La prima sconfitta stagionale ha lasciato diversi dubbi. Non è bastata la superiorità numerica per tutto il secondo tempo, non sono bastati i cambi, non sono bastate le occasioni di Luvumbo e Viola. Il Cagliari che ha perso 1-0 a Lecce avrebbe probabilmente meritato un punto, ma al netto del non aver convertito in gol le diverse chance avute, la gara del Via del Mare ha mostrato un passo indietro netto dei rossoblù di Davide Nicola.
Difficoltà e occasioni
L’allenatore piemontese ha confermato lo stesso undici iniziale visto contro il Como. Sia nei nomi che nello schieramento, un 3-5-2 che però non ha portato gli stessi risultati in termini di atteggiamento e intensità visti nelle prime due giornate. Anzi, la prestazione del Cagliari ha dato seguito al secondo tempo contro la squadra di Cesc Fabregas, con difficoltà nel mantenere le distanze e nel capire i momenti della partita.
Oltre al solito problema nei calci piazzati a sfavore – che vedremo successivamente – la prima frazione ha mostrato ancora una volta il punto dolente dei rossoblù. La zona destra difensiva, infatti, è stata terreno fertile per i tentativi del Lecce, con Banda supportato da Gallo a mettere in difficoltà il duo Zappa-Azzi, apparsi incapaci di coordinarsi nelle marcature e nelle scalate. L’esterno zambiano dei giallorossi, sfruttando la propria velocità e il ritardo nell’accorciare del braccetto di destra del Cagliari, ha creato diversi problemi nella prima frazione. Non supportato a dovere da Azzi, che spesso e volentieri ha scelto di controllare Gallo piuttosto che dare manforte al compagno.
La gara del Via del Mare non è stata di alto livello dal punto di vista tecnico. Da una parte e dall’altra, senza distinzione. A mancare nel Cagliari soprattutto il centrocampo, con Marin e Prati sottotono e Deiola che ha cercato di svolgere il compito da equilibratore ma sbagliando diverse scelte. Nonostante tutto, però, i rossoblù hanno prodotto diverse occasioni per colpire, cercando comunque di portare tanti uomini nell’area del Lecce ma senza convertire in gol gli sforzi.
Luvumbo in primis è stato abile nel portare fuori dalla linea Baschirotto per poi attaccare lo spazio alle sue spalle. Bene, seppur non con continuità, anche la presenza dei centrocampisti e degli esterni nel supportare l’azione d’attacco, con Marin, Deiola, Augello e Azzi sempre pronti ad accorciare per arrivare con più uomini dalle parti di Falcone.
Il problema, però, è che l’attaccante angolano ha confermato il suo essere croce e delizia. Benissimo nella preparazione delle occasioni, altrettanto nel ruolo di miccia che accende le azioni d’attacco con la sua velocità, meno bene nelle scelte di giocata al momento del dunque. Arrivato in area – quando ancora la gara era sullo 0-0 – Luvumbo ha preferito calciare colpendo poi la traversa piuttosto che assecondare non tanto il movimento di Piccoli, quanto quello di Deiola. Giusto per certi versi che un attaccante cerchi la via del gol appena ne ha l’occasione, meno quando esiste l’opportunità di servire un compagno meglio piazzato.
Due su due
Due reti subite in tre partite, due reti subite su azione di calcio d’angolo. Entrambe dopo una torre che ha favorito il movimento senza palla di uno degli attaccanti avversari, con il difendente del Cagliari concentrato più sulla zona della sfera che sul giocatore da marcare.
Il calcio d’angolo nasce da un discusso colpo di tacco di Deiola che prova a guadagnare il rinvio dal fondo o, in alternativa, servire Augello. Messa da parte la scelta infelice del gesto tecnico, per il centrocampista sangavinese non esistevano alternative al concedere il tiro dalla bandierina: servire Scuffet avrebbe creato problemi non da poco al portiere, il rinvio centrale o sul lato opposto un errore ben più grave del tentativo di tacco. È però ciò che accade sul corner che mette proprio Deiola sul banco degli imputati. Lo schema del Lecce parte con l’uscita dall’area verso la zona della bandierina da parte di Pierret che trascina con sé Zappa e Marin. Il centrocampista giallorosso crea così lo spazio libero sul primo palo, favorendo il buco sul quale si inserirà Krstovic successivamente. Sul lato opposto è proprio Deiola che appare incaricato di seguire l’attaccante montenegrino, tanto da rivolgere le spalle all’azione e seguire con lo sguardo l’avversario.
Nel momento del cross di Oudin, dopo l’uno-due corto con Pierret, Piccoli controlla ancora il primo palo in solitaria, Luperto è a distanza da Gaspar dando così la possibilità al difensore di prendergli il tempo, mentre Deiola è ancora impegnato nella marcatura di Krstovic. Il movimento iniziale di Pierret ha creato, come detto, uno spazio che il solo Piccoli è chiamato a difendere, con l’aiuto ipotetico di Deiola impegnato sull’attaccante.
Il momento decisivo che porta al vantaggio del Lecce è con la torre di Gaspar verso il palo opposto. Luperto si fa sovrastare, ma non basta a spiegare la disattenzione collettiva e soprattutto di due singoli. In primis Deiola che non legge il movimento di Krstovic, perde di vista l’attaccante e guarda soltanto la zona dove Gaspar colpisce di testa. Il movimento a mezzaluna del montenegrino viene ignorato dal capitano rossoblù, mentre Piccoli – attaccante e dunque meno avvezzo alla marcatura – non riesce a capire per tempo il pericolo e non accorcia verso lo spazio libero. Creando così i presupposti per il tocco sottoporta di Krstovic che anticipa l’ex Atalanta e batte un incolpevole Scuffet.
Confusione e scelte
Nella ripresa il Cagliari parte in vantaggio di un uomo dopo l’espulsione di Dorgu per fallo su Prati nel finale di prima frazione. Nicola cambia Zappa con Palomino oltre a l’ex Spal con Lapadula, lasciando così quasi inalterata la filosofia tattica. L’assenza di qualità in mezzo al campo non viene sopperita dalle sostituzioni, la difesa a tre resta tale e si passa dal 3-5-2 al 3-4-3 con l’Italoperuviano supportato da Piccoli e Luvumbo. Nonostante l’uomo in più e l’attaccante aggiunto, il Cagliari sbatte sull’organizzazione del Lecce e non ha le qualità per aggirare sugli esterni o di rompere con giocate verticali il muro giallorosso.
Nonostante i problemi le occasioni arrivano, da quella di Luvumbo sventata da Falcone a quella di Viola che conclude sulla traversa da posizione favorevole. Ancora prima è Azzi a colpire di testa impegnando il portiere dei salentini, in una delle poche volte nelle quali il Cagliari è riuscito ad andare da esterno a esterno e a riempire l’area con più uomini. L’ingresso tardivo di Pavoletti non ha aiutato una squadra che ha provato a sfondare con traversoni spesso preda del duo difensivo giallorosso, così come l’assenza di giocatori – oltre Luvumbo – in grado di strappare ha permesso al Lecce di mantenere compattezza e chiudere centralmente gli attacchi rossoblù. Ci sono poi gli errori individuali, perché se è vero che il Cagliari ha messo in campo una prestazione non esaltante, è altrettanto vero che le occasioni per colpire sono comunque arrivate. Ora per Nicola il compito di trovare la quadra con l’arrivo di Gaetano e, soprattutto, di cercare il modo migliore di supportare il trequartista con un centrocampo più abile nel palleggio.
Matteo Zizola