Un nuovo passo per muovere la classifica, un pareggio senza lo scatto atteso né in campionato né alla voce prestazioni. Il Cagliari di Liverani fermato sull’1 a 1 alla Unipol Domus dalla Reggina ha mostrato ancora limiti nello sviluppo del gioco, oltre le solite indecisioni negli episodi decisivi.
Filosofie opposte, stesso risultato
Il vantaggio immediato firmato da Gianluca Lapadula sembrava aver messo in discesa il pomeriggio del Cagliari. Il pareggio di Gagliolo ha riportato a galla le difficoltà dei rossoblù nell’imporsi lungo tutti i novanta minuti. A decidere la sfida con i calabresi due episodi su azioni da palla inattiva che dimostrano come anche due mentalità differenti possano portare allo stesso finale.
Il gol del centravanti italo-peruviano arriva sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra. Millico mette in mezzo un pallone tagliato, sul quale il numero nove rossoblù svetta in mezzo a Camporese ed Hernani mettendo la sfera alle spalle di Ravaglia. La Reggina difende a zona occupando la parte centrale dell’area di rigore, con Rog lasciato libero sul palo opposto e il controllo affidato alla densità davanti all’estremo difensore. Lapadula può così staccare quasi indisturbato, prendendo il tempo ai diretti marcatori e realizzando con un colpo di testa di ottima fattura il gol dell’1 a 0.
La reazione dei calabresi arriva con alcune conclusioni dalla distanza e un paio di cross che provano a sorprendere la difesa rossoblù. Fino al calcio d’angolo dal quale nasce il gol del pareggio, con il Cagliari disposto a uomo come da classico atteggiamento difensivo sulle situazioni da fermo. Uno contro uno, in alcuni casi anche due contro uno, più il centravanti libero di attaccare il pallone tra primo palo e dischetto del rigore. Nonostante la disposizione opposta rispetto a quella dei calabresi, il risultato è identico.
Gagliolo parte con Makoumbou come marcatore diretto, ma il congolese né segue né disturba il difensore italo-svedese. Altare, a centro area, prova a deviare di testa il cross, ma viene superato dalla traiettoria. Di Pardo, teoricamente senza uomo e con il compito di supportare i compagni, non chiude lo spazio lasciato libero da Makoumbou e così per Gagliolo diventa facile colpire senza nemmeno saltare per impattare la sfera.
Tridente e spunto
Liverani ha disposto in campo il suo Cagliari con l’ormai classico 4-3-3. Millico scelto come esterno offensivo a sinistra, Luvumbo sul lato opposto, Lapadula centrale.
Una volta trovato il vantaggio, i rossoblù hanno provato a tenere i reparti corti e compatti, cercando di invitare la Reggina a scoprirsi per poi ripartire in velocità. Gli uomini di Inzaghi non hanno rinunciato a giocare, non solo per il gol da recuperare, ma soprattutto per filosofia. Una squadra che ha cancellato l’eventuale alibi di un avversario chiuso e difficile da scardinare come, ad esempio, l’Ascoli nella precedente gara.
Il Cagliari ha avuto così l’occasione per raddoppiare proprio grazie all’atteggiamento dei calabresi che hanno permesso gli strappi degli interni e le ripartenze degli esterni, sia d’attacco che di difesa. L’unica vera situazione nella quale si è visto un barlume del gioco di Liverani è arrivata prima del pareggio di Gagliolo, quando Millico ha concluso di poco a lato rientrando sul sul piede preferito, il destro.
I rossoblù hanno attirato sul lato destro del campo la Reggina, Nández con un perfetto cambio di gioco ha creato i presupposti per la superiorità numerica sulla sinistra. I movimenti senza palla di Rog – internamente – e Barreca – con la sovrapposizione rapida – hanno permesso a Millico di puntare verso il centro per poi concludere. Gli applausi di Liverani a bordo campo hanno confermato lo sviluppo di una manovra provata e richiesta dal tecnico rossoblù.
Spazi
Tra le note dolenti nella prestazione di Rog e compagni c’è stata la gestione dello sviluppo dal basso. Giorgio Altare, lasciato libero di costruire dagli avversari, ha spesso e volentieri ignorato i centrocampisti provando lanci verticali, il più delle volte in diagonale. Ma se da una parte la fase di possesso è stata deficitaria, dall’altra la reazione ai lanci della Reggina ha mostrato difficoltà strutturali nella retroguardia.
Due i dettagli da evidenziare nell’occasione capitata a Hernani sventata da Di Pardo, chance che avrebbe potuto portare in vantaggio la Reggina dopo il pareggio firmato da Gagliolo. Intanto uno dei due centrali di difesa – in questo caso Capradossi – portato abbondantemente fuori dalla linea dal movimento di Fabbian. Una costante quella del difensore che si lascia trasportare dall’avversario, ma soprattutto quella dei compagni che non coprono lo spazio alle sue spalle con il dovuto tempismo. L’assenza di un mediano abile nelle scalate, contro la Reggina Makoumbou, costringe uno dei difensori a seguire troppo alto il falso nove dei calabresi. L’altro dettaglio è sul lato opposto. Il Cagliari è disposto con un uno contro uno, ma sulla destra sono tre i giocatori della Reggina contro due rossoblù. Non solo, ma Nández che dovrebbe seguire Hernani, lascia che il brasiliano possa andare in verticale senza palla per poi ricevere da solo il cross di Canotto.
La medesima criticità si ripete quando il primo tempo è agli sgoccioli. Palla lunga dalle retrovie, Altare altissimo di Hernani – non ci sono centrocampisti a seguirlo – e alle sue spalle Capradossi che deve accorciare su Menez assieme a Di Pardo, pronto a scalare nonostante il suo compito sia quello di seguire Rivas. Makoumbou, ancora una volta distratto, si dimentica della marcatura su Fabbian che può così attaccare lo spazio per raccogliere la seconda palla che arriva dopo lo scontro aereo tra il terzino rossoblù e Menez. Il giovane scuola Inter può così percorrere diversi metri palla al piede prima di concludere alto da buona posizione.
Sulle gambe
La reazione del Cagliari nella ripresa è affidata al solito possesso palla sterile, oltre che ad alcuni calci piazzati che diventano l’unica maniera per portare più uomini dentro l’area della Reggina.
Quando però i rossoblù sono chiamati all’occupazione dei sedici metri avversari su azioni manovrate, ecco che arrivano i problemi ormai noti. L’esempio quando Nández arriva al cross dalla trequarti di destra, traversone che trova in Lapadula il possibile destinatario. Due giocatori del Cagliari contro sei della Reggina, difficile trovare il colpo per battere Ravaglia in queste condizioni. Una dinamica simile a quando Deiola, in prossimità dei sedici metri, ha tutto il tempo di mettere il pallone in mezzo, ma oltre all’errore di misura mancano anche i movimenti senza palla di chi dovrebbe dare più opzioni al portatore. Un problema di gambe, di testa oppure combinazione di entrambi? O semplicemente un problema tattico? A Liverani l’ardua sentenza, contro il Sudtirol servirà senza dubbio un altro Cagliari.
Matteo Zizola