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L’ANALISI | Furore e verticalità, il Cagliari di Mazzarri è quasi perfetto

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Due punti persi o un punto guadagnato? Il pareggio del Cagliari contro il Napoli, se da una parte lascia aperta la domanda sul valore del risultato, dall’altra ha dato una risposta ferma e decisa per quel che riguarda la prestazione dei rossoblù. La migliore stagionale, anche senza considerare la portata dell’avversario.

Chiave Baselli

Walter Mazzarri ha visto sfumare ancora una volta una vittoria che non solo era ormai in mano, ma anche meritata oltre ogni dubbio. Il tutto dopo una gara nella quale il furore agonistico l’ha fatta da padrone, con un Cagliari a tutto campo, compatto, deciso, sempre sul pezzo. La battaglia degli uno contro uno è stata vinta dai rossoblù, per la prima volta schierati con quel 3-4-2-1 caro al tecnico toscano.

A fare la differenza sia per intelligenza tattica che per qualità tecniche è stato l’innesto di Daniele Baselli, ottimo nella funzione di finta mezzala con compiti da secondo trequartista. Sia in possesso che in non possesso, l’ex granata – almeno finché non ha finito la benzina – è stato assieme a Grassi il punto di equilibrio tattico del Cagliari visto contro il Napoli.

Una squadra, quella rossoblù, che non ha avuto paura di andare a cercare l’avversario in ogni zona del campo, mettendo in mostra marcature preventive costanti e una pressione sui portatori di palla senza soluzione di continuità. Una caratteristica è stata quella dei quadrati difensivi, con il Cagliari che ha sempre portato almeno quattro uomini nella zona del possesso del Napoli soprattutto quando spostato sull’esterno. L’occasione di Joao Pedro – nata da un rilancio errato di Koulibaly – evidenza sia la posizione di Baselli largo a sinistra con Pereiro sul lato opposto, sia soprattutto quella di Grassi che non ha paura di portare la pressione fino all’area partenopea.

Nei rari momenti di difficoltà l’undici rossoblù passava spesso dal 3-4-2-1 al 5-4-1. Grazie al lavoro oscuro proprio di Baselli, ma anche di un ritrovato Gastón Pereiro. I due trequartisti designati, infatti, scalavano nella posizione di esterni del centrocampo a 4, supportando la densità in mediana e il duo formato da Deiola e Grassi, con quest’ultimo che dal ruolo di vertice del triangolo centrale svolto in passato ha giocato più piatto e in linea con il compagno di San Gavino.

Senza paura

L’assenza di timori reverenziali è venuta fuori con prepotenza nel corso della ripresa. Un Cagliari che non si è limitato a contenere il Napoli, ma che anzi ha usato la pressione offensiva come chiave per tenere lontani dalla propria area gli avversari.

Goldaniga e Altare, i cosiddetti braccetti del trio arretrato, non hanno avuto paura di attaccare gli avversari diretti. Il supporto alla manovra offensiva è stato costante, costringendo così sia Mario Rui che Mertens a un lavoro più di contenimento che di attacco. Nella rete di Pereiro il primo fattore da evidenziare è proprio la posizione dell’ex Olbia, che a fine azione sarà quasi a 25 metri dalla porta di Ospina. Con il suo movimento, Altare impegna mentalmente gli avversari permettendo così al duo Bellanova-Pereiro di creare i presupposti per la conclusione del Tonga.

Un altro fattore visto nella rete del vantaggio rossoblù e nuovamente nella doppia occasione di Deiola e Baselli – e non solo, ma in tutte le offensive degli uomini di Mazzarri – è la costante presenza di almeno sei giocatori del Cagliari o dentro o nei pressi dell’area partenopea. Quando Pereiro scarica il pallone su Bellanova, il movimento che porta scompiglio tra i difensori del Napoli è quello di Goldaniga che da terzo difensore di destra si trasforma in cursore offensivo.

Dritti al cuore

Un elemento che piano piano fa capolino tra i dettami di Mazzarri assimilati dai rossoblù è quello della verticalità. Pochi passaggi, diretti in avanti, movimenti senza palla a creare triangoli lunghi con attacco costante dello spazio.

L’ingresso di Marin ha dimostrato l’importanza del romeno quando la condizione atletica riesce ad assisterlo. Il suo cambio di passo ha permesso al Cagliari di giocare di più negli spazi tra le linee del Napoli e l’occasione di Joao Pedro è un’azione da manuale del dai e vai. La rimessa laterale di Dalbert su Pereiro, il dietro-avanti del gioco tra il Tonga e Baselli con lo scarico del numero 20 all’ex Torino e l’immediata verticalizzazione di quest’ultimo verso Marin. Il numero 8 rossoblù è bravo nell’anticipare lo sviluppo dell’azione andando fin dalla rimessa laterale iniziale ad attaccare la zona libera sulla trequarti napoletana, per poi venire assecondato con tempi perfetti e precisione da Baselli. Anche Joao Pedro è attento ai movimenti dei compagni e con il suo scatto verso l’area avversaria dà l’opzione di giocata finale a Marin fino alla conclusione di poco fuori dallo specchio.

Tra errori e altrui bravura

Il pareggio di Osimhen ha tolto al Cagliari una vittoria meritata. La premessa è d’obbligo. Se in ogni gol esiste un errore difensivo, è pur vero che a volte la bravura di chi attacca può essere una discriminante decisiva. Nella rete della punta nigeriana, infatti, non si possono non rimarcare il cross perfetto di Mario Rui – alto e teso, ma che scende al momento giusto – e lo stacco imperioso di Osimhen a sovrastare Altare.

Se però si volesse trovare un appunto – o più di uno – nella gestione della fase difensiva da parte del Cagliari, allora si dovrebbe partire fin dall’inizio dell’azione di contropiede del Napoli. Prima l’angolo di Marin, respinto dalla difesa partenopea, al quale fa seguito il pallone raccolto da Ounas al vertice della propria area. In questo momento Dalbert potrebbe, o forse avrebbe dovuto, spendere un fallo da ammonizione per evitare la ripartenza azzurra.

Nonostante il Napoli sia rapido nell’arrivare nella metà campo rossoblù, altrettanto lo è il Cagliari nel recuperare le posizioni. Quando Mertens ha il pallone ed è pronto a scaricarlo sull’esterno sinistro per Mario Rui, la comunicazione tra Zappa e Goldaniga per la gestione delle marcature è pressoché perfetta. Tutti gli avversari sono seguiti da un giocatore rossoblù, l’azione del Napoli appare sì pericolosa ma abbastanza gestibile.

Quando però Mario Rui arriva sul vertice destro dell’area rossoblù manca la pressione di Zappa. L’esterno ex Pescara resta troppo distante dall’avversario, permettendo un cross che si rivelerà decisivo per la rete di Osimhen. Si può poi discutere sull’evoluzione dell’azione dopo il traversone del portoghese, tra un Cragno che avrebbe potuto lasciare i propri pali e un Altare abbastanza statico nello stacco. Ma in entrambi i casi non si possono non considerare due fattori importanti. Intanto il forte vento che, unito alla qualità del cross di Mario Rui, non ha permesso al portiere di Fiesole di uscire con abbastanza garanzie di successo. Per quel che riguarda Altare, invece, il valore di Osimhen è noto e perdere un duello – per quanto decisivo – dopo 87 minuti praticamente perfetti può essere nell’ordine delle cose.

Tolto il rammarico per la vittoria sfuggita di mano immeritatamente, il punto raccolto dal Cagliari contro il Napoli non può che essere una conferma dei progressi costanti della squadra di Mazzarri. Una svolta totale, nella mentalità, nella qualità, nella tattica. Ora manca solo un ultimo tassello, quel cinismo che è mancato nelle tante occasioni create e che ha fatto la differenza tra una vittoria meritata e un pareggio amaro.

Matteo Zizola

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