Cinque su cinque, la pareggite che ha afflitto il Cagliari non sembra voler passare. Anche contro il Parma un punto, frutto dell’1 a 1 finale e di una gara simile alle ultime uscite casalinghe. Nonostante dal punto di vista tattico il cambio dal 4-3-3 al 4-3-1-2 sia stato confermato dopo Frosinone, nonostante il cambio di interpreti nel reparto offensivo, nonostante le velleità di porre fine al periodo né carne né pesce che va ormai avanti dal 15 ottobre, giorno dell’ultima vittoria in campionato.
Approccio
Difesa a quattro come d’ordinanza, centrocampo con un rombo atipico per via delle caratteristiche di Kourfalidis, trequartista di nome ma non di fatto, attacco a due punte con il doppio centravanti – Lapadula e Pavoletti – e Luvumbo lasciato in panchina.
L’approccio del Cagliari non è stato dei migliori, nonostante ci si aspettasse il proseguimento della scia lasciata dal finale di Frosinone. Linea bassa, Parma che comanda le operazioni, poca aggressività sui portatori di palla, centrocampo che più che imporre il gioco rincorre le idee degli avversari.
La prima occasione lo dimostra, quando Vazquez punta l’area andando sul sinistro e attaccando lo spazio vuoto tra le linee. Linee che sono peraltro basse, senza però essere compatte. Un Cagliari sfilacciato, confuso, che non entra in partita e si fa aggredire da un Parma valido, ma non trascendentale.
La cartina di tornasole di un atteggiamento molle è proprio nella prima occasione ducale, quando Vazquez arriva fin dentro l’area e riesce a farsi beffe di tre giocatori rossoblù, più altri tre che osservano quasi impotenti la giocata dell’argentino. Poca reattività, Capradossi attacca in ritardo l’avversario – portandolo dentro i sedici metri – per poi subire il tunnel, il raddoppio del duo Makoumbou-Viola è più di forma che di sostanza.
Il gol del vantaggio del Parma diventa quasi una logica conseguenza. Il Cagliari è molle, poco attento, incapace di correggere i propri errori. La rete siglata da Camara è quasi una fotocopia di quella di Rohdén a Frosinone. Difesa schierata, poca aggressività sul portatore di palla, Vazquez che può alzare la testa e calibrare con tutto il tempo possibile il pallone verso il centro dell’area, Camara che taglia tra il centrale di sinistra e il terzino attaccando lo spazio tra i due giocatori. Barreca – come Carboni allo Stirpe – manca la diagonale, il resto è tutto nello stacco perfetto del giovane gialloblù e nella reattività non altrettanto perfetta di Radunovic.
Doppia punta
Prima del vantaggio del Parma, i rossoblù avevano portato un unico pericolo dalle parti di Chichicola. Non è un caso che l’occasione arrivi da un giro palla più rapido da destra a sinistra, ma soprattutto da un’iniziativa personale che rompe gli schemi.
Barreca punta l’avversario, attacca lo spazio e va sul fondo. Nández, sul lato opposto, è bravo nel movimento senza palla che lo porta a occupare l’area di rigore. Lapadula e Pavoletti, dal canto loro, si dividono i compiti fin da inizio azione, restando sì vicini, ma comunque non calpestandosi i piedi.
La conferma arriva quando Barreca effettua il cross sul palo opposto. Il numero nove italo-peruviano attacca il primo palo, mentre il collega livornese fa altrettanto sul secondo. Una divisione degli spazi ottimale, così come è bravo Nández ad andare a chiudere l’azione sul lato opposto, così come lo è Kourfalidis a seguire la giocata per un’eventuale respinta ai sedici metri.
La scelta di puntare sul doppio centravanti diventa l’occasione per andare più in verticale, pur se non con una manovra rapida, ma con lanci lunghi dritto per dritto a cercare la spizzata di Pavoletti.
Lo schema diventa chiaro lungo tutta la ripresa. Palloni dal centrocampo direttamente verso i due centravanti, il capitano rossoblù che diventa il destinatario del gioco aereo mentre Lapadula prova ad assecondare il movimento del compagno attaccando lo spazio alle sue spalle per raccogliere le spizzate. Una giocata che porta alla prima occasione per il numero nove, anche se di fatto è una vera e propria invenzione dal nulla di Lapadula grazie al lavoro con il fisico e alla prontezza di riflessi nella rovesciata.
Lo stesso modus operandi lo si trova nella seconda occasione capitata sempre a Lapadula. Palla lunga del regista – nella prima era stato Viola a lanciare, nella seconda è Makoumbou che ne ha preso le veci – per la spizzata aerea di Pavoletti. Attacco dello spazio alle spalle del livornese da parte di Lapadula, sfera che cade esattamente dove il numero nove la attende, puntata verso l’area avversaria e tiro improvviso che trova pronto Chichizola.
Inutile analizzare la rete del pareggio del Cagliari, frutto di un infortunio del portiere parmense più che di una situazione di gioco creata dai rossoblù. Il pressing di Pavoletti è sì una causa, ma non decisiva e comunque non frutto di un’idea tattica di fondo. Idee, appunto, quelle che ancora una volta sono mancate e che hanno portato a un pareggio senza grandi emozioni.
Matteo Zizola