Un film da Oscar che dura solo un tempo, la sceneggiatura dimenticata per il secondo o forse, chissà , gli attori che non riescono a capire l’evoluzione del copione. La sconfitta del Cagliari a Bologna è stata frutto di una prestazione a due facce, i primi 45 minuti di grande applicazione e intelligenza tattica e i secondi di dettagli mancati, di attenzione deficitaria e di soliti errori che si sono ripetuti. E il tentativo del lieto fine andato a vuoto per via di diversi fattori, tra i quali l’assenza di idee non appena la partita si è spostata dal non subirla al farla.
Perfezione
Nicola ha imparato dalle difficoltà viste contro la Juventus nella precedente sconfitta casalinga e, al contrario di quanto visto contro i bianconeri, ha impostato la squadra con una strategia tattica differente pur se con aspetti comuni.

La rinuncia al centrocampo a tre ha portato l’allenatore del Cagliari a scegliere la strada di un classico 4-4-2, con i reparti corti e con un’elevata attenzione tattica. Confermata rispetto alla gara contro la Juventus la decisione di attendere gli avversari, con la copertura dei corridoi verticali e dei mezzi spazi e una pressione non aggressiva, ma più improntata alla chiusura di linee di passaggio e fonti di gioco. Rispetto alla gara di andata i rossoblù non hanno provato a giocare con le armi del Bologna – tecnica e costruzione dal basso – ma piuttosto hanno utilizzato più i palloni lunghi e, più di ogni altra cosa, allontanato il rischio dei recuperi alti da parte degli uomini di Vincenzo Italiano, caratteristica fondante del gioco degli emiliani.

La criticità maggiore data dall’attesa e dalla chiusura dei corridoi verticali si era vista contro la Juventus. Con Locatelli che nella gara contro i bianconeri di Thiago Motta era stato lasciato libero di gestire il gioco senza nessun rossoblù a disturbarlo per quasi tutto il primo tempo. Capito l’errore commesso nella partita precedente, Nicola ha scelto di rinunciare a un centrocampista in favore di Luvumbo, schierato di fianco a Piccoli con l’obiettivo non solo di aiutare il centravanti in fase offensiva, ma soprattutto di limitare la fonte principale del gioco del Bologna. Il numero 77 angolano, infatti, ha svolto il compito di schermo sul regista degli emiliano, andando a marcare Freuler scegliendo di lasciare liberi nell’impostazione i due centrali difensivi Erlic e LucumÃ.

Quando in diverse occasioni Luvumbo era “costretto” a staccarsi del centrocampista svizzero, Makoumbou era il mediano designato ad alzarsi di qualche metro per andare in pressione sul regista del Bologna, con la difesa che accorciava di conseguenza e soprattutto Adopo a coprire le spalle del compagno ex Maribor. L’armonia dei reparti con un movimento collettivo vicino alla perfezione ha, di fatto, soffocato qualsiasi velleità dei padroni di casa, con l’aiuto decisivo anche degli esterni alti Zortea e Augello abili nel dare una mano ai terzini Zappa e Obert ed evitare così lo sfogo sulle fasce del gioco del Bologna.

Fisiologicamente si sono viste situazioni di pressione del Bologna nella zona offensiva, ma con un Cagliari che è stato pronto nell’abbassarsi compatto e creare densità nella zona appena fuori dall’area di rigore, evitando imbucate e lasciando che la squadra di Italiano provasse ad andare al cross con gli esterni senza particolare successo. La concentrazione e la disposizione dei reparti ha aiutato nella conquista delle seconde palle, il poco spazio ai fronzoli ha tolto al Bologna l’arma del recupero del pallone nella trequarti avversaria.

Va da sé che la fase offensiva del Cagliari non potesse essere fluida, ma più che un difetto si è trattato di una scelta ponderata e anche per certi versi vincente. Palloni lunghi alla ricerca delle spizzate di Piccoli, con Luvumbo come uomo vicino al centravanti e pronto ad attaccare la profondità  alle spalle del compagno. Non solo, ma anche Zortea e Augello andavano a formare una sorta di triangolo dietro Piccoli, creando diverse soluzioni nella conquista del pallone vagante e potendo mettere in difficoltà i centrali del Bologna.

Il gol del vantaggio arriva proprio con la soluzione del pallone lungo rapido a scavalcare la prima pressione del Bologna, cancellando la ricerca della costruzione dal basso attraverso il giro palla passando anche da Caprile. Zappa, riconquistato il possesso, va immediatamente in verticale, con Piccoli che sfida Lykogiannis vincendo il duello e aprendosi lo spazio per la conduzione centrale verso la porta di Skorupski. La vicinanza di Luvumbo toglie un secondo marcatore al compagno, con un due contro due che mette in difficoltà la retroguardia del Bologna, mentre Zortea a destra e Augello a sinistra sono pronti ad accompagnare la transizione offensiva.


Il lavoro di Piccoli nella costruzione della manovra offensiva porta i propri frutti non appena il centravanti rossoblù arriva al limite dell’area del Bologna. A quel punto tutti i quattro giocatori offensivi del Cagliari sono nei pressi dei sedici metri, Piccoli asseconda l’arrivo a sinistra di Augello, mentre Zortea e Luvumbo attaccano il centro dell’area dando respiro al centravanti che può, così, attaccare a sua volta la zona tra i difendenti e andare a ricevere il pallone perfetto dell’esterno sinistro ex Sampdoria. Un gol che è frutto di una strategia tattica ben definita e di una gestione difensiva – anche in possesso, surrealmente – che ha pagato.
Filo rosso
Esiste una costante quasi matematica che lega i gol subiti dal Cagliari in questa stagione. Si può parlare di tattica, di scelte, di cambi, di gestione generale e a volte anche a ragione, ma diventa tutto più complicato se a cadenza settimanale arrivano errori individuali macroscopici. Che non nascono da infortuni tecnici – o non solo, come nel caso di Mina – ma partono dall’aspetto mentale e di comprensione dei momenti. Le classiche scelte giuste al momento giusto, un dettaglio che spesso e volentieri è assente tra i giocatori rossoblù.

La prima avvisaglia dei problemi del Cagliari già nella prima frazione quando, su una punizione dalla zona sinistra d’attacco del Bologna, la difesa è schierata perfettamente, ma manca la concentrazione e la capacità di marcare l’avversario diretto. Adopo sul secondo palo si dimentica di Erlic, errore individuale che può anche essere comprensibile, ma è il resto a far storcere il naso. La torre del difensore dei padroni di casa trova sul secondo palo Castro e Fabbian che solo per una frazione di secondo non arrivano in tempo per segnare a porta vuota. Basta osservare ogni singolo giocatore del Cagliari per capire il problema di fondo della fase difensiva rossoblù, problema che si ripeterà anche sul rigore e poi sul vantaggio definitivo firmato da Orsolini. Tutti guardano il pallone, nessuno si preoccupa di almeno “sentire” l’avversario diretto. Castro e Fabbian, ma anche LucumÃ, non vengono nemmeno osservati con lo sguardo, tanto meno “controllati” con le mani per capire la loro posizione e disturbarli se necessario.


Il gol che fissa il punteggio sul 2-1 per il Bologna è la classica catena di errori nelle scelte e nella gestione che funziona come effetto domino e che porta alla facile conclusione di Orsolini da pochi passi. Si parte con il lancio di Caprile che trova la spizzata di Piccoli, in una giocata codificata già analizzata in precedenza. Luvumbo, però, nonostante sia evidente che l’arbitro Zufferli non punisca certi contatti, si lascia andare sul semplice appoggio delle mani di Lucumà sulla sua schiena, simile a tanti ugualmente non puniti di Mina su Castro. A quel punto parte la transizione offensiva del Bologna, pallone in zona centrale per Odgaard e secondo duello perso, questa volta da Luperto che non riesce a fermare l’apertura orizzontale dell’avversario e decide di non spendere il fallo.

Odgaard, una volta superato Luperto, trova in Castro l’appoggio sempre all’altezza della metà campo e Zappa decide, correttamente, di scalare sull’argentino lasciando libero il suo avversario diretto Cambiaghi sull’esterno. Il problema (e l’errore del terzino rossoblù) è che quando si compiono scelte di questo tipo le opzioni sono due: riuscire a togliere il pallone a Castro o, in alternativa, spendere il fallo e il probabile cartellino giallo conseguente. Lasciarsi superare senza fermare l’azione porta alla terza opzione da evitare senza se e senza ma, ossia il pallone in verticale su Cambiaghi che, a quel punto, scompensa completamente la fase difensiva creando inferiorità numerica. Da notare sul lato sinistro della difesa la distanza tra Augello e Orsolini e, soprattutto, come il terzino rossoblù non metta mai gli occhi sull’esterno del Bologna.


Nonostante l’errore di Zappa la situazione non è del tutto irrimediabile. Vero è che la corsa all’indietro non favorisce una gestione positiva della fase difensiva, ma è altrettanto vero che la retroguardia è schierata e che Augello mantiene un vantaggio ampio su Orsolini. In tutto questo tempo il terzino ha solo guardato la zona del pallone senza mai voltarsi per capire la posizione dell’avversario diretto e sarà lo stesso fino al tocco sottoporta del numero 7 del Bologna. Augello manca la diagonale, manca nel corretto posizionamento, manca soprattutto nell’attenzione e nella visione d’insieme del pericolo. Ancora una volta la costante della fase difensiva del Cagliari, ossia quella di una tranquillità di massima rotta dalla totale assenza di attenzione nella marcatura e nel capire i momenti. E non c’è tattica che tenga.
Matteo Zizola














