Una sconfitta con poche attenuanti, partita con un primo tempo sottotono da entrambe le parti e proseguita con un Cagliari ricco di frustrazione tattica, tecnica e mentale. Il Bologna ha così avuto vita facile, la reazione affidata al caso da parte degli uomini di Mazzarri – e dello stesso tecnico rossoblù – non ha portato alcun frutto.
Dal 4-4-2 al 5-3-2
Il Cagliari è sceso in campo al Dall’Ara con nove degli undici visti nel secondo tempo della vittoria contro la Sampdoria. Godín per Ceppitelli e Pavoletti per Keita le differenza rispetto all’unica gara vinta dai rossoblù, centrocampo identico negli uomini ma differente nella disposizione.
Linea difensiva a quattro, pronta a diventare a cinque in fase di non possesso. Centrocampo a quattro con Marin largo a sinistra, anche in questo caso con una sorta di trasformazione a tre quando il Bologna attaccava. Attacco affidato al duo Joao Pedro-Pavoletti, con il brasiliano più vicino al centravanti rispetto alla partita contro la Roma. Il lavoro più interessante, ma che ha dato anche il peso della mentalità del Cagliari, è stato quello del duo Zappa-Nández. Il terzino scuola Inter, infatti, ha giostrato spesso e volentieri da terzo di destra nel trio difensivo assieme a Godín e Carboni. Il compito principale quello di seguire i movimenti di Barrow, lasciando che Nández si occupasse delle incursioni di Hickey da quinto di difesa sulla stessa fascia. I due rossoblù hanno anche provato a coordinarsi, riuscendoci per i primi 45 minuti, scambiandosi le due marcature all’occorrenza.
Novità
Come annunciato nella conferenza stampa della vigilia, Mazzarri ha provato a correggere la difesa nelle azioni d’angolo avversarie. Il cosiddetto “castello” è stato confermato, marcatura a zona con copertura degli spazi, ma al contrario della gara contro la Roma la linea è stata alzata e la zona di pertinenza di Cragno liberata dal mucchio di giocatori.
Non solo, ma anche la reattività nel ripartire sembrava mostrare un Cagliari differente, come accaduto nel contropiede che ha portato all’occasione di Zappa, con il terzino che ha concluso in maniera fiacca un pallone ben servitogli da Deiola.
Black out
L’impressione di una gara nella quale nessuno due malati sembrava aver intenzione di finire l’avversario è stata spazzata via in apertura di ripresa. Il Bologna è partito con un piglio diverso, il Cagliari ha spento la luce quanto è bastato per subire il gol dello svantaggio.
Nell’azione che ha portato alla rete di De Silvestri si può notare intanto la posizione del duo Nández-Zappa a formare la linea di difesa a cinque. Il León giostrava da esterno destro, il terzino da braccetto della linea a tre. La disposizione con un classico 5-3-2 è abbastanza chiara, Mazzarri ha probabilmente cercato di compensare la densità degli avversari andando sull’uno contro uno piuttosto che provare a colpire laddove il Bologna mancava. La verticalizzazione di Medel trova nel velo di Arnautovic il grimaldello per mettere De Silvestri davanti a Cragno. Nell’occasione sono tre (più una, che vedremo successivamente) le mancanze della difesa rossoblù. In primis Lykogiannis che perde completamente la marcatura di De Silvestri, restando a distanza troppo ampia da Carboni e aprendo così lo spazio per l’incursione del diretto avversario. In secondo luogo Carboni, bravo a seguire Arnautovic, meno a schermare il pallone di Medel una volta che l’austriaco ha deciso di lasciarlo scorrere. Infine Godín, con il Faraone che, una volta visto Carboni portato fuori dall’avversario, avrebbe dovuto scalare e chiudere lo spazio centrale nel quale entrerà De Silvestri.
L’ultimo aspetto è la poca propensione alla chiusura della linea di passaggio sia della prima pressione sia della mediana. Pavoletti e Joao Pedro lasciando che Medel alzi la testa e recapiti il pallone dritto per dritto verso la trequarti offensiva del Bologna, Marin – fuori schermo – e soprattutto Strootman non leggono la giocata e non coprono lo spazio davanti alla difesa, facendo mancare il doveroso filtro a Carboni e Godín.
Un passo avanti contro la Roma, due passi indietro a Bologna e ora all’orizzonte l’impegno complicato contro l’Atalanta. Il Cagliari resta all’ultimo posto, ma soprattutto non dà segnali di continuità né tantomeno l’impressione di sapere come uscire dalla crisi. Problemi strutturali che hanno coinvolto anche Mazzarri, incapace al Dall’Ara di leggere appieno la gara e troppo ancorato al 4-4-2 trasformabile in 5-3-2 che ha messo in difficoltà quasi tutti gli interpreti, su tutti Marin. Un’altra occasione persa per dimostrare di poter ambire a un futuro più tranquillo, un altro passo deciso verso gli inferi.