Una partita che per Di Francesco resta LA partita. Roma contro Barcellona, ritorno dei quarti di finale di Champions League dopo che all’andata i blaugrana vinsero per 4 a 1 al Camp Nou.
L’impresa dei giallorossi che riuscirono a vincere per 3 a 0 all’Olimpico nacque da un’invenzione dell’attuale allenatore del Cagliari. Non è un mistero, Di Francesco predilige in maniera quasi esclusiva la difesa a quattro. Non solo, ma tra il favorito 4-3-3 e la seconda opzione 4-2-3-1 l’uso del doppio esterno su entrambe le fasce difficilmente viene a mancare. Eppure in quella serata famosa il tecnico abruzzese inventò a sorpresa il 3-4-1-2, una tattica non esattamente nelle sue corde e che divenne la chiave di volta di una partita entrata nella sua storia personale.
Il mercato del Cagliari ha lasciato una rosa decisamente ampia, ma quello che potrebbe essere un problema diventa un’ulteriore soluzione per cambiare a seconda delle situazioni lo schieramento. Tanti difensori centrali, sei che diventano sette se si considera anche Lykogiannis per la difesa a tre, esterni che faticano ancora nella fase difensiva e che appaiono ideali come quinti di centrocampo, l’arma Pavoletti o ancora di più un Joao Pedro da avvicinare alla porta, infine Marin che da regista con difficoltà potrebbe avanzare di 20 metri tra le linee offensive.
Prendendo come riferimento proprio la partita tra Roma e Barcellona, si può notare lo schieramento della difesa a tre che diventa a cinque a seconda dello sviluppo dell’azione. La fase difensiva ha nel mediano davanti alla difesa, in quel caso De Rossi, l’uomo di equilibrio che agisce sia da regista in impostazione sia come copertura per coprire lo spazio tra le linee.
L’azione di pressing vede proprio nel centrale di centrocampo il giocatore che decide le sorti di tutti i compagni. Chiudere gli spazi intorno al pallone – e in quel caso i quinti si abbassano – o come nella prima immagine mettere un atteggiamento più di ripiegamento quando presi in contropiede.
Che sia con la difesa a 4 o con quella a 3 Di Francesco non ha paura di chiedere ai suoi giocatori di accettare l’uno contro uno. Importante nell’immagine sopra ricordare il momento di quella partita, la Roma è già in vantaggio 3 a 0 e mancano pochi minuti alla fine. Di Francesco non arretra, anzi, chiede alla propria difesa di restare alta e di affrontare i duelli individuali senza lasciare troppo campo agli avversari. Un atteggiamento che anche a Cagliari potrebbe riproporsi, anche se mancano nella rosa rossoblù giocatori come Juan Jesus e Manolas che fanno dei recuperi in velocità una delle loro caratteristiche principali.
Interessante anche osservare la fase offensiva come in occasione del gol dell’uno a zero firmato da Dzeko. De Rossi da quarterback aspetta il movimento delle due punte, un ruolo che sembrerebbe in questo fondamentale nelle corde di Marin. Schick e Dzeko si dividono i compiti, il primo chiama fuori dalla difesa il proprio marcatore, il secondo attacca lo spazio alle spalle dell’altro centrale. Una coppia Simeone – Joao Pedro, ma anche Simeone – Pavoletti, avrebbe le caratteristiche per svolgere al meglio questo tipo di combinazione. Da non sottovalutare infine la posizione di Florenzi alto a destra, i quinti infatti si trasformano spesso da esterni di centrocampo con compiti anche difensivi a vere e proprie ali aggiunte in una sorta di 3-2-1-4 che apre la retroguardia avversaria favorendo l’attacco dello spazio centrale.
Quest’ultimo aspetto relativo agli esterni – in quella gara Florenzi da una parte e Kolarov dall’altra – appare ancora più chiaro nell’ultima immagine che vi proponiamo. In linea con le due punte, mettono in seria difficoltà la difesa del Barcellona, a loro si aggiunge la presenza di Nainggolan da trequartista ad attirare l’uscita di un difensore favorendo così il due contro uno sull’esterno e l’uno contro uno al centro.
Un 3-4-1-2 ricco di cambiamenti e nel quale ogni giocatore è chiamato a diversi compiti e a un’estrema duttilità. Pochi punti fermi, tanto movimento, un mix di verticalità centrale e lavoro sugli esterni che potrebbe far comodo nel corso della stagione anche per via delle caratteristiche della rosa. Partendo dal 4-3-3 come idea di fondo mutabile a un abbastanza simile 4-2-3-1, l’alternativa della difesa a tre appare suggestiva e una soluzione a sorpresa contro alcuni avversari più complicati.
Matteo Zizola