Una partita che è stata una sorta di riassunto delle prime ventuno giornate di Serie A, dalla partenza propositiva e con un’idea di gioco chiara, il passaggio a vuoto con il risultato che non rispecchia la prestazione, la risalita che ha portato i tre punti. Il Cagliari che ha confermato la capacità di rimontare da situazioni di svantaggio – prima in tutto il campionato con tredici punti guadagnati – anche contro il Lecce ha ribadito le proprie idee tattiche, seppur c’è voluto un cambio di rotta nell’aggressività per ribaltare lo 0-1 firmato da Pierotti.
Fase difensiva
Davide Nicola ha cambiato soltanto un elemento rispetto agli undici visti nel pareggio contro il Milan. Il rientro di Mina al posto di Palomini è stata l’unica novità, così come nello schieramento in campo si è rivisto l’ormai rodato 4-2-3-1. Con una differenza sostanziale tra possesso e non possesso, perché nel primo caso la strategia è stata quella del 4-1-4-1 con Makoumbou a fare da regista e Adopo da incursore che si proponeva al fianco di Viola, mentre nel secondo non si è rivista la retroguardia a cinque con Zappa braccetto di destra e Zortea a scalare come quinto, ma lo schieramento è stato più lineare.
Al contario di quanto visto nella sfida di San Siro, quando la necessità di coprire il campo in orizzontale contro l’attacco a cinque dei rossoneri aveva portato i rossoblù a rispondere con altrettanti uomini nella linea difensiva, contro il Lecce Nicola ha preferito un atteggiamento differente. Con la squadra di Giampolo poco portata a riempire su tutto l’arco d’attacco la trequarti, ecco che il Cagliari ha potuto evitare lo scivolamento di Zortea verso la retroguardia tenendo un 4-4-2 ben strutturato a copertura degli spazi.
Un’altra differenza rispetto al pareggio contro il Milan è stata la gestione della prima pressione. Se di fronte agli uomini di Sergio Conceicao il Cagliari aveva puntato sull’attesa, così da evitare di essere sorpreso alle spalle dalle verticalizzazioni rapide dei rossoneri, contro il Lecce Nicola ha alzato le linee andando sull’uomo su uomo, pur se non con una particolare aggressività. Piccoli e Viola a coprire i due centrali di difesa, Zortea e Felici i due terzini, mentre Adopo e Makoumbou si alzavano fino alla trequarti per coprire sui due mediani salentini Pierret e Coulibaly.
L’unica concessione al pressing più aggressivo arrivava non appena il Lecce scaricava in maniera più lenta il pallone sugli esterni di difesa o su uno dei due mediani quando larghi. A quel punto il Cagliari provava a portare più uomini sulla zona di possesso della squadra di Giampaolo, ma senza quel furore agonistico che potesse mettere in difficoltà l’uscita palla a terra degli avversari.
La pressione senza la dovuta aggressività ha creato criticità poi tradotte nella rete del vantaggio degli ospiti firmata da Pierotti. Il primo segnale in un’azione poi interrotta per fuorigioco di Krstovic, non l’unico all’interno della prima frazione nonostante il dominio territoriale dei rossoblù. Dominio che però è sembrato far comodo al Lecce che ha aspettato il momento per poter colpire grazie a un’uscita rapida e all’utilizzo del cosidetto terzo uomo. A destra soprattutto, seppur la rete dello 0-1 è arrivata grazie a una combinazione sul lato opposto. La giocata consolidata vedeva il terzino cercare la palla verso Krstovic tra le linee in quello spazio lasciato libero da Makoumbou e Adopo impegnati nella pressione alta. Il serbo era così chiamato allo scarico su Helgason che a sua volta andava a cercare la verticalizzazione per Pierotti che nel frattempo andava sullo spazio alle spalle di Obert.
La rete di Pierotti nasce appunto da un’uscita dalla linea di Krstovic seguito alto da Mina. L’attaccante del Lecce ha scaricato su Dorgu mentre Tete Morente andava in verticale indirizzando la giocata sempre di Dorgu alle spalle di Zappa. Nel frattempo Krstovic, Helgason e Pierotti andavano a supportare l’azione dell’esterno spagnolo, finendo per creare un 3 contro 2 nell’area del Cagliari mentre Zappa provava a contrastare il pallone orizzontale di Morente. Un’azione conseguenza dell’atteggiamento propositivo ma poco aggressivo degli uomini di Nicola e che troverà la cura nei cambi dopo appena otto minuti della ripresa.
L’ingresso di Deiola, Marin e Gaetano cambia l’inerzia della gara, ma soprattutto modifica l’atteggiamento del Cagliari, con un pressing più forte e meno cura della chiusura delle linee di passaggio, ma maggiore intensità nell’uomo contro uomo e nella creazione di densità nella zona di possesso del Lecce. La dimostrazione nella quantità di giocatori rossoblù spesso nell’area del pallone, una concentrazione spesso elevata che lasciava poco spazio per le uscite ai salentini. Gestione favorita anche dai cambi di Giampaolo che con l’uscita di Krstovic e soprattutto quella di Pierotti non ha più avuto la valvola di sfogo fisica e tecnica per limitare la pressione dei padroni di casa.
Fase offensiva
Se da un lato le transizioni offensive e difensive sono state la chiave di volta della partita, grazie appunto all’intensità maggiore della ripresa, in possesso il Cagliari non ha avuto stravolgimenti tra primo e secondo tempo se non dati dal un’attitudine differente degli interpreti. La strategia però è stata pressocché identica, partendo dalla costruzione.
La gestione del pallone partendo dalla difesa ha visto i rossoblù utilizzare l’ormai consolidato sistema del 4+1, con i due terzini a dare opzioni per poi puntare al gioco laterale e Makoumbou a fungere da play e costruttore, con Adopo con compiti da invasore e supporto della manovra offensiva.
L’unica concessione al 4+1 con Makoumbou a fare da regista è arrivata con l’ex Maribor a scalare come terzino destro in costruzione andando a occupare il posto di Zappa che, nel frattempo, andava a riempire la zona di destra per cercare la superiorità numerica associandosi a Zortea. Una scelta che non ha pagato per la gestione del possesso da parte di Makoumbou, poco rapido nelle verticalizzazioni, e per un Adopo – differente la mobilità quando chiamato a dare opzioni in impostazione – che non riusciva a creare lo spazio per far muovere e aprire il centrocampo del Lecce.
La musica è cambiata nel secondo tempo dopo i cambi decisi da Nicola. Seppur, dal punto di vista prettamente tattico, le dinamiche sono state simili. Di nuovo il 4+1 in costruzione, ad esempio, ma con Marin molto più portato alla giocata verticale rapida rispetto a Makoumbou e Deiola più sul pezzo nel passare da incursore a costruttore a seconda della situazione.
Come nel primo tempo così anche nella ripresa spesso e volentieri il 4+1 con Zappa terzino si trasformava in un 4+1, ma con Deiola a prendere il posto del laterale ex Pescara e Marin che manteneva i compiti da play. Il cambio di intepreti e la scelta di far svolgere a Deiola il ruolo di play aggiunto sulla destra ha fatto sì che, con maggiore verticalità, si creassero i presupposti per utilizzare al meglio la propensione offensiva di Zappa, la mobilità di Gaetano rispetto a un Viola meno presente e, infine, la corsa di Zortea.
Il risultato è stata la presenza quasi costante di Zappa come punta di fatto, spesso affiancato al trio Felici, Piccoli e Gaetano così da creare maggiore spazio per Zortea. Da notare anche come Deiola sia stato capace di trasformarsi in pochi secondi da costruttore a invasore, andando a supportare l’azione offensiva, dettaglio che diventerà fondamentale in occasione del gol del pareggio siglato da Gaetano.
La rete dell’1-1 nasce, appunto, dalla capacità del Cagliari di portare tanti uomini nella zona avanzata, con un Lecce che perdeva così riferimenti e marcature. Sono sette i rossoblù che supportano la fase offensiva, con una densità sul lato destro creata da Zortea, Zappa e Marin che favorisce l’uscita dalla linea d’attacco di Gaetano, mentre Deiola andava a riempire l’area con Piccoli e Felici. Il resto è frutto della combinazione sullo stretto tra il trequartista napoletano e il numero 14 sangavinese, ma anche con il movimento di Piccoli che crea spazio e confusione nella retroguardia salentina.
Le altre reti del Cagliari, pur confermando l’idea di gioco sia nel 3-1 che nel 4-1 (tanti uomini, esterni sia di difesa che di centrocampo che attaccano, centrocampisti a supporto) nascono da una situazione di superiorità numerica che rende meno efficace un’analisi dal punto di vista puramente tattico, mentre il vantaggio firmato da Luperto arriva su azione d’angolo, con il Lecce schierato a zona che favorisce l’incursione di Luperto sul primo palo. Una gara che ha dimostrato quanto in un’idea di calcio propositivo non possa mancare l’aggressività nelle transizioni, al contrario ogni occasione a favore non sfruttata può diventare un problema non appena non si riesce a chiudere le linee di passaggio a dovere. Contro il Torino e l’uomo contro uomo di Vanoli sarà necessario rimettere in campo l’intensità vista nella ripresa, solo in questo modo la striscia positiva potrà continuare anche nella prossima trasferta.
Matteo Zizola