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L’Analisi | Inserimenti, corsa e (poca) tecnica: gli spunti tattici di Cagliari-Como

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Un Cagliari a due facce quello che ha raccolto il secondo pareggio in campionato dopo quello all’esordio contro la Roma. La sfida della Unipol Domus con il Como, terminata sul punteggio di 1-1, ha visto i rossoblù di Davide Nicola disputare una prima frazione di alto livello, salvo poi sgonfiarsi progressivamente nel secondo tempo. Una questione sia fisica che tecnica, oltre a un avversario capace di crescere in personalità e gestione del campo nella ripresa.

Attacco e intensità
Solo un cambio rispetto all’undici visto in campo nella prima giornata di Serie A, con Mina inserito al centro della difesa a tre al posto di Wieteska. Tatticamente nessuna modifica sostanziale: Nicola ha optato nuovamente per il 3-5-2, pur se si sono viste alcuni nuovi concetti che hanno premiato il Cagliari soprattutto in occasione della rete del vantaggio firmata da Piccoli. A dare una risposta sulla differenza tra i primi 45 minuti e i secondi sono i dati forniti dal report della Lega Serie A. Partendo dal baricentro medio dei rossoblù e del Como, con i padroni di casa che nel primo tempo stazionavo cinque metri più avanti rispetto al secondo, così come gli uomini di Fabregas sono saliti di sei metri nella ripresa. Un Cagliari racchiuso mediamente in 26,5 metri contro i 27 degli ospiti nella prima frazione, mentre decisamente più lungo (31 metri) – e così gli avversari (sempre 31) – nella seconda.

Quando la condizione fisica lo ha permesso, e dunque in tutto il primo tempo, il Cagliari ha riproposto lo stesso spirito della gara contro la Roma. Corsa, intensità, aggressività, consapevolezza. Dimostrata ad esempio dall’occasione di Luvumbo nata da una rimessa laterale rapida di Azzi. Nonostante la giocata improvvisa, quando l’angolano arriva alla conclusione da dentro l’area del Como sia Deiola che Marin da interni di centrocampo hanno accompagnato l’azione proponendosi per lo scarico, così come sul lato opposto Augello arriva fino ai sedici metri avversari, senza contare Piccoli che da centravanti è pronta a dare supporto a Luvumbo.

La rete del vantaggio firmata dall’attaccante scuola Atalanta mette in risalto una delle idee di gioco di Nicola in fase di possesso. La palla viene scaricata sull’esterno ad Augello, con la squadra spostata sul lato opposto per creare lo spazio tra le linee. L’ex Sampdoria cerca la linea interna in orizzontale per sfruttare il buco lasciato dal Como, Prati è bravo a inserirsi mentre contemporaneamente Luperto taglia in verticale attaccando lo spazio dentro i sedici metri. Il braccetto propositivo e abile nella scelta dei tempi di attacco della linea avversaria è una prerogativa delle difese a tre moderne – Gasperini insegna così come Simone Inzaghi – e Nicola sembra aver portato anche nel Cagliari questa idea di gioco. Il pallone di Prima di Prati verso Luperto permette così al difensore di colpire di testa verso Piccoli, abile a sfruttare l’indecisione – favorita dalla giocata rapida in attacco – del duo Barba-Reina.

Vecchi fantasmi
Dopo un primo tempo concluso meritatamente in vantaggio, il Cagliari della ripresa non è riuscito a confermare le buone impressioni dei primi 45 minuti. Sia per un Como maggiormente presente in mezzo al campo – grazie anche ai cambi di Fabregas – sia per un calo fisico al quale ha fatto seguito quello tecnico. Per dare un’idea, a fine partita saranno 333 a 273 in favore degli ospiti il numero di passaggi riusciti, il 79% contro il 75% sempre pro Como il dato sulla precisione dei passaggi, 153 a 94 i palloni in avanti riusciti e 69 contro 47 quelli sulla trequarti avversaria. Dettagli che spiegano la mancanza di un gioco lineare dei rossoblù soprattutto nel secondo tempo, oltre che un deficit tecnico prima compensato dall’intensità e poi reso evidente una volta calata la condizione.

Come se non bastasse un approccio differente al rientro dagli spogliatoi, ad aggiungere difficoltà alcuni vecchi fantasmi che hanno accompagnato il Cagliari nelle ultime stagioni a prescindere dall’allenatore di turno. Tra questi la fase difensiva sui calci piazzati, con il gol di Cutrone arrivato per una serie di disattenzioni su azione di calcio d’angolo per il Como. La battuta dalla destra d’attacco degli ospiti vede il Cagliari schierato uomo su uomo con alcuni elementi liberi da marcatura e pronti ad attaccare il cross di Strefezza dalla bandierina. Da notare la posizione iniziale di Zappa che appare in controllo su Cutrone e quella di Marin, vicino al battitore.

 

Una volta arrivato il pallone in area Mina – unico distante dal suo avversario al momento della battuta – viene sovrastato da Dossena, bravo a prendergli il tempo. La torre dell’ex rossoblù diventa un assist sul secondo palo che trova Cutrone pronto a sfruttarlo. L’attaccante passa alle spalle di Zappa che resta sorpreso e perde il contatto con l’attaccante del Como. Sullo sfondo Marin, poco reattivo nel salire così da tenere in gioco l’ex Milan che, comunque, sembra essere dietro la linea anche prendendo Deiola come riferimento. Un problema di marcatura che aveva portato Ranieri a provare la carta della zona, problema confermato da uno Zappa non nuovo a questo tipo di distrazioni sui calci da fermo.

Nel finale il Cagliari ha anche rischiato di subire il gol del 2-1, quando Cerri si è ritrovato solo in due occasioni e ha mancato da ottima posizione la rete da tre punti. Nella prima i rossoblù vengono sorpresi da una ripartenza rapida del Como, ma la gestione della fase difensiva nella difficoltà è apparsa deficitaria. Sono infatti sei gli uomini che si dedicano alla zona del pallone, mentre il solo Zappa è lasciato dentro l’area a contrastare ben due avversari, con Azzi in ritardo nel ripiegamento. Il difensore rossoblù è bravo a contrastare e limitare Sergi Roberto in prima battuta, mentre può poco sull’accorrente Cerri che, fortunatamente, concluderà alto da pochi passi.

Un passo avanti se si considera soltanto la prima frazione, con un Cagliari che è apparso seguire la strada aperta dalla sfida contro la Roma nella prima giornata. Un passo indietro guardando alla ripresa, anche se al netto degli errori i rossoblù non sono mai mancati per spirito. La mancanza di tecnica tra le linee e la poca freddezza dei centrocampisti – senza quelle pause necessarie per rifiatare e controllare – sono risultate evidenti, ancora di più quando Fabregas ha messo in campo un maggior numero di palleggiatori e il Cagliari ha così più rincorso che corso, perdendo distanze e tempi della prima pressione. Un insegnamento che dovrà essere appreso in vista della prima trasferta stagionale a Lecce, così come per le ultime mosse di un mercato che attende ancora quel trequartista o centrocampista offensivo in grado di dare peso tecnico a una fase offensiva affidata troppo all’intensità e alla corsa e poco all’inventiva.

Matteo Zizola

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