Il quarto pareggio consecutivo, la vittoria che manca dal 15 ottobre, otto punti nelle ultime nove partite. Il Cagliari di Fabio Liverani ha evitato il peggio con il rigore siglato da Lapadula al 95′, il 2 a 2 di Frosinone un risultato per certi versi positivo ma che non può essere salutato con il sorriso.
Scelte
Dal punto di vista tattico sono state numerose le indicazioni date dalla sfida del Benito Stirpe. Liverani ha messo da parte il suo marchio di fabbrica chiamato 4-3-3 per passare allo schema classico in casa rossoblù, un 4-3-1-2 con Kourfalidis a sorpresa dall’inizio nel ruolo di trequartista. Le conseguenze sono state un Lapadula meno solo grazie alla vicinanza di Luvumbo, una maggiore compattezza in mezzo al campo figlia del lavoro del greco tra le linee, un giro palla più efficace e alternato a verticalizzazioni immediate dalle retrovie. In difesa la scelta di Obert in luogo di Altare ha portato più precisione in impostazione, Nández da mezz’ala, senza l’esterno offensivo a intasare lo spazio sulla sua destra, ha dato il suo apporto, Viola davanti alla difesa è riuscito a dirigere la manovra con serenità. Questo per trenta minuti, fino al gol del pareggio del Frosinone che ha rimesso sul tavolo i soliti problemi mentali. Da quel momento – e fino agli ultimi dieci minuti più recupero – il Cagliari è tornato quello di sempre nonostante i cambi tattici e di uomini. Farraginoso, confuso, senza idee, vittima di se stesso e di un avversario più libero mentalmente.
Approccio
I rossoblù visti fino al gol di Rodhén hanno messo in campo forse il miglior approccio della stagione al pari delle sfide contro Modena e Brescia. Compattezza, intensità, occupazione intelligente ed efficace degli spazi sia in fase di possesso che di non possesso.
Fin dalla prima occasione, il tiro di Luvumbo respinto in angolo da Turati, si è potuto notare il diverso approccio degli uomini di Liverani. Un Cagliari con tanti uomini nella zona del pallone, pronto a recuperare alto il possesso e a provare a pungere la capolista in ripartenza rapida. Quando l’attaccante angolano fa partire il suo sinistro, sono ben otto i giocatori rossoblù in zona offensiva, nove considerando Carboni quasi fuori schermo.
Il gol del vantaggio siglato da Luvumbo arriva anche grazie al nuovo vestito tattico messo in campo da LIverani. La vicinanza del classe 2002 con Lapadula permette l’attacco della profondità per vie centrali di entrambe le punte, con il supporto di Nández libero di svariare e con la ricerca della verticalità immediata grazie all’impostazione rapida dal basso partita da destra e arrivata a Carboni sul lato opposto. Nulla a che vedere con il giro palla sterile e lento delle precedenti uscite, anche se il tutto diventa inutile non appena alla prima difficoltà sono riemersi i problemi del recente passato.
Criticità
Il gol del pareggio di Rodhén non è stato un fulmine a ciel sereno. Pochi minuti prima, infatti, si erano già aperte alcune crepe nella gestione della fase difensiva da parte del Cagliari. Fase difensiva perché, di fatto, le difficoltà sono nate più da un problema collettivo che individuale. Fermo restando l’errore di lettura di Carboni in occasione dell’1 a 1 del Frosinone.
L’occasione capitata a Mulattieri, infatti, può far capire come i rossoblù stessero già apparecchiando il tavolo per il gol dei ciociari. La distanza tra Obert e Carboni ha permesso l’attacco dello spazio degli avanti gialloblù, ma soprattutto la poca aggressività sul portatore palla ha creato i presupposti per la rete poi siglata da Rodhén.
Che Carboni stesse attraversando una fase di poca lucidità nelle letture era risultato evidente fin dalla chance capitata a Mulattieri. Sguardo rivolto solo ed esclusivamente al pallone, poco controllo dell’uomo di riferimento, poco controllo dello spazio tra sé e il centrale alla sua destra.
Nonostante la difesa schierata, il Cagliari subisce comunque il gol del pareggio. E come nell’occasione citata in precedenza mancata da Mulattieri, così quando Rohdén mette la sfera alle spalle di Radunovic sono identiche le criticità che portano alla rete del Frosinone. Nández, fino a quel momento abbastanza efficace, non aggredisce a dovere Garritano, mentre Carboni è concentrato sul pallone invece che sulla diagonale necessaria per tagliare fuori l’inserimento di Rohdén.
Da quel momento in avanti il Cagliari perde compattezza, si sfilaccia, le distanze tra i reparti aumentano e il Frosinone ha diverse occasioni per passare in vantaggio. Vantaggio che arriva nella ripresa, figlio di un atteggiamento che ha riportato i rossoblù agli stessi errori delle ultime settimane.
Frabotta conduce la sfera sulla zona sinistra d’attacco dei padroni di casa, centralmente lo spazio da attaccare per il Frosinone è ampio. Il centrocampo risulta assente, Makoumbou è arretrato e né Nández né Rog né Kourfalidis riescono a coprire il buco nella trequarti. Anche i centrali non leggono la situazione, Obert esce con qualche istante di ritardo permettendo lo scarico verso Insigne sul lato opposto.
Nonostante lo sbilanciamento ci sarebbe ancora il modo di recuperare. Barreca ha infatti tutto il tempo di temporeggiare a portare l’avversario sul lato debole, coprendo la zona centrale e il tentativo di rientrare sul sinistro da parte di Insigne. Il mancino ex Monaco, però, non solo non è aggressivo, ma lascia il piede buono all’attaccante del Frosinone senza indirizzarlo verso l’esterno. Insigne ha così vita facile nel preparare la conclusione a giro e trovare l’angolo giusto per battere Radunovic.
Matteo Zizola