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Gianluca Lapadula durante Cagliari-Sudtirol | Foto Luigi Canu

L’Analisi | Intenso e offensivo, il Cagliari piace nonostante la beffa

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Non è bastato uno dei migliori primi tempi della gestione Ranieri al Cagliari per avere la meglio del Sudtirol di Pierpaolo Bisoli. I rossoblù sono stati fermati nel finale su un 1-1 che sa di beffa per l’andamento della partita, l’importanza della sfida in ottica playoff, e il gol dell’ex di Larrivey che rende ancora più amaro il risultato finale.

L’ottimo primo tempo

Ranieri sapeva di andare incontro a una partita contro una squadra che fa della solidità difensiva la sua principale arma di forza, ragione che l’ha spinto con ancora maggiore convinzione a confermare il 4-3-1-2 a trazione anteriore osservato nella gara contro la Reggina. Bisoli ha schierato il suo undici con un 4-4-2 molto conservativo, senza alcun interesse a recuperare il pallone in alto e preferendo chiudersi con le fila strette nella propria metà campo per limitare la fase offensiva degli avversari, recuperare palla, appoggiarsi su Odogwu e ripartire. L’idea quindi di giocare con Mancosu a ridosso delle due punte e due terzini di spinta come Zappa e Azzi faceva presagire dei rossoblù all’attacco e così è stato.

Per una buona riuscita della gara erano fondamentali triangolazioni veloci in attacco, occupazione ottimale dell’area e marcature preventive per riaggredire una volta perso il pallone, così da negare il contropiede agli ospiti. Nel primo tempo i rossoblù sono stati efficaci in ognuno di questi aspetti. Le azioni si sviluppavano soprattutto sulla destra: oltre a Nández e Zappa padroni della fascia, si muovevano per giocare in quella zona anche Mancosu (come sempre liberissimo di svariare sulla trequarti) e Prelec, che andava incontro per fornire appoggio e tirare fuori dalla linea un difensore centrale, come accaduto in occasione del gol e non solo. Portando così tanti uomini nella stessa zona – e avendo superiorità numerica – era facile per i rossoblù aggredire immediatamente il Sudtirol e recuperare il pallone.

Il gol del vantaggio di Lapadula è lo specchio dell’efficacia di queste soluzioni offensive. Cagliari che porta i quattro giocatori sopra citati sulla destra, Prelec viene incontro e riceve fuori area attirando a sé la marcatura di Masiello e creando un varco alle spalle del difensore. Lo sloveno mantiene il pallone, lo scarica su Mancosu in appoggio con quest’ultimo che gioca di prima per Nández in funzione di terzo uomo che attacca proprio lo spazio creatosi alle spalle del centrale ospite. Sull’uruguaiano è quindi costretto a scalare l’altro centrale, lasciando Lapadula – autore di un gol da bomber vero, tipico del suo repertorio – e Lella in 2vs2 dentro l’area con il terzino Curto e l’esterno alto De Col.

Nel primo tempo il Cagliari si è mostrato efficace non solo in fase offensiva, ma anche in fase difensiva, al di là dell’aspetto relativo alla fase di riaggressione citata in precedenza. La squadra di Bisoli ha fatto molta fatica a costruire palla a terra per vie centrali – come dimostra il 36,9% medio di possesso palla stagionale, nettamente il dato più basso del campionato – e ha preferito giocare per vie esterne con l’obiettivo di arrivare sul fondo e mettere palloni in mezzo. Ranieri ha preparato alla perfezione la partita calibrandola sulle difficoltà degli avversari: Prelec e Lapadula di fatto invitavano i difensori Zaro e Masiello a condurre per vie centrali limitando le linee di passaggio verso sull’esterno, forti del fatto che la superiorità numerica a centrocampo (4vs2) li avrebbe messi in trappola. Da queste situazioni i rossoblù hanno recuperato tanti palloni potenzialmente pericolosi.

Un secondo tempo imperfetto ma sfortunato

Nel secondo tempo i rossoblù hanno faticato a mantenere il ritmo della prima frazione e il Sudtirol è entrato più concretamente in partita. Se nei primi 45 minuti la squadra di Ranieri aveva avuto addirittura il 70% di possesso palla, nella ripresa il dato è stato perfettamente in parità, a conferma della differenza percepita nell’andamento della gara nella ripresa. Il rigore nel finale che ha portato al pareggio di Larrivey è stato senz’altro un episodio sfortunato. Fino a quel momento la squadra di Bisoli non aveva mai dato l’impressione di potersi rendere pericolosa. Qualche piccola critica può però essere mossa.

La prima riguarda la compattezza difensiva: i reparti erano troppo lunghi, problema che portava il Sudtirol sia a superare facilmente la prima pressione palla al piede, sia a vincere la seconda palla in caso di lancio lungo. Al di là di questo, la principale colpa del Cagliari è stata la mancanza di freddezza sotto porta che ha tenuto la partita aperta fino alla fine. Ci sono state diverse situazioni in cui la squadra di Ranieri ha peccato in cinismo, perdendo diverse volte la possibilità di chiudere di fatto la gara segnando il raddoppio. Si pensi all’occasione capitata a Mancosu dopo uno splendido tunnel sul fondo, il destro centrale e lo stop facile sbagliato da Lapadula o il sinistro a lato di Luvumbo su imbeccata di Makoumbou.

Ranieri ha tantissimi motivi per sorridere considerata l’ottima prestazione specialmente del primo tempo, ma il pareggio subito nel finale deve far riflettere per correggere gli elementi che l’hanno determinato. Individuali sì, ma anche tattici e non solo episodici. La superiorità pressoché totale nell’arco dei novanta minuti non basta se non è accompagnata dall’istinto killer e da un’attenzione difensiva sempre al massimo. La gara contro il Sudtirol ha dimostrato ancora una volta che basta una distrazione per pagare pegno, evitare che possa essere decisiva in termine di punti è la missione del Cagliari e del suo allenatore. Consapevoli però che la strada intrapresa – di schema e di atteggiamento propositivo – sia quella giusta per ambire a un finale di stagione da protagonisti.

Marco Lai

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