo Prati e Gaetano prima e Idrissi poi. A quel punto il Cagliari è passato stabilmente al 4-3 in non possesso, con Palestra e Idrissi terzini, Luperto e Rodriguez centrali, Prati perno davanti alla difesa con Adopo e Deiola ai suoi lati, oltre a Gaetano libero di svariare sia tra le linee che come regista aggiunto abbassandosi ed Esposito e Folorunsho davanti.
Variabili offensive
La differenza sostanziale rispetto alla partita contro la Juventus si è avuta nella fase di non possesso. Il Cagliari ha infatti portato un maggiore controllo del campo, oltre ad aver studiato alcune strategie per sfruttare i limiti di una Roma che, una volta perso un duello, si è trovata spesso scoperta tra difesa e Svilar e anche sui cambi di corsia con il giro palla.


La costruzione dal basso ha visto i rossoblù impostare il 4+1 con Deiola come regista, ma utilizzando questa strategia più come esca per aprire il campo che come reale volontà di giocare dalle retrovie palla a terra. Una soluzione che ha messo in difficoltà la Roma, incapace di coprire gli spazi e di arrivare sulle seconde palle.


L’idea di Pisacane è apparsa chiara fin dai primi minuti. Attirare la Roma alla pressione alta, lanciare lungo con Caprile e sfruttare i movimenti dei riferimenti avanzati. La soluzione più utilizzata è stata quella con Folorunsho largo a sinistra assieme a Esposito, con il centrocampista che si spostava verso la zona di Borrelli al momento del lancio del portiere. I due giocatori più fisici, in questo modo, si sono alternati nell’attacco del pallone alto, con l’altro che è andato ad attaccare la profondità per ricevere l’eventuale spizzata e Adopo pronto in appoggio per la seconda palla ed Esposito e Palestra larghi ad aprire il campo in ampiezza.


L’unico giocatore rossoblù con massima libertà di movimento in fase di possesso, così come accaduto a Torino, è stato Esposito. Finto attaccante esterno il più delle volte, ma anche supporto a Borrelli in zona più centrale e, all’occorrenza, capace anche di farsi trovare sul lato opposto. Un vero e proprio regista avanzato nascosto che, partendo largo è andato a trovare lo spazio laddove possibile, senza limiti o costrizioni. L’esempio perfetto l’azione che lo ha poi portato alla conclusione respinta da Svilar, quando Esposito è partito dalla zona sinistra del campo vicino alle panchine per poi correre senza palla in diagonale e, infine, arrivare a dare l’appoggio a Palestra nella parte di destra d’attacco dell’area della Roma.


Se nella trasferta contro la Juventus la presenza di Conceicao aveva chiuso le possibilità di spingere in avanti di Obert, limitando alla fascia destra gli attacchi del Cagliari, contro la Roma si è visto un maggiore utilizzo della fascia sinistra. Folorunsho, quando i rossoblù hanno provato a giocare di costruzione e non con palloni lunghi o transizioni, si è sistemato sulla corsia mancina creando combinazioni con Obert e con Esposito che agiva da terzo uomo per eventuali triangoli. Una soluzione che ha messo in difficoltà l’uomo su uomo della Roma di Gasperini, aprendo spazi alle spalle della difesa attaccati con movimenti senza palla da diversi interpreti, come Obert nell’occasione iniziale di Adopo. Da notare anche la massiccia presenza di giocatori del Cagliari nella trequarti giallorossa, oltre alla marcatura preventiva di Deiola su Soulé, con il capitano che, vista la proiezione offensiva di entrambi i quanti e di Adopo, ha agito da equilibratore come difendente aggiunto in possesso.

Difficile analizzare tatticamente lo sviluppo della gara dopo l‘espulsione di Celik, con la superiorità numerica che non può non incidere nelle valutazioni strategiche. Resta però interessante vedere la mossa di Pisacane con i cambi che hanno portato in campo Prati per Zappa e Gaetano per Borrelli, oltre che Idrissi per Obert (ma in questo caso senza vere e proprie modifiche). Con l’ingresso del numero 10, poi decisivo in occasione della rete dell’1-0 finale, a fare da riferimento offensivo non è stato Esposito, ma bensì Folorunsho, con il numero 94 che al contrario ha ancora di più enfatizzato i suoi compiti di regista offensivo “nascosto”, largo a sinistra e libero di decidere dove attaccare la zona di rifinitura. Gaetano, invece, ha giocato sia tra le linee come numero dieci vero e proprio, sia come secondo regista in aiuto a Prati quando la trequarti diventava troppo trafficata.
Palle inattive e gol
C’è stato un momento della gara che ha forse fatto capire più di altri l’attenzione totale in fase difensiva del Cagliari. Per un minuto, nello specifico tutto il trentesimo del primo tempo, la Roma ha avuto ben cinque situazioni una dietro l’altra, partendo da un calcio d’angolo e proseguendo con quattro cross (due da destra e due da sinistra) che hanno trovato nella retroguardia rossoblù un muro invalicabile. In altre gare, dopo un lungo momento di pressione e dopo aver meritato il vantaggio non arrivato, il Cagliari ha pagato la prima disattenzione spesso su palla inattiva. Contro la Roma l’aver passato indenni quel minuto cruciale è stato un segnale importante. Così come la preparazione evidente degli angoli a favore, con la conseguenza finale del gol vittoria.


Già nel primo tempo, infatti, il Cagliari aveva provato a sfruttare il palo più lontano, portando alcuni uomini ad attaccare il primo per mascherare la presenza senza movimenti in diagonale di almeno due uomini sul secondo. Se fino al gol decisivo di Gaetano la Roma era riuscita a vincere i duelli aerei, allo stesso modo era tangibile che un minimo dettaglio avrebbe potuto favorire i padroni di casa in queste situazioni.

E così è stato quando Esposito ha battuto il corner che ha portato alla rete della vittoria. Il Cagliari ha in questo caso portato più uomini tra centro dell’area e primo palo, lasciando quello meno atteso sul palo più lontano in un uno contro uno con Ghilardi. La traiettoria perfetta di Esposito ha messo in difficoltà il difensore giallorosso, mentre Gaetano ha sfruttato l’intervento fuori tempo dell’avversario piazzandosi proprio nella zona dove sarebbe finito il cross del compagno.














